Ecumenismo: adesso: un solo Dio, una sola Fede, una sola Chiesa

Esponenti del mondo politico, scientifico, culturale, sportivo tedesco
www.oekumene-jetzt.de”, 5 settembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Il superamento della separazione confessionale è lo scopo della nostra iniziativa di persone
appartenenti a varie sfere della vita pubblica: politica, scienza, economia, cultura, sport ed altri
ambiti sociali.

“Non vogliamo una conciliazione che mantenga la separazione, ma un’unità vissuta nella
consapevolezza della molteplicità che storicamente si è andata formando”, si dice nel nostro
appello, che presentiamo pubblicamente anche con questa pagina web e per il quale chiediamo il
sostegno delle gerarchie ecclesiali e delle comunità.

“Cercate di conservare l’unità dello spirito per mezzo della pace che vi unisce. Un solo corpo,
un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra
vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è
al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.” (Lettera di Paolo agli
Efesini, 4,3-6)

Nei prossimi anni i cristiani in tutto il mondo ricordano due particolarissimi eventi della storia della
Chiesa:
– 50 anni del Concilio Vaticano II
– 500 anni di Riforma.

In Germania la “Decade di Lutero” (Luther-Dekade*) deve servire alla preparazione e al
riconoscimento di una data storica che, vista in uno sguardo retrospettivo, rappresenta una cesura
nella storia, non solo del nostro paese. I due eventi non riguardano ognuno la rispettiva confessione,
ma sono una sfida per tutti ed una opportunità in particolare per le Chiese, ma non solo per loro.

Parteciperemo con impegno alla preparazione e alla realizzazione di manifestazioni, mostre,
pubblicazioni e liturgie per ricordare e riconoscere il Concilio Vaticano II e la Riforma, e
intendiamo fare di tutto affinché dopo i giubilei non rimanga tutto come prima.
Poiché Dio nel battesimo ci ha donato la comunione con Gesù Cristo, i battezzati sono uniti gli uni
agli altri come fratelli e sorelle. Formano come popolo di Dio e corpo di Cristo l’unica Chiesa che
riconosciamo nel Credo. È perciò urgente che questa unità spirituale possa assumere anche una
forma visibile.

Martin Lutero voleva rinnovare, non spaccare la Chiesa. Voleva l’unità della Chiesa, “affinché il
mondo creda” (cf anche Gv 17,9-23). Egli riteneva espressamente che l’introduzione di una
molteplicità confessionale all’interno di una regione fosse inattuabile e inadeguata. Anche la
Confessio Augustana di Lutero sottolinea la necessità dell’unità della Chiesa: “Per la vera unità
della Chiesa è sufficiente essere d’accordo [il latino dice: consentire] sulla dottrina dell’evangelo e
sull’amministrazione dei sacramenti.” (Confessio Augustana 7).

Tuttavia si è giunti alla separazione delle Chiese. C’erano gravi differenze e malintesi, ma la
scissione aveva non solo motivazioni teologiche, ma anche grandi motivazioni politiche: a questo si
giunse non per una convinzione di fede di voler diventare evangelici o romano-cattolici, ma in base
al luogo dove si abitava. I signori di una regione determinavano la confessione dei suoi abitanti. Per
la lunga separazione delle Chiese sono state più determinanti le questioni di potere che le questioni
di fede. Era quindi una logica conseguenza che il desiderio di essere un’unica Chiesa cristiana fosse
ripetutamente ripreso anche dopo la separazione delle Chiese, benché con diversa intensità.

L’aspirazione all’unità delle Chiese ha ricevuto un’espressione particolare con il Concilio Vaticano II
(1962-1965), che fu convocato per un rinnovamento non solo pastorale, ma anche ecumenico. Un
documento fondamentale del Concilio, il decreto sull’ecumenismo (Unitatis Redintegratio)
sottolineò il dovere per le cristiane e per i cristiani di impegnarsi per la ricostituzione dell’unità della
Chiesa: “Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte comunioni
cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo. Tutti invero
asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni diverse e camminano per vie
diverse, come se Cristo stesso fosse diviso (1 Cor 1,13). Tale divisione non solo si oppone
apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa
delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura” (Unitatis Redintegratio, n° 1).

In questo modo, il decreto romano-cattolico non si pone solo nella tradizione dell’apostolo Paolo,
ma anche nella prosecuzione del desiderio di Lutero. Indica contemporaneamente dove cercare la
responsabilità per l’aspirazione all’unità.

