Troppo emancipate, troppo laiche, troppo “liberal”. Il vaticano commissaria le suore Usa

Ludovica Eugenio
Adista n. 16/2012

Sembrava scomparsa nel nulla la visita apostolica avviata nel 2009 dal Vaticano al massimo organismo di rappresentanza delle superiore delle congregazioni religiose statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious (Lcwr, v. Adista nn. 43, 46/09) che, con le sue 1.500 aderenti, rappresenta circa 57mila suore, pari all’80% del totale del Paese. Su questa indagine, portata avanti parallelamente a quelle alle congregazioni religiose femminili dal vescovo di Toledo, Ohio, mons. Leonard Blair, poco o nulla è trapelato negli ultimi anni. Il 18 aprile scorso, invece, una doccia fredda ha investito il mondo cattolico Usa quando è stato reso noto che la Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal card. William Levada, ha ordinato una riforma degli statuti della Lcwr e ha nominato un arcivescovo, mons. Peter Sartain di Seattle, a supervisionarne le modifiche (stabilendo un legame formale tra il delegato e la Conferenza episcopale degli Stati Uniti). I risultati di quella visita, infatti, sono stati consegnati a Roma nel gennaio 2011. Il 10 marzo 2009, l’Lcwr aveva ricevuto una lettera del card. Levada, nella quale veniva comunicata la decisione di intraprendere una visita apostolica allo scopo di effettuare una «valutazione dottrinale» dell’organismo stesso.

Ora, in un documento di otto pagine, intitolato «Valutazione dottrinale della Leadership Conference of Women Religious» e accompagnato da una comunicazione dello stesso Levada, la Congregazione vaticana afferma l’esistenza di «gravi problemi dottrinali» all’interno della vita consacrata: a livello dottrinale, questa «crisi» è caratterizzata da «un allontanamento dal centro cristologico fondamentale – si legge nel documento – e dal focus sulla consacrazione religiosa, che porta, a sua volta, a una perdita, tra alcune religiose, di un “senso permanente e vitale della Chiesa”». Il giudizio dottrinale, quindi, nasce da una «sincera preoccupazione per la vita della fede in alcuni istituti di vita consacrata e società di vita apostolica», ma anche dalla «convinzione che il lavoro di una Conferenza di superiore delle religiose possa e debba essere un mezzo utile per affrontare la situazione contemporanea e per sostenere la vita religiosa nel suo senso più radicale, ovvero nella fede in cui essa è radicata».

Il documento evidenzia il ruolo fondamentale esercitato in questa operazione da Ratzinger, affermando che questi ha incaricato Levada di verificare quali mezzi concreti potessero essere applicati per porre rimedio a tale situazione. In questa luce, Levada, nella sua lettera, ha detto che la nomina di Sartain è finalizzata a «portare avanti un rinnovamento paziente e collaborativo di questa Conferenza di superiore allo scopo di fornire un maggiore fondamento dottrinale alle sue numerose e lodevoli iniziative». Tale rinnovamento si dispiegherà in diverse aree: revisione degli statuti, dei progetti e dei programmi; creazione di nuovi programmi; supervisione sull’applicazione dei testi liturgici e revisione dell’affiliazione dell’Lcwr con altri organismi “sospetti”, come Network (che si occupa di giustizia sociale) e il Resource Center for Religious Institutes.

Cosa c’è che non va?

A convincere il Vaticano della necessità di una riforma profonda dell’Lcwr sono stati essenzialmente tre motivi: il contenuto delle relazioni alle assemblee annuali dell’organismo (fu giudicata uno scandalo, ad esempio, una relazione della domenicana sr. Laurie Brink tenuta nel 2007 su un certo modo di intendere la vocazione, che andava oltre la Chiesa); una sorta di “dissenso strutturale” riguardo agli insegnamenti della Chiesa sulla sessualità, per cui si ritiene che le suore, nel loro insieme, condividano una posizione «non conforme» al magistero su temi come il ministero alle persone omosessuali e l’ordinazione sacerdotale delle donne, e che su altre questioni, come la dottrina trinitaria, la divinità di Cristo o il carattere ispirato delle sacre Scritture, rischino di «distorcere la fede in Gesù e nel Padre»; la presenza, infine, di temi radicalmente femministi nei programmi e nelle presentazioni dell’organismo, giudicati incompatibili con la fede cattolica.

A costituire un problema, in particolare, è la mancata promozione della recezione di alcuni documenti della Chiesa, tra cui la lettera apostolica di Giovanni Paolo II sull’ordinazione femminile, Ordinatio sacerdotalis, ma anche il fatto di considerare il dissenso nei confronti di alcuni insegnamenti, manifestato da un certo numero di religiose, come “profetico”, cosa che dimostra, afferma il documento romano, «un’errata comprensione della dinamica della profezia nella Chiesa» che giustifica «il dissenso affermando la possibilità di divergenza tra il magistero della Chiesa e una “legittima” intuizione teologica di alcuni fedeli».

A costituire un problema, poi, il «silenzio sul diritto alla vita dalla concezione alla fine naturale» da parte del gruppo, che ha sempre sostenuto la riforma sanitaria di Barack Obama, comprese le nuove norme su aborto e contraccezione.

