“Non tutti sanno che…”: campagna sull’ 8 per mille di Noi Siamo Chiesa di G.Petrucci

Giampaolo Petrucci
Adista n. 19/2012

. In questi giorni in cui i contribuenti italiani raccolgono le carte relative al 2011 per la compilazione dell’annuale dichiarazione dei redditi, mentre le associazioni Onlus tempestano le caselle e-mail di inviti a donare la quota del 5 per mille, le Chiese cristiane e le comunità religiose italiane, in concorrenza tra di loro, contano di allungare le mani sul prezioso bottino miliardario dell’8 per mille della quota Irpef.

Nell’exploit generale di campagne pubblicitarie sull’8 per mille, poco spazio trovano quelle iniziative che si prefiggono di informare il contribuente sulle regole del gioco, per renderlo consapevole dei meccanismi che soggiacciono alla distribuzione dei fondi e del reale uso che le comunità religiose ne fanno. L’appello, ancora una volta, è lanciato dal Gruppo romano del movimento internazionale Noi siamo Chiesa (Nsc), che ha avviato una serie di iniziative sul territorio per informare direttamente il cittadino sui suoi diritti e sul destino della sua firma o della sua “non firma”.

“Ma forse non tutti sanno che…” è il provocatorio titolo della campagna informativa che toccherà il centro di Roma il 12 maggio (un banchetto sarà presente in largo di Torre Argentina, ore 16-18) e il 19 maggio (Campo de’ Fiori, sotto la statua di Giordano Bruno, ore 16-18), e che intende fare il verso alla martellante e onnipresente macchina pubblicitaria messa in piedi – in tv, sui cartelloni pubblicitari e persino sulla quarta di copertina delle Pagine Bianche che raggiungono ogni abitazione – dalla Chiesa cattolica, dal titolo “Chiedilo a loro”. Per i suoi scopi, la Cei si avvale anche di un sito web (www.chiediloaloro.it) che racconta una serie di “convincenti” storie di preti, suore, organismi cattolici che operano nelle periferie urbane o in missione, il cui successo è garantito proprio grazie ai fondi dell’8 per mille. Storie vere, certo, nessuno lo mette in dubbio.

«Ma forse non tutti sanno che», scrive Nsc, solo «il 21% degli oltre 1.100 milioni di euro incassati nel 2011 (sulla base delle dichiarazioni dei redditi 2008) è stato impiegato dalla Chiesa cattolica per quelle azioni di solidarietà sociale elencate nella pubblicità». Di questo 21%, nello specifico, 105 milioni sono andati alle diocesi «per la carità»; altri 85 milioni «al Terzo Mondo»; altri 40 e più per «esigenze di rilievo nazionale». Il resto dell’incasso è finito al culto e alla pastorale (42%) e al sostentamento del clero (32%), mentre il 5% è stato accantonato come fondo d’emergenza.

Oltre alla reale destinazione da parte della Chiesa cattolica italiana, c’è anche un altro «mito da sfatare sull’8 per mille», aggiunge Nsc, e cioè «la convinzione che quasi nove contribuenti su dieci decidono di destinarlo alla Chiesa cattolica. In realtà lo scelgono appena 3,5 italiani su dieci, ma grazie al meccanismo di ripartizione dei fondi (v. articolo precedente, ndr), la Chiesa cattolica ottiene l’85% dell’intero gettito». L’appello alla consapevolezza è chiaro: cosa succede «se non esprimi una preferenza?», è la domanda che campeggia al centro del volantino distribuito a Roma da Nsc. «Chi l’ha espressa sceglierà anche per te!», è la risposta lapidaria.

L’iniziativa del Gruppo romano di Nsc è accompagnata, inoltre, da una breve lettera che il movimento ha indirizzato al premier Mario Monti. La lettera denuncia la totale assenza del governo quale concorrente nella spartizione dei fondi dell’8 per mille. È quantomeno «anomalo», si legge nella missiva firmata da Stefania Salomone, che, in questo passaggio storico segnato da una profonda crisi, il governo non chieda esplicitamente ai cittadini di devolvergli la propria quota di Irpef.

«In passato i governi, condizionati dalla preoccupazione di non interferire con le iniziative della Conferenza episcopale italiana, ci avevano abituati a questo silenzio. Dal suo governo ci attendevamo un’iniziativa più coerente con l’interesse del Paese». «La invitiamo pertanto – conclude il gruppo romano di Nsc – a dare disposizione perché la Presidenza del Consiglio promuova a nome del governo un appello ai cittadini/contribuenti a destinare la loro quota dell’8 per mille allo Stato» per la quale c’è un’apposita casella da firmare nel modello per la dichiarazione dei redditi. Nsc chiede, in definitiva, «un’azione promozionale pari almeno a quella degli altri soggetti destinatari delle scelte, perché se ne possa tener conto al momento dell’esercizio del diritto di scelta in questo anno fiscale».