Il movimento di riforma austriaco “contagia” anche la Slovacchia di L.Eugenio

Ludovica Eugenio
www.adistaonline.it

Il fronte dei movimenti che chiedono un’ampia e profonda riforma della Chiesa cattolica si allarga ulteriormente: dopo Austria, Irlanda, Belgio e Francia (v. Adista Notizie n. 9/12), ora è la volta della Slovacchia. Il Forum Teologico locale (150 persone circa tra membri e simpatizzanti, preti e laici), sotto la guida di Karol Moravick, parroco a Bratislava, ha infatti pubblicato un proprio appello per la riforma, esprimendo al contempo il proprio supporto alla Pfarrer-Initiative dei “preti disobbedienti” austriaci. «Comprendiamo il significato e il contenuto del vostro appello», si legge in una lettera del 3 marzo. «Comprendiamo e apprezziamo anche le iniziative di altri movimenti cattolici di riforma in Austria. Vi ringraziamo sinceramente per tutte le vostre attività, a favore di riforme nella Chiesa secondo il modello del Vangelo. In questo modo voi lottate anche a nostro nome e per noi, per la forza creatrice della Chiesa nel mondo di oggi». La lettera illustra la storia e la situazione della Chiesa slovacca, dal 1950 al 1990, vissuta in stato di isolamento e dunque diversa per molti aspetti dalle altre Chiese locali: «Si può comprendere che molti uomini e donne cattolici della Slovacchia non possano aderire totalmente alle formulazioni e comprendere il contesto delle richieste dei movimenti di riforma austriaci. Pertanto non abbiamo ripreso tutto ciò che avete richiesto e per cui vi siete personalmente impegnati. Ispirandoci al vostro, abbiamo però elaborato un testo simile. Nel nostro appello vogliamo mettere a fuoco i temi e i problemi della nostra situazione e intraprendere insieme a voi un cammino in direzione del rinnovamento». Il tutto adeguandosi non «allo spirito del tempo, ma allo spirito del Vangelo nell’oggi», «l’autentico riferimento della nostra coscienza, che è per ogni cristiano e cattolico criterio personale e più alto orientamento di vita».

Sette proposte per il rinnovamento

Sette sono le aree nelle quali i cattolici del Forum Teologico intendono impegnarsi: 1) preghiera per il rinnovamento della Chiesa «in ogni occasione propizia»; 2) un’Eucarestia accogliente che vada incontro «a tutti i cattolici battezzati che non possono identificarsi con tutte le particolarità della Chiesa; a persone di altre Chiese cristiane o a persone che sono in ricerca e che non sono mai state inserite in una Chiesa, nonché a cosiddetti “gruppi problematici”, come ad esempio i divorziati risposati»; 3) alleggerimento dei compiti dei preti, che celebrano troppe messe e non sono aiutati da assistenti pastorali, inesistenti in Slovacchia, individuando forme di celebrazione eucaristica «che sottolineino, allo stesso tempo, in maniera sempre più intensa, il sacerdozio comune dei battezzati rendendolo sempre più presente»; 4) trasformazione delle parrocchie da centri amministrativi a comunità di fratelli e sorelle responsabili della vita sia spirituale che economica della parrocchia, e creazione, allo stesso tempo, di «comunità di base alternative», aperte a tutti e guidate «da persone adatte e responsabili, a prescindere dal fatto che siano consacrate»; 5) nuove forme di ministero da conferire a «uomini e donne di diversi status e formazione», riconosciuti come adatti e degni del servizio presbiterale dalla comunità; «appoggiamo gli sforzi in tutto il mondo affinché le prescrizioni canoniche per il ministero ordinato nella Chiesa cambino in direzione di una maggiore pluralità»; 6) una catechesi che sia meno formale di ora («l’annuncio del Vangelo per molti è diventato solo una materia scolastica») e da affidare a famiglie e a piccoli gruppi («occorre promuovere la pluralità delle vocazioni e trasmettere la responsabilità»; 7) separazione del «finanziamento tra Chiesa e Stato», laddove lo Stato «non può eludere né il co-finanziamento dei beni culturali in possesso della Chiesa, né il servizio sociale della Chiesa, offerto a tutti».

I componenti del Forum Teologico sottolineano la necessità di «colmare il fossato tra il papa e i vescovi da lui nominati da un lato, e i preti e i fedeli dall’altro»; i vescovi non sono «“i padroni della nostra fede”, e neanche i padri del popolo di Dio in senso patriarcale, ma nostri fratelli al servizio specifico dell’unità della Chiesa universale». Le proposte per il rinnovamento sono formulate da «una comunità in dialogo» perché l’esperienza insegna che «tutti i cambiamenti importanti nella storia della Chiesa sono sempre stati prima vissuti alla base, si sono dimostrati validi nella prassi e solo dopo elaborati e confermati dalla Chiesa universale. La testimonianza della vita precede sempre la formulazione di norme».