Nella sua lettera, Levada annuncia che il primo passo del provvedimento intrapreso – che impegnerà mons. Sartain per cinque anni, affiancato da mons. Blair e da mons. Thomas John Paprocki di Springfield, Illinois – sarà un “incontro personale” tra la Congregazione e la leadership dell’Lcwr, allo scopo di procedere ad una “revisione comune” in uno spirito di collaborazione reciproca. In questo modo, «la Santa Sede spera di offrire un importante contributo al futuro della vita delle religiose nella Chiesa statunitense».

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Un attacco alla libertà di pensiero». Le reazioni alla decisione vaticana sulle religiose Usa

Ludovica Eugenio

La notizia del “commissariamento” da parte del Vaticano dell’Lcwr, organismo statunitense che riunisce l’80% della leadership delle congregazioni religiose del Paese (v. notizia precedente), ha suscitato reazioni di grande indignazione e sconcerto nei settori più avanzati della Chiesa Usa.

Prima di tutto, all’interno della stessa Lcwr: «La presidenza – si legge in un comunicato – è rimasta attonita di fronte alle conclusioni della valutazione dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede. Visto che la leadership dell’Lcwr si incontra annualmente con lo staff della Cdf a Roma, e che la Conferenza segue statuti approvati canonicamente, siamo state colte di sorpresa».

In una e-mail inviata al settimanale National Catholic Reporter, Annmarie Sanders, direttrice associata dell’Lcwr, ha detto che i vertici dell’organismo «hanno deciso di non rilasciare interviste fino a che non avranno avuto il tempo di consultarsi con la presidenza e con i membri».

«Profondamente sconvolta» dalla notizia dell’ordine vaticano di rivedere gli statuti dell’organismo e dalla nomina di mons. Peter Sartain di Seattle come responsabile di tale operazione si è detta la benedettina suor Joan Chittister, già presidente dell’Lcwr nel 1976, impegnata sul fronte dei diritti umani e delle donne, nota anche per la sua rubrica sul National Catholic Reporter. «Quando decidi di riformare un popolo, un gruppo, che non ha fatto nulla di male, devi avere un’intenzione, una motivazione che non è fondata dal punto di vista morale, ma è proprio immorale», ha detto, secondo quanto riporta l’Ncr. «Perché stai tentando di controllare le persone per una cosa sola, cioè nel pensiero, per il fatto di voler discutere i temi del tempo… Se smettiamo di pensare, se smettiamo di rivendicare il diritto divino di pensare, e di vederlo come un dono cattolico, tradiamo la Chiesa», ha affermato. In questo tentativo di controllare il pensiero, «si mette in ridicolo la ricerca di Dio, l’idea intera dell’attenzione ai segni dei tempi e del dare alle persone la migliore guida spirituale e la migliore presenza possibile».

Dal Concilio Vaticano II, dice la Chittister, le religiose hanno cercato di evitare quel genere di oscurità e di controllo… Sono state un dono per la Chiesa, con la loro guida, il loro amore e la loro continua fedeltà». L’unico modo per affrontare la situazione, afferma ancora la Chittister, è che il gruppo venga smantellato e ricomposto in un organismo non ufficiale: «Solo così si potrà crescere e alimentare il carisma fondativo dell’Lcwr, che è quello di aiutare le comunità religiose a discernere i segni dei tempi. Se ogni cosa che si fa dev’essere approvata dall’esterno, si sperpera il proprio carisma e si limita la capacità delle donne di distinguere».

Sintetico il commento del gesuita p. Ladislas Orsy: «Non è molto complicato. Il Vaticano sta assumendo il controllo. E sperano, in cinque anni, di mettere l’Lcwr su un altro binario». D’altronde, è nei poteri del Vaticano togliere all’organismo il riconoscimento canonico o addirittura sopprimerlo.

Espressioni di solidarietà sono pervenute all’Lcwr da Call to Action, la più grande organizzazione di cattolici per la giustizia. «Le religiose – ha detto il presidente, Jim Fitzgerald – sono il cuore della Chiesa degli Usa. Sono loro a far pulsare giustizia, integrità e compassione nelle parrocchie, nelle scuole e negli ospedali». Il documento del Vaticano «riflette chiaramente un altro esempio della paura della gerarchia nei confronti delle donne e della visione profetica che le donne offrono al mondo. Continuare a boicottare donne non serve a dimostrare una leadership morale. Invece di pensare a riformare le religiose, il Vaticano dovrebbe pensare alle riforme di cui ha bisogno esso stesso». «Incoraggiamo l’Lcwr – conclude il messaggio – a restare salda in questo momento critico, sapendo che ha l’appoggio dei cattolici negli Usa. Le suore sono nel nostro cuore e nelle nostre preghiere in questo momento difficile».

Solidarietà alle religiose anche dal gesuita p. James Martin, che su Twitter si è detto vicino ad esse; e da numerosi bloggers cattolici come Bilgrimage, The Anchoress, Whispers in the Loggia. Il sito change.org ha anche promosso una petizione a favore dell’Lcwr, intitolato Support the Sisters.