Israele, uno Stato solo ebraico

Luca Galassi
www.peacereporter.net, 5 agosto

Proposta di legge alla Knesset per ridefinire l’identità della nazione. Con buona pace dei diritti degli arabi

La prima formulazione era chiara: ridefinire lo ‘Stato ebraico e democratico’ piegando il principio di democrazia a quello, superiore, di ‘nazione ebraica’. Poi qualcuno (due membri del partito Kadima) ha ritirato la propria firma, evidentemente giudicando la proposta di legge troppo restrittiva. Ciò che non impedirà tuttavia alla proposta di legge di proseguire il suo iter.

Accade tutto mercoledì scorso nel parlamento di Israele, dove Avi Dichter (Kadima), Zeev Elkin (Likud) e David Rotem (Yisrael Beitenu) presentano una bozza legislativa che riesamina il carattere dello Stato di Israele. L’appoggio è trasversale, il consenso attraversa tutto l’arco costituzionale.

Secondo Elkin, la legge dovrebbe, tra le altre cose, fornire argomentazioni alla magistratura per difendere lo Stato di Israele come lo ‘Stato-nazione degli ebrei’ in circostanze in cui il suo carattere ebraico si scontri con il suo carattere democratico. In una parola, è più importante uno Stato ebraico rispetto a uno Stato democratico.

Ai parlamentari verrebbe chiesto di legiferare ispirandosi alla legge ebraica, alle corti di giudicare in base alla stessa legge qualora non esista letteratura giuridica nel merito dei singoli casi esaminati.

Ma questo non è l’unico punto. Altro elemento controverso della proposta è quello di non considerare più l’ebraico, l’arabo e l’inglese come lingue ufficiali di Israele, ma solo l’ebraico.

L’integrazione è bandita, perché per la proposta di legge – che dovrebbe essere approvata nelle sessioni invernali della Knesset – “lo Stato garantisce l’esistenza di comunità (altre, ndr), incluse persone di un’altra fede o nazionalita, ma come comunità separate”. La legge – secondo quanto riporta il quotidiano Haaretz – è stata elaborata grazie anche all’iniziativa dell’Institute for Zionist Strategies, un think tank conservativo.

I parlamentari conservatori Elkin e Rotem hanno sostenuto in passato altri provvedimenti: la legge sul boicottaggio, che prevede sanzioni economiche per chi boicotta i prodotti degli insediamenti ebraici in Cisgiordania; la legge che limita le attività di associazioni che non riconoscono l’esistenza di Israele, e la legge sulla Nakba, che considera illegale, per certe associazioni e istituzioni, celebrare la catastrofe palestinese del 1948, ovvero la proclamazione unilaterale dello Stato ebraico.

La preoccupazione per provvedimenti lesivi dei diritti degli arabi e della libertà di espressione era già palpabile in occasione dell’approvazione di queste tre misure. La prima (legge sul boicottaggio) elimina uno dei più conosciuti strumenti di opposizione all’occupazione. La seconda limite seriamente il lavoro di numerosi gruppi di tutela dei diritti umani. La terza opera un pericoloso repulisti storico.

Se la nuova legge verrà approvata, il gioco si sposterà a un livello superiore: il 20 percento degli arabi israeliani diventerànno cittadini di serie B. Non verranno di sicuro segregati come nell’apartheid sudafricano, ma Israele non fingerà nemmeno di essere il loro Stato in futuro, e i loro diritti saranno inferiori a quelli dei cittadini ebrei. Nelle parole del parlamentare arabo Ahmad Tibi, “la democrazia ebraica: democrazia per gli ebrei e uno Stato ebraico per tutti gli altri”.