Non solo i pastori, ma anche e specificamente i fedeli sono esortati a impegnarsi per la
ricostituzione dell’unità. “La cura di ristabilire l’unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i
pastori, e tocca ognuno secondo le proprie possibilità, tanto nella vita cristiana di ogni giorno
quanto negli studi teologici e storici.” (Unitatis Redintegratio, n° 5) Non possiamo e non dobbiamo
abbandonare l’impegno per l’unità dell’intera Chiesa fino a che non sia raggiunta tra le gerarchie
ecclesiastiche una unità teologica sul modo di intendere la missione e l’eucaristia. E non dobbiamo
neppure accontentarci di avere come meta il fatto che le Chiese si riconoscano reciprocamente come
Chiese. Anche se attualmente ne siamo ancora lontani: questa meta è necessaria, ma insufficiente!
Non vogliamo una conciliazione con il mantenimento della separazione, ma un’unità vissuta
nella consapevolezza della molteplicità che storicamente si è andata formando.

Oggi la scissione delle Chiese non è né fondata né voluta politicamente. Sono sufficienti motivi
teologici, abitudini istituzionali, tradizioni ecclesiali e culturali per mantenere la separazione delle
Chiese? Noi non lo crediamo.
– È evidente che, per quanto riguarda cristiani cattolici ed evangelici sono più le cose che uniscono
che quelle che dividono.
– È incontestabile che ci sono posizioni diverse nel modo di intendere l’eucaristia, la missione e le
Chiese.
– È però determinante il fatto che queste differenze non giustificano il mantenimento della
separazione.

In entrambe le Chiese è grande la nostalgia per l’unità. Le conseguenze della separazione vengono
vissute dolorosamente nel quotidiano da cristiane e cristiani.

Apprezziamo gli sforzi fatti negli ultimi anni per fare dei passi avanti nell’ecumenismo. Siamo
riconoscenti per il fatto che l’esperienza della comunità nella fede e la collaborazione pratica di
comunità cattoliche ed evangeliche localmente si sia sviluppata più velocemente del processo
istituzionale e teologico.

Ci appelliamo alle gerarchie delle Chiese, affinché accompagnino gli effettivi sviluppi che
avvengono localmente nelle comunità, in modo che l’ecumenismo non emigri in una terra di
nessuno tra le confessioni, ma superi la separazione tra le nostre Chiese. Ci appelliamo alle
comunità affinché pratichino ulteriormente l’ecumenismo, modellino insieme la vita ecclesiale,
usino in comunione gli spazi e cerchino di realizzare l’unità da un punto di vista organizzativo.
Come cristiani in una terra di Riforma abbiamo una particolare responsabilità di porre dei
segni e di contribuire a vivere la nostra comune fede anche in una Chiesa comune.

Primi firmatari:

Thomas Bach, avvocato, presidente del Deutscher Olympischer Sportbund e vicepresidente del
Comitato Olimpico Internazionale (CIO), campione olimpionico nel 1976
Andreas Barner, manager in ambito industriale, portavoce della direzione aziendale della
Boehringer Ingelheim GmbH, membro del Consiglio scientifico e preside dell’evangelischer
Kirchentag
Günter Brakelmann, teologo evangelico, fino al 1996 professore di Dottrina sociale cristiana alla
Facoltà di teologia evangelica della Ruhr-Universität di Bochum
Andreas Felger, artista, pittore e scultore. Dal 1960 attività indipendente come artista.
Christian Führer, pastore protestante, cofondatore delle “preghiere per la pace” della Chiesa Sankt
Nikolai di Lipsia
Gerda Hasselfeldt, economista, presidente del gruppo regionale CSU al Bundestag, vicepresidente
del Bundestag dal 2005 al 2011
Günther Jauch, giornalista, moderatore e produttore. Moderatore del Talk-show ARD “Günther
Jauch”. Nel 2000 fondazione di una propria azienda di produzione “I & U TV”
Hans Joas sociologo e filosofo sociale, permanent fellow presso il Freiburg Institute for Advanced
Studies (FRIAS).
Friedrich Kronenberg, economista, segretario generale del Comitato centrale dei cattolici tedeschi
(Zentralkomitee der Deutschen Katholiken (1966-1999), membro del Bundestag dal 1983 al 1990
Norbert Lammert, studioso di scienze sociali, presidente del Bundestag, membro del Bundestag
dal 1980.
Hans Maier, studioso di scienze politiche, presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi
(1976-1988), ministro del Land Baviera per istruzione e culto (1970-1986)
Thomas de Maizière, giurista, Ministro della Difesa, Ministro degli interni (2009-2011).
Eckhard Nagel, medico e filosofo, direttore medico della clinica universitaria di Essen, direttore
del Institut für Medizinmanagement und Gesundheitswissenschaften (scienze della salute – IMG)
dell’Università di Bayreuth, membro del Ethikrat tedesco, membro del Consiglio direttivo del
presidio del Kirchentag evangelico, presidente evangelico del II Kirchentag ecumenico di Monaco
del 2010.
Otto Hermann Pesch, teologo cattolico-romano. Fino al 1998 professore di teologia sistematica
all’Università di Amburgo.
Annette Schavan, teologa, studiosa di pedagogia, ministro dell’Istruzione e della Ricerca,
vicepresidente del partito CDU
Uwe Schneidewind, economista, presidente del Wuppertal Institut für Klima, Umwelt, Energie
GmbH
Arnold Stadler, scrittore, vincitore, oltre ad altri premi, del Büchner-Preis (1999) e del Kleist-Preis
(2009).
Frank-Walter Steinmeier, giurista, presidente di una frazione del SPD, Ministro degli esteri (2005-
2009); vicecancelliere (2007-2009)
Wolfgang Thierse, studioso di aspetti culturali, germanista, vicepresidente e presidente del
Bundestag (1998-2005). Membro del Bundestag dal 1990.
Günther Uecker, scultore e artista di oggetti, numerose esposizioni e onorificenze internazionali.
Nel 1998-99 allestimento di un luogo di raccoglimento nell’edificio del Reichstag
Michael Vesper, sociologo, direttore generale del Deutscher Olympischer Sportbund (DOSB),
ministro dei lavori pubblici, casa, cultura e sport (1995-2005).
Antje Vollmer, teologa e studiosa di pedagogia, vicepresidente del Bundestag (1994-2005).
Membro del Bundestag (1983-1990 e 1994-2005).
Richard von Weiszäcker, presidente della Re pubblica Federale di Germania dal 1984 al 1994,
presidente del Kirchentag evangelico (1964-1970 e 1979-1981). Membro del Bundestag (1969-
1981).

