Referendum sull’acqua. L’impegno della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Nev, n. 22/2011

A pochi giorni dai referendum contro la privatizzazione dell’acqua (12 e 13 giugno) si fa sempre più acceso il dibattito all’interno delle chiese membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Il Consiglio della FCEI nell’aprile dell’anno scorso aveva aderito con convinzione al Comitato promotore per i referendum sull’acqua bene comune, forte anche dell’impegno continuativo nella difesa delle risorse del pianeta portato avanti attraverso il lavoro della sua Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) e dalla Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN).

Da alcune settimane il dibattito del pro e del contro i referendum si è intensificato anche sulle pagine del settimanale “Riforma”, che ha visto prese di posizione di diversi membri di chiesa, tra cui quella del senatore (Pdl) Lucio Malan, valdese, relatore al Senato della legge che ha introdotto le norme oggetto dei referendum abrogativi. E’ invece di oggi un comunicato stampa diffuso dallo stesso Malan, nel quale esprime il suo disaccordo con quanto sostenuto dalla Chiesa valdese, membro della FCEI.

In un articolo pubblicato il 27 maggio su “Riforma” la vicepresidente della FCEI, la pastora Letizia Tomassone, aveva ribadito, entrando nel dibattito, i motivi dell’adesione della FCEI al Comitato promotore: “Passare dal godimento di un bene naturale al pagamento di una merce è uno dei modi di distorcere il nostro rapporto con la natura e con il creato. Noi siamo amministratori (‘fedeli’, dice una parabola) di ciò che ci è affidato. Come chiese non possiamo che sostenere con forza una gestione pubblica e democraticamente trasparente di tutti i beni comuni, compresa l’acqua”.

In questi mesi numerose comunità locali hanno raccolto le firme per i referendum e hanno organizzato iniziative per riflettere su cosa significa “l’acqua come dono di Dio”. Il dibattito e la sensibilizzazione anche alla vigilia dei referendum proseguono all’interno delle chiese evangeliche.

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«La Chiesa valdese mi espella. Incompatibili sull’acqua»

Daniele Arghittu
www.ecodelchisone.it

Nega che si tratti di una provocazione. Ma l’affondo di oggi ricorda quello compiuto, in occasione del Sinodo 2010, sulla benedizione delle coppie omosessuali. Lucio Malan, senatore del Pdl, ha appena comunicato di aver chiesto formalmente al concistoro della Chiesa valdese di Luserna S. Giovanni «di applicargli la sospensione o l’espulsione da membro di chiesa, cioè le sanzioni previste dall’ordinamento valdese per “comportamento in evidente contrasto con la vocazione del credente”».

Oggetto del contrasto il Referendum sull’acqua pubblica: Malan è stato relatore al Senato, nel 2009, della legge che ha introdotto le norme che impongono una parziale privatizzazione degli enti gestori del servizio. «Norme oggetto dei referendum abrogativo del quale la Chiesa valdese è, non solo strenua sostenitrice ma, attraverso la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, ufficialmente promotrice», osserva Malan.

Aggiunge il senatore lusernese: «La Chiesa di cui faccio parte ha assunto una posizione totalmente impegnativa e specifica contro norme delle quali io sono il principale responsabile per averle portate alla conversione in legge. Io stesso ne ho scritto alcune parti attraverso emendamenti. Il Governo, nella persona del ministro Ronchi si è solo uniformato ai miei pareri, sempre accolti dalla Commissione e dall’Assemblea, che hanno votato secondo le mie indicazioni».

«Le posizioni assunte in modo così perentorio dalla Chiesa devono essere prese sul serio e si deve ritenere che siano sempre prese nel rispetto dell’articolo 2 della disciplina, il quale indica chiaramente ciò che la Chiesa stessa è e fa: professare “le dottrine contenute nell’Antico e nel Nuovo Testamento e formulate nella sua confessione di fede”. Se schierarsi contro norme che stabiliscono l’obbligatorietà di una gara d’appalto per la gestione dei servizi pubblici sia parte della missione della Chiesa non spetta certo a me deciderlo. Chi rappresenta la Chiesa Valdese ha deciso che lo è».

L’obiettivo di Malan è esplicitato nella parte finale del comunicato: «Il Concistoro ha perciò il dovere di sanzionarmi. Se non lo facesse, vorrebbe dire che le più solenni posizioni della Chiesa sono delle pagliacciate che neppure coloro che le hanno assunte prendono sul serio. In altre parole, certificherebbe che i vertici della Chiesa hanno compiuto un atto che non rientra nella missione della Chiesa, creando – per di più – divisione fra i credenti. Un atto gravissimo, i cui responsabili andrebbero severamente sanzionati».