Cina. Il cardinale Zen contro Sant’Egidio

Sandro Magister
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E anche contro una rivista di Comunione e Liberazione. “Con il buon cuore si possono fare cose cattive”, scrive. E spiega perché le diplomazie parallele dei due movimenti recano più danno che aiuto ai cattolici cinesi

Al termine della prima giornata del grande evento internazionale “Gesù nostro contemporaneo” – che è iniziato oggi a Roma e di cui ha dato notizia un precedente servizio di www.chiesa – fa spicco un’intervista di padre Bernardo Cervellera al cardinale Giuseppe Zen Zekiun, indomito combattente per la libertà e l’unità della Chiesa cattolica in Cina.
Ma già alla vigilia di questa sua uscita pubblica il battagliero cardinale ha mostrato di che pasta è fatto. Con un graffiante articolo su “Asia News”, l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere diffusa anche in lingua cinese e diretta proprio da padre Cervellera.
Al suo articolo, il cardinale Zen ha voluto apporre questo sottotitolo: “In dialogo con la Comunità di Sant’Egidio e con Gianni Valente di ’30 Giorni'”.

È un sottotitolo che dice subito qual è il doppio bersaglio della polemica del cardinale.

Alla Comunità di Sant’Egidio il cardinale Zen imputa di aver invitato con tutti gli onori al meeting interreligioso di Monaco di Baviera – organizzato in pompa magna da questa comunità dall’11 al 13 settembre 2011 – un vescovo cinese in grave disobbedienza col papa per aver partecipato il 14 luglio precedente all’ordinazione illecita di un nuovo vescovo non approvato da Roma ma imposto dalle autorità di Pechino.

Alla rivista “30 Giorni” e al suo specialista in affari cinesi, Gianni Valente, il cardinale Zen imputa di aver intervistato – senza nulla obiettare alle sue affermazioni – questo stesso vescovo “che gravemente ferisce l’unità della Chiesa” e che per di più “non è libero di dire quello che pensa”, in quanto legato a filo doppio al regime comunista.

La rivista “30 Giorni” ha un notevole raggio di ascolto. È pubblicata in sei lingue ed è inviata gratuitamente a numerosi vescovi e superiori religiosi di tutto il mondo. È diretta dal senatore a vita Giulio Andreotti, già primo ministro e ministro degli esteri di numerosi governi italiani. Ed è scritta da appartenenti a Comunione e Liberazione.

Comunità di Sant’Egidio e Comunione e Liberazione: entrambi questi movimenti sono noti per il loro impegno su scala internazionale. Il primo si è addirittura guadagnato l’epiteto di “ONU di Trastevere”, dal nome del quartiere di Roma in cui ha sede.

Ma ciò non significa che la diplomazia vaticana giudichi sempre positivamente l’attivismo di queste due diplomazie parallele.

Tutt’altro. I dirigenti vaticani che oggi si occupano della Cina giudicano le azioni della Comunità di Sant’Egidio e di “30 Giorni” relative a quel paese più di danno che di aiuto, troppo succubi alla politica di Pechino.

Per la Comunità di Sant’Egidio questa sudditanza al regime c’è sempre stata, da quando si occupa della Cina. Per la rivista di Comunione e Liberazione, invece, è una novità di questi ultimi anni.

In passato, la comunità fondata da don Luigi Giussani si distinse, anzi, per la sua strenua battaglia in difesa delle comunità cristiane oppresse dal dominio comunista, nei paesi dell’ex impero sovietico.

Anche allora l’antidiplomazia di CL non era ben vista dalle autorità vaticane, che miravano invece a negoziare concessioni anche minime, ma ad alto prezzo, ai regimi comunisti. Erano quelli gli anni della cosiddetta Ostpolitik, il cui massimo stratega era Agostino Casaroli, prima ministro degli esteri e poi segretario di Stato.

Nell’articolo del cardinale Zen su “Asia News” c’è un passaggio di grande interesse. Là dove accusa la Santa Sede di aver voluto ripristinare con la Cina, in anni recenti, proprio la “fallimentare” diplomazia dell’Ostpolitik.

Il principale fautore di questo ritorno al passato sarebbe stato – a giudizio di Zen – il cardinale Ivan Dias, in quanto prefetto della congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli dal 2006 al 2011. Dias proveniva dalla diplomazia vaticana, dove aveva lavorato con Casaroli.

Oggi, però, al dicastero “de propaganda fide” c’è un nuovo stratega per i rapporti con la Cina, alieno da cedimenti e molto vicino a Zen, l’arcivescovo cinese Savio Hon Taifai.

Di conseguenza, si è fatto più forte il contrasto tra la ritrovata fermezza della Santa Sede riguardo alla Cina e le iniziative della Comunità di Sant’Egidio e di “30 Giorni”.

Il cardinale Zen descrive con chiarezza questo contrasto, nel finale del suo articolo su “Asia News”:

“Il vero bene per la Chiesa in Cina non è di continuare a mercanteggiare con organismi non solo estranei ma chiaramente ostili alla Chiesa, ma di mobilitare vescovi e fedeli a disfarsi di questi”.
Un effetto di questi contrasti è la freddezza con cui la Segreteria di Stato vaticana ha accolto la recente nomina del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, a ministro dell’attuale governo italiano.

POST SCRIPTUM – Dopo l’uscita di questo servizio, Alberto Savorana, capo dell’ufficio stampa di Comunione e Liberazione, ha inviato la seguente messa a punto:

“Come tutti sanno (compresi i giornalisti che, infatti, da molti anni non lo scrivono più) il mensile internazionale ’30 Giorni’, diretto dal sen. Andreotti, non è la rivista di Comunione e Liberazione. E il fatto che vi scrivano appartenenti al movimento lascia intatta tutta la loro responsabilità in ciò che scrivono.

“In secondo luogo, il sottotitolo apposto al suo scritto dal cardinale Zen − il quale non cita mai CL, semplicemente perché non ha motivo per farlo − è: ‘In dialogo con la Comunità di Sant’Egidio e con Gianni Valente di 30 Giorni’.

“CL non ha mai svolto né svolge alcuna azione di diplomazia parallela nei confronti della Cina. Per questo siamo assolutamente tranquilli sul fatto che la diplomazia vaticana non può essere preoccupata, semplicemente perché il fatto non sussiste. In ogni caso, in un campo così delicato e così decisivo per la vita della Chiesa e dei cristiani non ci permetteremmo mai di compiere alcun gesto se non in obbedienza alla Santa Sede”.