Vaticano: cardinali e monsignori… Ecco chi sono i veri corvi

www.unita.it, 28 maggio 2012

Il corvo in Vaticano, anzi “i corvi” stanno agendo a favore del Papa. E il loro “piano” è di colpire il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Parola di uno di loro, di uno di quelli che si sono messi all’opera nella Santa Sede, che sarebbero soprattutto porporati. Ma non si può dire. E allora si arresta la manovalanza, come il maggiordomo, appunto

«Chi lo fa agisce in favore del Papa. Perché lo scopo dei corvi – spiegano a Repubblica gli autori della fuoriuscita di documenti segreti dalla Santa Sede – è quello di far emergere il marcio che c’è dentro la Chiesa in questi ultimi anni».

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Lo dice, in un’intervista al quotidiano, uno dei delatori, che spiega come «le vere menti» del Vatileaks «sono porporati. Poi ci sono monsignori, segretari e pesci piccoli» come il maggiordomo del Pontefice, secondo lui solo un postino che qualcuno ha voluto incastrare.

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Tra i corvi, «ci sono quelli che si oppongono al segretario di Stato Tarcisio Bertone. Quelli che pensano che Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa. Quelli che ritengono che sia il momento giusto per farsi avanti.

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«C’è una fazione che ha messo nel mirino perfino padre Georg», dice l’uomo, che chiede di restare anonimo. La fuga dei documenti, che «escono a mano perché i cardinali sono abituati a scrivere i loro messaggi a penna e a dettarli», «nasce soprattutto dal timore che il potere accumulato da Bertone possa non essere conciliabile con altre persone in Vaticano», racconta l’anonimo.

I SOLDI

Ma accanto a questo «c’è una pista dei soldi. Nel 2009-2010 alcuni cardinali hanno cominciato a percepire una perdita di controllo centrale: un po’ dai tentativi di limitare la libertà delle indagini che monsignor Carlo Maria Viganò stava svolgendo contro episodi di corruzione, un po’ per il progressivo distacco del Pontefice dalle questioni interne». «Viganò scrive al Papa denunciando episodi di corruzione. Chiede aiuto, ma il Papa non può far nulla, non può opporsi – afferma il delatore – perché questo significherebbe creare una frattura pubblica con il suo braccio destro», prosegue il racconto dell’uomo. «Pur di tenere unita la Chiesa sacrifica Viganò. Così i cardinali capiscono che il Papa è debole e vanno a cercare protezione da Bertone».

AGENTI SEGRETI

Che nell’indagine sui corvi si facesse sul serio lo si era capito già il mese scorso, quando Benedetto XVI istituì la commissione cardinalizia con pieni poteri presieduta dal porporato dell’Opus Dei Julián Herranz e con il prefetto emerito di Propaganda Fide Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, già arcivescovo di Palermo. In apparenza poteva sembrare pletorica, da settimane erano già in corso l’indagine penale del Tribunale vaticano e quella amministrativa della Segreteria di Stato. Ma una commissione simile ha due caratteristiche fondamentali: risponde direttamente al Papa e, con piena autorità, può indagare su chiunque. È questa la contromossa di Benedetto XVI, perché «capisce che deve proteggersi e convoca cinque persone di sua fiducia, gli agenti segreti del Pontefice», il cui ruolo è quello di «informare il Papa su chi erano gli amici e i nemici».

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IL CASO GOTTI TEDESCHI

Come si spiega la cacciata del presidente dello Io, Ettore Gotti Tedeschi? «È accaduta la stessa cosa. Eppure era vicinissimo al Papa: hanno steso insieme l’enciclica “Caritas in veritate”. Gotti non rispondeva a nessuno, ma lo faceva direttamente al Papa, a cui mandava anche dei memorandum per descrivere la situazione interna allo Ior. E così anche le operazioni che fallivano, come la legge antiriciclaggio o la scalata per il San Raffaele. Bertone si ingelosisce, accusa Gotti e decide di tagliargli la testa. Quando il Papa ha saputo del licenziamento di Gotti, si è messo a piangere per “il mio amico Ettore”». In pratica, continua la fonte segreta, non poteva opporsi perché si sarebbe rivelata una frattura clamorosa con Bertone. Poi, l’arresto di Paolo Gabriele, un altro colpo al Santo Padre. «Gotti è una persona onesta – riprende la fonte -, che tace, come ha fatto anche nel mezzo dell’indagine della magistratura sullo Ior. Non è lui il corvo».

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