Sulla crisi salutare per la Chiesa

di p. Arnaldo DeVidi

Negli anni 70 Antoine Vergote per annunciare la nascita di una nuova chiesa, scrisse (a senso): “La cristianità costantiniana è morta e la seppelliamo di buon grado; viva la Chiesa!”.

Per la verità, la pasqua di morte e rissurrezione della Chiesa, auspicata dal Vaticano II, avvenne solo in piccole dosi. Il Concilio aveva aperto spiragli, ma non fu sufficientemente ecumenico e universale. Ha goduto dell’umanesimo di Giovanni XXIII e Paolo VI. Incorporò alla teologia della chiesa gli sviluppi dei pensatori cattolici francesi e, in parte, dei tedeschi, ma poco il patrimonio culturale-religioso anglosassone, meno ancora quello africano e latino-americano.
Mentirei se dicessi d’esser soddisfatto della Chiesa, mia madre santa e prostituta, che amo molto. L’autorità si ostina a mostrare la chiesa tutta-santa, come i genitori che nascondono le loro magagne ai figli piccoli; i cristiani però non devono essere trattati come figli piccoli ma come adulti. Come figlio adulto io aspettavo una crisi che fosse salutare per la chiesa, una crisi in uno dei tre livelli.

(a) Livello della Chiesa popolo di Dio. Gesù ha lasciato la comunità (e non il clero) a continuare la sua missione; e il Concilio ha presentato la Chiesa come popolo di Dio. Ma gli ultimi due papi si dedicarono alla rivincita dell’autorità. Essi non furono mai strenui difensori e esecutori del Vaticano II. Per es., come professori tomisti, Karol Woytila e Joseph Ratzinger, considerano la ricerca teologica un feudo, e non un legato lasciato alle comunità, con l’autorità che dà spazio all’approfondimento, che ascolta a lungo e alla fine indica una direzione comune, sempre aggiornabile. Per loro l’autorità è arbitra convinta di infallibilità. Non pochi figli intelligenti e devoti della Chiesa, impegnati nella ricerca teologica, biblica, liturgica, furono imbavagliati. Una Chiesa così è del potere, non del servizio. È piramidale, imperiale, riproduce la corte di Costantino. Ha il clero ancora come casta di funzionari di Dio, gelosi della gestione del sacro.

(b) Livello della giustizia del Regno. Gli evangelisti sono unanimi nel presentare Gesù come il Messia che s’accompagnava ai poveri, annunciava loro buone notizie di liberazione, lavorava alla costruzione del Regno di Dio. Nell’America Latina lo Spirito suscitò la Teologia della Liberazione (TdL) voltata a questa pratica di Gesù di Nazaret. Ma la TdL per arrivare ad una “ortoprassia evangelica” e non appena ad una “ortodossia concettuale”, ha rivisto certi presupposti: non fare teologia solo sulla scorta della filosofia aristotelico-tomista, bensì con l’aiuto delle scienze sociali, anche della scienza economica (che ha Karl Marx tra i suoi mentori). Il contributo secondario del marxismo offrì il pretesto a papa Woytila di fare terra bruciata intorno alla TdL e mettere così fine a tutto uno sforzo di chiesa dei poveri, con Comunità di Base, lettura popolare della Bibbia e unione di fede e vita e politica. Ma così l’immane sofferenza di popolazioni oppresse e impoverite non sta incontrando una risposta coraggiosa da parte della chiesa. Essa, chissà, pensa sia possibile “servire a Dio e al denaro”. Loisy diceva: “Aspettavamo il Regno di Dio, ma, ahimè, arrivò solo la chiesa!”.

(c) Livello del dialogo religioso. Per strade parallele, c’è tutta una ricerca di scienze religiose, e uno sviluppo inedito in campo di interculturalità. Accenno solo: gli indios hanno la religione non come un’ora settimanale alla domenica, ma le ventiquattro ore di ogni giorno: tutto è sacro e profano, contemporaneamente. Ai Giapponesi, Amaterasu diede la terra con una rivelazione le cui parole ricordano da vicino quelle di Jhwh-Dio al popolo ebraico… Con i cinesi, già al tempo di Matteo Ricci, ci fu un incontro-confronto tra la cosmovisione occidentale che parla di una creazione da parte di Dio increato e la cosmovisione cinese che parla di una autocreazione spontanea, col mondo che si genera continuamente; quindi tendenzialmente per gli occidentali il mondo è una macchina inanimata – creata da Dio – che può essere smontata, studiata, sfruttata; per i cinesi il mondo è un organismo vivo nel quale vivere armoniosamente. (…) Tutto questo dovrebbe aiutarci non certo a negare la verità in favore del relativismo agnostico, ma a riflettere sulla “relatività”.

Ecco, io mi aspettavo una crisi salutare della Chiesa a partire da uno dei tre “livelli” accennati qui sopra. Invece la crisi è arrivata da un lato più doloroso, triste, drammatico al punto di essere criminale: la pedofilia del clero. Come a mostrare che Something is Rotten in the State of Denmark; applicando a noi “c’è del marcio nella Chiesa”. Semmai questo problema è un epigono, non una causa. Voglia Dio che la chiesa, ferita, imbocchi con umiltà nuovo cammino come popolo di Dio, a servizio della giustizia del Regno, in spirito di ecumenismo con tutti gli uomini di buona volontà.