AGENDA SOCIALE DEL PAPA

di Giacomo Galeazzi
da www.lastampa.it

A Castel Gandolfo Joseph Ratzinger lavora al suo appello sociale all’Italia previsto tra un mese per la visita a Carpineto Romano (paese natale di Leone XIII) nel bicentenario del Papa della “Rerum Novarum”.

La nazione manca di una visione. In un momento drammatico l’Italia è senza classe dirigente». Nell’episcopato nazionale e nella Curia romana c’è piena concordanza nel ritenere che non sia affatto casuale la tempistica del duro monito lanciato alla politica dai vescovi italiani attraverso Radio Vaticana. Mentre infuria lo scontro tra Berlusconi e Fini, la Cei anticipa in piena estate all’emittente della Santa Sede i contenuti del documento per le “Settimane sociali” in programma a Reggio Calabria a metà ottobre.«L’Italia sta vivendo in questo periodo una fase delicata dal punto di vista politico, economico e sociale ma è un Paese senza classe dirigente, senza persone che per il ruolo politico, imprenditoriale, di cultura, sappiano offrire alla nazione una visione, degli obiettivi condivisi e condivisibili», denuncia Edoardo Patriarca, segretario del comitato scientifico e organizzatore degli Stati generali dei cattolici italiani. In pratica, gli strali piombano sulla scena politica direttamente dalla “cabina di regia sociale” della Chiesa italiana, ossia dall’organismo direttivo presieduto dal vescovo bertoniano Arrigo Miglio. Parole pesanti come pietre: «Il Paese attraversa un passaggio difficile in cui però la politica non svolge la funzione che le dovrebbe competere, cioè tentare di dare una visione con obiettivi di medio e lungo termine».Ma non c’è nessun documento della Cei in arrivo sui temi dell’attualità politica.

Le «anticipazioni» che alcuni media hanno colto in un’intervista alla Radio Vaticana del segretario del Comitato scientifico organizzativo della 46esima Settimana Sociale, Edo Patriarca, sono relative invece al Documento-Agenda preparato in vista dell’appuntamento che si svolgerà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010 e già presentato due settimane fa in un incontro al Senato. Il testo – elaborato nel corso di incontri e convegni con le diverse componenti del laicato italiano e che dunque non può essere attribuito ai vescovi – rileva l’urgenza di politiche fiscali e sociali favorevoli alle famiglie con figli, senza le quali difficilmente si può ricostituire un solido tessuto sociale ed economico. In merito alla pressione fiscale indica politiche di redistribuzione orizzontale ed ha chiesto politiche di sostegno alle imprese.

Molto importante per il Documento-Agenda è la questione educativa: per superare l’emergenza si indicano politiche di rafforzamento dell’autorità e responsabilità dei docenti e dei genitori insieme a una maggiore autonomia degli isitituti scolastici. In merito alle ondate migratorie viene ribadita una posizione favorevole alla cittadinanza dei figli di emigranti nati, cresciuti ed educati in Italia. E si sottolinea che bisogna trovare un modo efficace per porre freno al crollo demografico che sta investendo l’Italia e l’Europa. Circa la mobilità sociale, è suggerita l’autonomia economica degli Universitari e politiche per impedire che gli ordini professionali si riducano a difendere i diritti di «casta».

Il Documento-Agenda, infine, è favorevole al federalismo e a un adeguamento delle istituzioni politiche in funzione di una maggiore trasparenza e democrazia.Per la Cei la politica è inadeguata a rappresentare una realtà sociale che «nei territori ha tante persone vive, capaci di tentare impresa» e che «ha tanto buon associazionismo, professionisti validi». Dunque, «mancano soggetti che abbiano la capacità di orientare, che si assumano la responsabilità di costruire percorsi nuovi di speranza». Perciò i vescovi indicano il «bisogno di riprendere a crescere, economicamente ma anche moralmente da un punto di vista educativo». Da qui la prospettiva di un maggiore impegno diretto del laicato cattolico nella vita pubblica a favore dell’interesse collettivo.

Nell’attuale vuoto di classe dirigente, infatti, i vescovi ripartono «dall’appello di don Sturzo per i Liberi e i Forti» del 1919. «Noi cattolici crediamo che questa responsabilità ce la dobbiamo assumere, altrimenti rischiamo non solo di essere irrilevanti ma di compiere un peccato di omissione verso il bene comune», precisa Patriarca, perciò i credenti «la smettano di lamentarsi della Chiesa, dei vescovi e inizino in prima persona ad assumersi in prima persona il rischio della responsabilità», altrimenti «sarebbe un gesto molto grave verso il bene comune e la carità cristiana».Getta acqua sul fuoco il portavoce Cei, Domenico Pompili: «Sono considerazioni elaborate da tempo in vista delle Settimane Sociali e non vanno automaticamente collegate alle odierne vicende politiche». Anche perché il comitato organizzatore è un’entità dotata di una sua autonomia rispetto alla Conferenza episcopale. L’epicentro della crisi però è il Pdl, accusato di «arroganza» da “Avvenire”.

Anche il quotidiano della Cei, infatti, è critico verso il Popolo delle libertà. «Un terremoto politico del quale è difficile per ora valutare appieno le conseguenze». Sul quale si possono trarre già alcune conclusioni: «Si sta disgregando il progetto di un sistema politico bipartitico, mentre si attenua anche la concezione del bipolarismo basata sull’autosufficienza, spesso esibita con una certa arroganza verbale poi smentita dai numerosi scivoloni parlamentari». Per Avvenire «la maggioranza di centrodestra appare oggi esplicitamente friabile, mentre le opposizioni divergono sulla soluzione da dare a un’eventuale crisi formale del governo. Il rischio maggiore è quello di una soluzione di paralisi».

Analisi severe e stilettate caustiche come quelle piovute nelle settimane scorse sui palazzi della politica dalla galassia ecclesiale per i tagli della manovra al Welfare e alle mancate politiche per l’integrazione degli extracomunitari. «L’intervista di Bagnasco all’Osservatore Romano e il monito della Cei alla classe dirigente su Radio Vaticana dimostrano la convergenza di visione tra l’episcopato nazionale e la Segreteria di Stato che invece in altri momenti si erano nettamente separate nella valutazione della situazione italiana – evidenziano nei Sacri Palazzi -. A differenza della scorsa estate e dei laceranti strascichi del caso Boffo, stavolta i vescovi e i vertici della Santa Sede sono accomunati dalla preoccupazione per le conseguenze sul tessuto sociale e sulle famiglie del vuoto e del caos nella vita pubblica». Insomma, in un quadro già indebolito dalla crisi economica, le gerarchie ecclesiastiche si ricompattano perché «la Chiesa intera teme per la tenuta del sistema Italia». Intanto a Castel Gandolfo Joseph Ratzinger lavora al suo appello sociale all’Italia previsto tra un mese per la visita a Carpineto Romano (paese natale di Leone XIII) nel bicentenario del Papa della “Rerum Novarum”.