Famiglia-famiglie: sacralità no, pluralità sì di Chiese Protestanti di Milano

AGENZIA NEV – NOTIZIE EVANGELICHE
SERVIZIO STAMPA DELLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
tel. 06.4825120/06.483768, fax 06.4828728 – nev@fcei.it

Alla vigilia dell’VII Inconto Mondiale della Famiglia le chiese protestanti di Milano diffondono un documento che richiama l’attenzione sulla pluralità delle famiglie oggi e sui diritti delle persone che le compongono

Roma, 29 maggio 2012 (NEV-CS18) – “Noi cristiani protestanti non condividiamo la nozione di ‘sacralità del matrimonio e della famiglia’”. E’ quanto si legge in un documento redatto dalle chiese protestanti di Milano (battiste, metodista e valdese) e reso pubblico in occasione del VII Incontro Mondiale della Famiglia promosso dal Pontifico Consiglio per la famiglia che si apre domani nel capoluogo lombardo.

Il documento dal titolo “Famiglia cristiana? Per noi, più semplicemente famiglie” propone una riflessione in quattro punti, dove non solo si fa riferimento alla pluralità delle famiglie oggi, ma in cui si sottolineano anche i diritti delle persone che le compongono, coppie dello stesso sesso comprese.

“La famiglia è un’istituzione umana e non divina”. Con queste parole esordisce il documento che sottolinea la necessità di parlare sempre al plurale: “cioè di tanti tipi di famiglie e non di una sola, quella tradizionale”. Famiglie che meritano “un riconoscimento giuridico che dia diritti e riconosca doveri alle varie forme di unione – anche dello stesso sesso – estendendo loro quanto già contenuto nella nostra Costituzione e ribadito anche recentemente in sede europea”.

Il pastore Giuseppe Platone della chiesa valdese di Milano, tra gli estensori del documento, all’Agenzia stampa NEV ha espresso “come cittadino prima ancora che come credente, una riserva critica nei confronti dell’investimento di significative risorse pubbliche nell’allestire quest’operazione puramente confessionale in un momento di severa crisi economica che si riverbera anche sulla progettualità di chi vorrebbe ‘metter su casa’”.

Dal punto di vista dei contenuti il pastore Platone ha segnalato la riflessione che, da tempo, si sta svolgendo nelle chiese protestanti su famiglie, genitorialità, coppie di fatto: “Accendere i riflettori solo un un modello famigliare esclusivo mettendo in ombra tutto il resto mi sembra un impoverimento che aumenta il disagio sociale anziché cogliere la positività di molte trasformazioni in atto.

C’è un modo cristiano di vivere le relazioni umane che non cerca la sacralizzazione degli affetti – ha aggiunto Platone -, ma mantiene un insopprimibile istanza critica verso ogni nostra realizzazione, compreso il matrimonio. Il sacro appartiene a Dio soltanto”.

L’anno scorso il pastore Platone celebrò la prima benedizione di una coppia omosessuale dopo l’approvazione di un rispettivo ordine del giorno da parte del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi nel 2010.

———————————————————–

“FAMIGLIA CRISTIANA”? “PER NOI, PIU’ SEMPLICEMENTE FAMIGLIE”
Una riflessione “al plurale” delle chiese protestanti di Milano

www.milanovaldese.it

Alla vigilia del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolge dal 30 maggio al 3 giugno, le chiese protestanti di Milano (battista, metodista e valdese) rivolgono un saluto alla comunità cattolica che si incontrerà nella nostra città e l’augurio che questi siano giorni positivi di riflessione, di festa e di incontro fraterno.Nello stesso tempo desiderano rivolgere ai cittadini alcuni pensieri che spieghino il punto di vista dei cristiani protestanti sul tema della e delle famiglie.

1. La famiglia è un’istituzione umana e non divina. Ha subìto nel corso del tempo e all’interno delle società umane delle trasformazioni che oggi ci portano a prendere atto che dobbiamo coniugare sempre al plurale la sua definizione e descrizione: parlare cioè di famiglie, di tanti tipi di famiglie e non di una sola, quella tradizionale. In una realtà fatta di luci e ombre, nelle famiglie – e dunque in ogni aggregazione di tipo familiare – oltre a relazioni e significati positivi vi sono anche tensioni, ma tutte le forme di famiglia sono preziose quando affermano e vivono nell’amore responsabile una reciproca solidarietà e fedeltà tra i suoi componenti. Le varie forme di famiglie e di unioni possono trovare nelle chiese un riconoscimento. Ma questo riconoscimento lo devono avere soprattutto da parte delle istituzioni e della società civile: un riconoscimento giuridico che dia diritti e riconosca doveri alle varie forme di unione – anche dello stesso sesso – estendendo loro quanto già contenuto nella nostra Costituzione e ribadito anche recentemente in sede europea.

2. Noi cristiani protestanti (battisti, metodisti, valdesi) privilegiamo una fede personale, che si esprime anche pubblicamente, sia nella comunità dei credenti che nella testimonianza nella città e nella società, con tutto il carico che ogni scelta comporta in termini di responsabilità individuale, di doveri e diritti che devono essere riconosciuti ad ogni persona. Ma dobbiamo anche dire che la fede è “comunitaria”: proprio nella dimensione della fede ci vengono donati nuovi fratelli e nuove sorelle. Gesù dice che questa è la sua famiglia. E questa famiglia comprende tutti e tutte, anche le persone che, magari, avrebbero voluto una famiglia e non sono riusciti a realizzarla, quelli che hanno fatto delle esperienze di vita tremende proprio nella famiglia biologica, e che nella famiglia di Dio hanno trovato delle relazioni che sostengono e orientano.

3. Pur rispettando le posizioni che la sostengono, noi cristiani protestanti non condividiamo la nozione di “sacralità del matrimonio e della famiglia” e l’esasperazione che se ne fa nello spazio mediatico e pubblico, tanto meno tutto ciò che si vuole far discendere da questa affermazione. Non ci sono oggi particolari necessità di fare della famiglia un luogo privilegiato del discorso e della prassi cristiana. Piuttosto sottolineiamo la possibilità di vivere in modo cristiano la coppia e la famiglia: la coppia è una realtà della buona Creazione di Dio, che diviene con il matrimonio civile un’istituzione della società, ma che i credenti vivono come un dono e come una sfida benedetta. Il matrimonio per noi protestanti non è un sacramento, ma un’espressione particolare dell’amore del prossimo e dell’alleanza di grazia che lega i credenti al loro Signore. Anche nel caso di matrimoni interconfessionali e interreligiosi.

4. In questo quadro, riteniamo anche che non si possa penalizzare chi si trova nella condizione di separato/a o divorziato/a. O chi, dopo il divorzio si vuole risposare. O chi non vive in coppia o in una famiglia nucleare. O anche coloro che hanno formato una coppia dello stesso sesso. In questa campo le comunità cristiane possono avere un ruolo di accompagnamento, vicinanza e solidarietà nei momenti difficili o nella gioia, ma sempre rispettando le scelte personali, lasciando libertà e dunque non penalizzando o condannando. Ogni ambito della vita affettiva e relazionale è un luogo importante in cui vivere la propria vocazione nel discepolato di Colui che non sacralizza i nostri progetti di vita, ma li relativizza e li benedice, nella prospettiva del regno di Dio che trasforma e redime la nostra umanità.