Messaggio per la Pasqua

(traduzione di Romano Baraglia)

Questo è un programma della Pastorale dell’Infanzia per la vita. Il tema è la Pasqua. Conversiamo con il padre José Comblin, sacerdote belga, esegeta, professore, pastore e dottore in teologia presso l’università di Lovanio. Ha pubblicato una gran quantità di libri qui in America Latina e noi siamo felici della sua presenza in questo programma. Padre José, benvenuto in questo programma.

JC -.Molte grazie. Non so se il mio modo di parlare corrisponda alle aspirazioni della gente del «Sud meraviglia», come si parla nel nord-est dove io lavoro, ma, alla fine potrebbe essere una novità solo per qualcuno.

D – Padre José, che cos’è la Pasqua nella sua origine?

JC – La Pasqua originariamente è la celebrazione della liberazione di un popolo schiavo. Il popolo d’Israele sta lì in Egitto come schiavo, lavorando come schiavo. E lì arriva un leader, spinto da Dio perché lui proprio non voleva, e fu forzato da Dio proprio per uscire dall’Egitto, fuggire e buttarsi nell’avventura della libertà. Tutto questo nella memoria di Israele rimane e si celebra fino ad oggi. Ora, la morte di Gesù si situa in questo contesto, soltanto che ormai non si deve pensare semplicemente alla schiavitù di un popolo circoscritto all’Egitto dei faraoni, nella visione di Gesù è l’umanità. È una umanità che vive schiava, sottomessa, esseri umani che dominano altri esseri umani. A lui bastava dare uno sguardo alla Galilea. Poco denaro quei miserabili contadini riuscivano raggranellare, e lì arrivava l’esercito romano a imporre le tasse e a esigere fino all’ultimo centesimo che avevano messo da parte, questa è stata l’esperienza di che cosa sia la schiavitù della umanità in generale. Dunque si tratta di liberare l’umanità da questo stato di schiavitù.

Adesso come?

Qui sta la novità del Vangelo. Gesù non ha armi, non ha soldi, non ha potere politico, non ha la televisione, non è andato a scuola, non ha nessun potere. Il suo unico potere è la parola, i gesti, gli atti, le sue mani, la sua bocca. Con le mani mostra quel che è la nuova umanità: si prende cura dei malati, corre in aiuto delle persone che soffrono, cerca i disprezzati, gli umiliati, quelli trattati come peccatori, quasi tutte le donne che frequenta sono peccatrici, gli uomini che frequenta sono tutti peccatori, cerca appunto quel che c’è di peggio, il più maltrattato nell’umanità. Mostra con la sua vita, come un poveraccio come lui incomincia a trattare queste cose. La sua parola per dare testimonianza davanti alle autorità, per fare giuste denunce. Le autorità per lui sono anche autorità religiose, perché denuncia che la religione che si insegna di fatto, che i dottori insegnano di fatto, che i sacerdoti predicano di fatto è uno strumento e una giustificazione della dominazione sui poveri, della dominazione sui miserabili, cioè che la religione si trasforma in strumento di dominazione è chiaro che dando testimonianza questo loro non l’accettano. Gesù muore, ma mostra qual è il cammino.

Il cammino non è il cammino del potere, delle armi, del potere culturale, perché tutto questo si corrompe, qualsiasi potere si corrompe, ma lui dà testimonianza e questa testimonianza sveglia gli altri: gli apostoli sono scelti per andare per il mondo intero a dare questa stessa testimonianza. E curiosamente c’è gente che ascolta, e c’è gente che comincia a praticare questa cosa, a formare comunità, a formare gruppi, e incomincia a penetrare nella società. È la forza della testimonianza. Perché Gesù, dando questa testimonianza, ha mostrato per la prima volta un essere umano non corrotto, fedele alla verità, cioè questo è un uomo vero, che non si lascia comprare, che non si lascia intimidire, che non si lascia vincere dalla paura.

Nelle ultime ore nell’orto del Getsemani, che cosa starà pensando Gesù?