Alla data dell’11 settembre 2012, alle ore 17, sono 3880 i sostenitori che hanno aderito all’appello “Ökumene Jetzt!” firmando on line. L’elenco è consultabile sul sito: http://oekumene-jetzt.de/index.php/unterstuetzer?view=foxpetition

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«Vogliamo suscitare inquietudine»

Intervista a Christian Führer*, a cura di Britta Baas
www.publik-forum.de, 5 settembre 2012

Günther Jauch, Frank-Walter Steinmeier e Annette Schavan hanno sottoscritto l’appello
“Ecumenismo adesso!” È quanto chiedono insieme ad altri 20 celebri firmatari di una iniziativa che
riguarda tutta la Germania. Perché? Lo chiediamo al teologo di Lipsia Christian Führer.

Signor Führer, un’altra iniziativa ecumenica! Lei è uno dei primi 23 firmatari dell’appello di
settembre “Ecumenismo adesso!”. Che cosa distingue questo appello da quelli precedenti?

Si tratta del fatto che dei cristiani impegnati negli ambiti della politica, dell’economia, della scienza,
dello sport, della cultura e delle chiese esprimono la richiesta dell’ecumenismo – con riferimento ai
500 anni dalla Riforma e ai 50 anni dal Concilio Vaticano II. Riprendiamo ciò che è stato detto
migliaia di volte dai gruppi di riforma di base. Semplicemente perché non succede nulla!

In altre parole: dal punto di vista del contenuto, niente di nuovo, però una nuova strategia. 23
personalità celebri , da Günther Jauch e Frank-Walter Steinmeier tentano di intenerire il
cuore del papa?

È infatti un tentativo che potrebbe attirare l’attenzione grazie ai nomi di queste personalità; e lo si
deve all’iniziativa del professor Norbert Lammert, presidente del Bundestag. Ma la cosa più
importante è questa: se la base delle comunità cattoliche ed evangeliche collabora, potrebbe
effettivamente provocare qualcosa “in alto”. Allora quelli che sempre frenano, che sempre esitano, i
dignitari, potrebbero cadere in una salutare inquietudine.

Finora però Roma non è sembrata per nulla preoccupata di questa iniziativa.

Già, Roma non sembra quasi mai perdere la calma. Il Vaticano ha mostrato che anche quando si è
trovato direttamente coinvolto in casi estremamente preoccupanti – come ad esempio i casi di abusi
– non perde la calma. Ma Roma non è l’unità di misura. È la base che diventa sempre più inquieta.
Ad ogni “Kirchentag” (ndr.: manifestazione dei laici evangelici) o “Katholikentag” (ndr.:
manifestazione dei laici cattolici) viene espressa questa nostalgia: “ecumenismo adesso!” Io spero
perciò che proprio coloro che ascoltano raramente la base, e che però ascoltano le personalità, ora
comincino ad inquietarsi.

E chi intende?

