Austria: premio ai “disobbedienti”. E il movimento rilancia l’eucarestia senza prete

Ludovica Eugenio
Adista n. 17/2012

La Pfarrer-Initiative, l’iniziativa dei preti austriaci promotori nel giugno 2011 di un “Appello alla disobbedienza” (v. Adista nn. 55 e 65/11), ha ricevuto, il 22 aprile scorso, il Premio Herbert Haag 2012 per la libertà nella Chiesa. A ritirare il premio, consistente in 10mila euro e promosso dalla omonima Fondazione – creata nel 1985 dal professor Herbert Haag, docente di teologia all’Università di Tübingen, e attualmente presieduta dal teologo Hans Küng –, è stato il fondatore dell’Iniziativa, p. Helmut Schüller. Motivo del conferimento: aver raccolto l’«emergenza pastorale» derivante dalla sempre più grave carenza di preti nella Chiesa cattolica e «averla affrontata con affermazioni chiare e azioni coraggiose e decise».

Qualche giorno prima del conferimento del premio, la teologa tirolese Martha Heizer, che qualche mese fa aveva sposato la proposta dei “disobbedienti” di rendere possibile l’eucaristia senza sacerdoti grazie a forme private di celebrazione (v. Adista n. 67/11) – scontrandosi così con il netto disaccordo del vescovo di Innsbruck mons. Manfred Scheuer che l’aveva condannata come prassi da riferire immediatamente in Vaticano, annunciando inoltre l’avvio di un’indagine preliminare in proposito –, ha deciso di lanciare il guanto della sfida al Vaticano, affermando la propria volontà di andare avanti nel suo progetto, a costo di incorrere nella scomunica.

In realtà, Heizer non vuole parlare di «eucaristia privata» ma di «messa nella chiesa domestica», come ha puntualizzato in un’intervista al quotidiano austriaco Der Standard (6/4) in cui annunciava di voler celebrare in questo modo le liturgie del triduo pasquale. Non si tratta, ha sottolineato, di imitazioni dell’Eucaristia, come si vuole far credere: «Siamo cinque ed ogni volta è sempre diverso. Sediamo intorno a un tavolo. È una normale celebrazione dell’Eucaristia, come in parrocchia. Usiamo solo la Bibbia, come testo. Preghiamo spontaneamente e personalmente. Abbiamo pane e vino e chiediamo allo Spirito di trasformarli, e di trasformare anche noi. Mangiamo e beviamo insieme, cantiamo e preghiamo molto». «Non mi importa ricevere un riconoscimento dall’esterno», ha aggiunto. «Per noi si tratta di un’Eucaristia, ne siamo felici e ci fa bene». «Nella Bibbia, Gesù ha detto “Prendete e mangiate”, non “Prendete e mangiate quando c’è un prete”», ha aggiunto. «Il cambiamento viene dal basso». A giudicare da quanto afferma la stessa Martha Heizer, la piccola comunità è già incorsa in un interdetto, ossia una sorta di scomunica comunitaria, con la quale i componenti sono esclusi dalla celebrazione di atti pubblici. Potrebbero, tuttavia, essere individualmente colpiti da scomunica.

Dal canto suo l’iniziativa dei parroci austriaci ha incassato anche la solidarietà del Movimento internazionale “Noi siamo Chiesa”, che ha affermato, in un comunicato diffuso in occasione del settimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI, che «il dialogo nella Chiesa è il solo modo di superare la profonda crisi mondiale attuale nella Chiesa cattolica». L’«anno della fede» lanciato per il 2012, si legge, deve diventare anche un «anno di dialogo»; invece di esigere un’obbedienza cieca, tutte le questioni contenute nell’appello della Pfarrer-Initiative dovrebbero essere esaminate attentamente una ad una, e non nel loro insieme.

Nel frattempo, uno dei leader dei parroci “disobbedienti”, Peter Paul Kaspar, cappellano dell’Accademia e degli Artisti di Linz, ha scritto una lettera aperta all’arcivescovo di Vienna nonché presidente della Conferenza episcopale austriaca card. Christoph Schönborn, in merito al caso di Florian Stangl, il giovane omosessuale riconfermato dal cardinale stesso nella carica di consigliere parrocchiale a Stützenhofen (v. Adista Notizie n. 14/12): anche questo, ha detto, è un esempio di «disobbedienza», o meglio di obbedienza alla propria coscienza invece che alle leggi romane. «Il fatto che lei – si legge nel testo della lettera – ci abbia chiesto di correggere il titolo dell’appello invece di discutere il contenuto la dice lunga sul modo in cui lei intende l’autorità: lei parla dell’obbedienza dovuta a Dio, al suo insegnamento e alla nostra coscienza piuttosto che a lei in persona e al suo ruolo». A proposito del caso di Stangl, Kaspar ricorda che Schönborn «ha chiesto un incontro con un parrocchiano gay, eletto al consiglio pastorale a larga maggioranza, perché vive in una unione registrata con il suo compagno. E ha appoggiato la decisione della parrocchia». Ora è possibile che l’arcivescovo «venga accusato da un tribunale canonico romano. Lei ovviamente aveva già avuto modo di rifletterci e ha deciso di continuare con la sua “disobbedienza”». Cosa che rappresenta «un esempio positivo del fatto che un vescovo in carica obbedisce alla propria coscienza anche se la Chiesa o la legge romana stabiliscono altro. Noi approviamo la sua “disobbedienza” come la gratificante responsabilità di un pubblico ufficiale “coscienzioso”».