Sta pensando, come essere umano, che potrebbe fuggire, non era difficile, la polizia non era così bene organizzata come al giorno d’oggi. Sarebbe bastato uscire da questo orto, fuggire e in due giorni di cammino stava fuori del paese. Che fare: fuggire? Fuggire è tradire tutto quello che ha fatto nella sua vita, è come dire no, non ho sicurezza, non è giusto, in fondo era una finzione, non è la verità, ma rimanere fino alla fine… è così gli viene, il sudore di sangue, come dice Luca, e decide: no, io resto.

Come Oscar Romero. Don Oscar Romero sapeva che lo avrebbero ammazzato, era sicuro, lo sapeva molto bene, non sapeva il giorno, ma sapeva che lo avrebbero ammazzato. E tutti lì a insistere perché prendesse un aereo… in 15 minuti stava in Costa Rica. Era così facile fuggire! Ma fuggire è desistere dal messaggio, è fare come gli altri, dare alla propria sopravvivenza maggiore importanza che alla testimonianza. E così, è rimasto.

Bene, questo è essere uomini come Dio ha pensato. Naturalmente è così contraddittorio. Tutte le sapienze umane si appoggiano sui poteri, e la storia della Chiesa sempre a caccia di poteri, alleanze con i potenti… e la testimonianza?

È così tu vedi, oggi, che cos’è la Pasqua. Niente. Non succede niente, ma dov’è la testimonianza? Dov’è la testimonianza davanti alla situazione attuale? Questa vita totalmente organizzata in funzione dell’accumulo di denaro, più soldi, più soldi e quanto più cresce la produttività tanto più cresce l’oppressione sui lavoratori e diminuisce la considerazione verso le persone che lavorano. Dov’è la testimonianza? Allora non c’è testimonianza? Non esiste forse persecuzione.

Ma allora dov’è che oggigiorno si vive di cristianesimo?

In Cina. 130 milioni di cristiani perseguitati, che danno testimonianza. In Vietnam, in Corea…

E in Europa dov’è? Mmm… E qui dove lo troviamo?

Una Chiesa che cerca l’alleanza col potere, con i potenti…, cioè il problema è il seguente: qual è il messaggio della Chiesa in questo mondo com’è adesso… se non c’è un messaggio, è chiaro che la Pasqua significa una cerimonia religiosa, ma questa cerimonia non ha nessun contenuto. Senza contare che nella tradizione del tempo delle colonie, la celebrazione della Pasqua non si faceva, Pasqua era il venerdì Santo. E il venerdì Santo era compassione per le sofferenze di Gesù. Dunque Gesù ha sofferto tanto, poverino e noi pure soffriamo tanto, però Gesù ha sofferto di più, riflettiamoci e anche noi dobbiamo soffrire come Gesù, questo il messaggio messo in circolazione.

E pensiamo che Gesù lì sul Calvario pensava alle sue sofferenze. Ma non pensava alle sue sofferenze, pensava alla sua testimonianza: Che io resto fino alla fine, tengo duro fino alla fine, non mollo, non voglio dire una parola di debolezza, io sono il padrone della mia vita e sarò fedele alla testimonianza. Certo. Ma tutto questo non è stato insegnato. Tutto questo non è stato insegnato ai tempi della Colonia. Non si è insegnato agli schiavi queste cose

Tutto questo non è stato insegnato ai tempi della Colonia. Non si è insegnato agli schiavi queste cose. E ancora oggi, si insegna molto forse? Mmm…

D – Padre José, che cosa possiamo fare noi per recuperare, per riscattare, per vivere la Pasqua di oggi. Ci dia un consiglio.

JC – Io ho conosciuto tante esperienze di comunità ecclesiali di base, che col passare degli anni sono state rifiutate, condannate, comunità che si riunivano appunto per vedere che cosa possiamo fare noi qui in questo quartiere, quali sono esattamente le testimonianze per mostrare l’oppressione che esiste qui, questo male che esiste qui come si fa a andare dalle autorità a mostrare questo, è una sfida. Ci sono ancora comunità di questo tipo che di fatto danno testimonianza. Qualsiasi testimonianza nasce dall’azione che loro fanno lì. Ora, per le persone che hanno un migliore tenore di vita, e anche potere, non gli va a genio, perché in qualche modo porta a rompere con tutto l’insieme. Mettere le capacità di avvocato, di medico, di ingegnere o di economista al servizio di cause di liberazione, bene, probabilmente non diventerà molto ricco, ma c’è gente che lo fa. Ora poca gente lo fa.

