Se è così… di A.Antonelli

Aldo Antonelli
Parroco di Antrosano (AQ)

Se così è come la mettiamo con certe devozioni e con i pellegrinaggi e con le Madjugorie che crescono come funghi?

Come la mettiamo con i preti e i monsignori e i vescovi e i cardinali che hanno smesso di essere educatori e sono diventati semplici allevatori?

Se questo vuole la “ggente”, io divorzio anche dalla “ggente”!

Dopo molto tempo, ieri mattina mio è capitato di rimettere piede in una libreria cattolica della città. Da mettersi le mani nei capelli. Libretti di becera devozione, di santi e sante, santerelli e sedicenti tali, giù giù discendendo che più che da imitare sarebbero da psicanalizzare. Libracci di padre Livio di Radio Maria che sarebbero di pubblica denuncia. Rivelazioni private di Madonne e Sacri Cuori da accapponare la pelle.

“Se questa è la cultura del nostro popolo credente – mi sono detto – meglio chiudere le chiese”. Sia chiaro, ne ho parlato con gli amici proprietari i quali, anche loro disarmati, allargano le braccia e mi dicono: “Don Aldo, cosa ci vuoi fare? Questo ci chiede le gente….”!

Tra tanta monnezza ho trovato ed acquistato un libro: LO STRANIERO NELLA BIBBIA di Carmine Di Sante. Ho cominciato a leggerlo ieri sera e ve lo consiglio di cuore. Oltretutto è scritto in un linguaggio chiaro, brillante e scorrevole. A pagina 21 e 22 leggo testualmente:

Dio “entra in scena”, cioè si rivela, come colui che “ascolta il lamento” degli Israeliti e “se ne prende cura”. Ci troviamo di fronte a un testo non solo capitale ma soprattutto sconvolgente perché lega il rivelarsi di Dio al gemito dello straniero.

E’ questo, per la Bibbia, il luogo rivelativo del divino. Dio si s-vela, si sottrae cioè all’occultamento, non nello spazio oggettivo dell’esteriorità naturale e materiale (alture, rocce, montagne, cielo: i luoghi epifanici della maggior parte delle religioni), non nello spazio della storia intesa come processo, evoluzione o dialettica, e neppure nello spazio soggettivo dell’interiorità dell’io – come vuole Agostino con il suo “redi in interiore homine quia in interiore homine habitat veritas” – ma nello spazio aperto dal gemito dello straniero, spazio altro e irriducibile sia alla natura, sia alla storia sia all’interiorità.

Qui, e non altrove, Dio appare all’uomo e l’uomo incontra Dio e la sua rivelazione.