Scola: don Giorgio De Capitani ha ricevuto un ultimatum dalla Curia di Milano

Questa sera (28 giugno, ndr) ho ricevuto l’ultimatum del Vicario generale della Curia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, di togliere l’articolo dal titolo “La Diocesi di Milano è in lutto” (leggibile comunque sul sito: pontilex.org ), entro le ore 9 di giovedì 30 giugno 2011. Precedentemente il Vicario episcopale di zona mi aveva invitato a correggere l’articolo, ma la mia risposta era stata istintiva e dura:

«Mi rincresce: non sono ipocrita come voi, che fate finta di non vedere. Ciò che contesto è il “criterio” usato per nominare Scola, i giochi sporchi che ci stanno dietro. Comunque non credo che un ciellino potrà essere plasmato dalla diocesi, anche perché lui non ha alcun spirito diocesano. E qui giudico anche la persona: Scola è il meno adatto a reggere la nostra Chiesa milanese. Comunque, la promessa l’ho fatta a Tettamanzi che è stato l’unico a capirmi. D’ora poi ci sarà guerra, e sapete nemmeno ciò che ho in mente di fare. Non cercate neanche di togliermi la parrocchia, perché qui farò una Comunità auto-gestita, e sarà il via alla rivoluzione… Saluti, don Giorgio».

Dopo il successivo ultimatum del Vicario generale ho riflettuto, e ho deciso di togliere l’articolo, ma di rendere note le motivazioni della dura presa di posizione dei Superiori e della mia reazione, nonché delle mie decisioni.

Anzitutto, ho ritenuto di non togliere i commenti anche perché tantissimi sono in difesa del neo eletto.

Sotto riporto integralmente la lettera del Vicario generale che mi è giunta tramite la posta elettronica, in attesa che arrivi la raccomandata. Potrete notare il linguaggio in stile curiale, direi da inquisizione, d’altri tempi, anche divertente. Il titolo dell’allegato è “Precetto penale”. Che significa? C’è una frase che basterebbe questa per andare subito a costituirmi in caserma. “Nel malaugurato caso di inadempienza da parte Sua di quanto qui richiesto, si darà avvio al procedimento penale per i delitti previsti dall’ordinamento canonico e ravvisabili nei suoi scritti e comportamenti”. E quali delitti avrei commesso? Delitti! Ah! Ah! Ah!

Comunque, per dimostrare la mia buona volontà: avevo pronto questa sera da pubblicare un altro articolo su Scola, ma per ora rimarrà nel cassetto. Ad ogni modo cercherò di attenermi alle disposizioni che mi hanno imposto dopo il colloquio che ho avuto giovedì 28 aprile in Arcivescovado, prima da solo con il cardinale Tettamanzi, e successivamente a quattro (il sottoscritto, il vicario episcopale di zona e il vicario generale). Il Cardinale faceva da paciere. Immaginate la scena! Che grand’Uomo!

Questo non significherà che tacerò ma dirò, in altri modi e con un altro linguaggio, ciò che ritengo giusto dire. E la verità scotta, caro Vicario generale! Non basterà tutto il Diritto canonico a farmi tacere! È ora di parlar chiaro in questa Chiesa che si è troppo compromessa col potere più schifoso!

Infine, non capisco perché la Curia se la prenda ora per le mie accuse contro Cl e il Cdo, quando da anni sto dicendo e sostenendo che sono il cancro della Chiesa. Perché tutto d’un colpo vengo quasi denunciato? Solo perché il neo cardinale fa parte di quella combriccola?