È perché poca?

Che cosa si insegna nelle università cattoliche? Qual è la vocazione che si propone agli allievi? Se gli si propone questo: tu studierai da avvocato, tu hai mai sentito parlare della parola di Gesù? Il tuo talento di avvocato, che ti permette di affrontare tutto ciò che si chiama giustizia, tu ne hai le capacità, tu hai gli strumenti di conoscenza, tu ti puoi difendere, tu ti difenderai, chi difenderai?

Ah, oppure lavorare al servizio di una grande impresa, giusto, ma non esistono altre cause? Se tu ascolti la parola di Gesù, ti pare che Gesù ti dirà: guarda, fa l’avvocato nella tale impresa, fa l’avvocato nell’impresa Oderbrecht, è proprio questo che Gesù ti dirà? Ma che cos’è che si insegna nelle università cattoliche?

Questo è annunciare il Vangelo. Lì in Aparecida: evangelizzare, l’evangelizzazione, missione, missionario…

Missione è annunciare il vero Vangelo, non è fare propaganda delle cose cattoliche. Dunque vogliamo vedere quanti cattolici ci sono nella camera dei deputati? Io ho fatto il conto: si dice che le poltrone riservate ai cattolici siano 21, adesso; al gruppo evangelico, 69. Perché i cattolici sono così pochi? Gli altri sono cattolici folcloristici, ma i cattolici proprio da Vangelo sono pochi. La Chiesa cattolica non è capace di produrre più di così? Allora dov’è la vitalità? Non è più capace di risvegliare le vocazioni? Forse perché si dedica molto di più alle vocazioni religiose e sacerdotali, benissimo, benissimo, ma ci sono altre vocazioni più urgenti, la vocazione di persone che devono dare testimonianza nella loro vita, e questo esige molto più sacrificio, un’energia molto grande e ci sono, ma sono pochi… Meno male che c’è gente così che di fatto sacrifica una carriera, che di fatto mette le sue capacità lì.

Oggigiorno solo i grandi cominciano a dire la verità quando vanno in pensione. Allora si volgono indietro per dire che tutto quello che hanno difeso nella loro vita era tutto sbagliato. Come il famoso Joseph Stiglitz, grande economista premio Nobel, economista capo della Banca mondiale: quando stava lì era differente; una volta in pensione comincia a pensare. Perfino Camdessus che era stato direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, dopo essere andato in pensione disse «noi abbiamo provocato tante sofferenze inutili», ma quando stava là, non aveva questo coraggio. Benissimo, è bene che abbia un pentimento finale prima di morire ma sarebbe stato meglio se la sua capacità avesse prodotto un servizio di questo tipo. Ma se non sarà così, di fatto sarà molto difficile dare un senso alla Pasqua.

Come quel bambino al quale domandano:
– che cos’è la Pasqua?
– papà, non sapresti che cosa è la Pasqua?
– Ma è la festa delle uova di cioccolata.

Chiaro, la festa delle uova di cioccolata. Perché? Perché non c’è nessun’altra cosa che possa vedere.

No, si può dire, la Pasqua è Monsignor Oscar Romero.. Lui è la Pasqua vissuta ai nostri giorni. E, se possibile mostrare l’avvocato che è stato sacrificato e insegnare la Pasqua, è questo. Inoltre ancora ci sono, ma nella liturgia della Pasqua non se ne parla, alcuni di quelli che realmente hanno vissuto la Pasqua di Gesù. Di costoro non si parla.

Ah, e perché no?

Perché la routine di sempre consola meglio gli habitués, ma gli habitués finiscono per morire e i giovani non si lasciano convincere da questo ritualismo, semplicemente. Se non ha contenuto umano, non ha nessuna forza. Ma la Pasqua è giustamente per ricapitolare tutto quello che nella storia della Chiesa è stato testimonianza di Gesù vissuta e mostrarlo nella attualità.

Che cosa stanno soffrendo i cattolici cinesi? Quella è la fede vissuta. Ma… c’è ancora molto da fare

D – Padre in una conferenza lei ha parlato di «Beati i poveri di spirito, i poveri di spirito sono quelli che non hanno più capacità di uscire, e sono i privilegiati del regno». Forse la Pasqua non sarebbe andare incontro a queste persone, fare qualche gesto di solidarietà?

JC – È così. Ma la Pasqua propriamente sta centrata nella testimonianza pubblica. È dire questo, mostrare, denunciare. Ora per questo si suppone che previamente uno abbia visto. Chi non ha visto come potrà parlare? Non ha niente da dire. La Pasqua è avvenimento pubblico. Naturalmente c’è gente che non ascolta, la televisione non dà importanza e non dà valore a questa cosa, perché per la televisione le uova sono molto più importanti, fruttano molto denaro, cioè tutto vale in funzione dei soldi. Il Natale è magnifico perché le vendite di Natale equivalgono a quelle di tutto il resto dell’anno. Così il Natale sì che è una cosa importante è sempre commentano quello che si è guadagnato quest’anno, 5% in più dell’anno passato.

Ma secondo le loro possibilità, le chiese cristiane potrebbero approfittare dello spazio che occupano per dare una vera testimonianza.

D.-.O perlomeno mostrare tutti questi martiri dell’America Latina, presentare queste testimonianze.

JC.-. Appunto.

D.-. Lei ha un messaggio di Pasqua, per le persone, per chiudere il programma?

JC.-.Il messaggio di Pasqua… be’, per capire il significato del Vangelo bisogna arrivare a vedere nell’epoca attuale testimoni simili, perché se non si legge, si canta, ma senza intendere il messaggio, perché inconsciamente quello che sta funzionando e tutta questa tradizione lamentabile. Dunque fanno la processione di Gesù con sua madre, il loro incontro, e i due piangendo, poverino tanta sofferenza e roba del genere.

E stato questo l’incontro di Gesù con sua madre?

Chiaro che no! La madre guardò il figlio e gli disse: sono orgogliosa di te, tieni duro non cedere, rimane saldo fino alla fine, io sono orgogliosa di te, io sono felice! Non sta piangendo ma è cosciente di quello che si sta realizzando e sta con suo figlio perché abbia coraggio effettivamente di fare così. Dunque questo è il messaggio che sta nel Vangelo. Ma c’è tutta una tradizione così differente, talmente differente che pure non impressiona nessuno. Tutto questo è servito di fatto perché i poveri indios si rassegnassero alla loro miseria. Ma c’è un altro messaggio: Maria, basta vedere il magnificat, tutto quello che c’è nella mentalità di questa donna: deve lottare e deve tener duro, deve andare fino in fondo e sta lì per stimolare la forza della testimonianza davanti a questo mondo che sta qui.

Ci sono tanti movimenti Mariani ma che cosa insegnano? Qual è la figura di Maria che stanno mostrando? Ti dicono, nella settimana santa, guarda Maria. Benissimo! Lei che cosa sta sentendo, che cosa sta pensando? È una donna forte, è una donna di lotta, non è una donna così triste, afflitta, che non ce la fa e piange per le sofferenze. Non è questo tipo di donna, no, è una donna di coraggio. Una donna che affronta e che è orgogliosa di suo figlio.

Questo può essere una messaggio per la Pasqua. Ci sarà anche tanta gente che nutre un culto per Maria così grande, ma a una Maria ben differente da quella storicamente esisitita.

D – Padre Giuseppe, sono tanti gli orientamenti così belli che ci ha regalato oggi, che noi vogliamo ringraziarla e aspettare la prossima opportunità per conversare ancora con lei.

JC – Molte grazie, grazie mille, è stato molto bello.