Tutti coloro che “frenano” a livello teologico, che non vogliono cambiare nulla dello status quo. La
nostra iniziativa vuole rendere chiaro che la base non vuole più questa situazione. Vogliamo un
cammino come Gesù ha auspicato: “Che siano una sola cosa, affinché il mondo creda!”. Questo
deve partire dal basso. Dalla gerarchia non ci si può aspettare nulla.

Ma non è più necessario muovere la base, visto che è in maggioranza dalla vostra parte.

Sì, ma la base non parla ancora con voce abbastanza forte.

Fino ad oggi ci sono differenze teologiche tra le chiese della riforma e la chiesa cattolica
romana. Ciò che viene insegnato a proposito della cena, della missione e della chiesa non è la
stessa cosa. Lei è teologo. La teologia ora le è diventata indifferente?

Prendere sul serio la teologia non significa mettere i dogmi al di sopra della Scrittura! Nella
Riforma abbiamo imparato che Cristo è al centro. La Scrittura è l’autorità, non ciò che nel corso
della storia della chiesa è stato accatastato come errori. Se guardiamo la teologia da questo punto di
vista, possiamo ben togliercela dalla testa. Se ad esempio guardo a come è stata motivata la
scissione della chiesa nell’anno 1054, mi si rizzano i capelli in testa. Di tutte le chiacchiere
teologiche, rimane solo una cosa: la questione del potere. E quella possiamo ben dimenticarcela!

* Christian Führer è nato a Lipsia nel 1943. È stato parroco nella chiesa evangelica Nikolai a Lipsia.
Oggi è membro del comitato direttivo della fondazione Friedliche Revolution (rivoluzione pacifica)
ed è uno dei primi firmatari dell’attuale Iniziativa “Ecumenismo adesso!”

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Chiese tedesche: scetticismo nei confronti dell’appello “Ecumenismo adesso”

KAP
www.religion.orf.at, 6 settembre 2012

Entrambe le grandi Chiese tedesche reagiscono in maniera prudente all’appello di famose
personalità cristiane “Ecumenismo adesso!”.

Un superamento della divisione delle Chiese non è possibile senza un solido accordo teologico, ha
affermato il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo Robert Zollitsch,
mercoledì a Bonn. Anche il teologo vicepresidente del Kirchenamt della Chiesa evangelica tedesca
(EKD), Thies Gundlach, ha fatto riferimento a differenze che ancora sussistono nel modo di
intendere la fede in entrambe le confessioni. Non bisogna ingenerare l’impressione che la teologia
sia indifferente, ha detto Thies ad Hannover.

Cattolici e protestanti del mondo della politica e della società hanno pubblicato mercoledì a Berlino
l’appello “Ecumenismo adesso – un solo Dio, una sola fede, una sola Chiesa”. A 500 anni dalla
Riforma e a 50 anni dal Concilio Vaticano II (1962-1965) è ora di superare la spaccatura tra le
Chiese, si dice in tale appello. Tra i firmatari vi sono il presidente del Bundestag Norbert Lammert,
il vicepresidente del Bundestag Wolfgang Thierse e l’ex presidente della Germania Richard von
Weizsäcker, e molti altri.

Lammert ha chiarito che non si tratta di un gruppo ristretto, ma che tutti i cristiani hanno la
possibilità di aderire con la loro firma o di discutere in un forum su internet. Ciò che unisce i
sottoscrittori è la convinzione che le differenze confessionali che sono cresciute nel corso della
storia non giustificano il mantenimento della separazione: è quanto ha affermato Lammert,
esponente della CDU.

L’esponente della SPD Thierse ha definito l’appello “espressione della nostra impazienza”. Si è
volutamente evitato di esprimere nell’appello delle richieste concrete. Si tratta piuttosto di suscitare
un ampio dibattito. Von Weiszächer ha sottolineato che l’ecumenismo non riguarda solo “gli addetti
ai lavori, che non si spostano di un millimetro”.

Zollitsch ha ammesso che solo un reciproco riconoscimento delle Chiese è effettivamente troppo
poco. Però rimane il fatto che “se l’unità deve essere costruita solidamente e non sulla sabbia,
l’attenzione agli aspetti concreti non può prescindere dall’accertamento teologico degli elementi
fondamentali.” L’arcivescovo cattolico di Amburgo Werner Thissen ha sottolineato che
nell’ecumenismo sono già stati fatti grandi progressi, in particolare il reciproco riconoscimento del
battesimo. Si è detto contento del fatto che attraverso questo appello l’ecumenismo sia posto
maggiormente all’attenzione pubblica.

La vicepresidente del Bundestag Katrin Göring-Eckardt ha chiesto maggiore pacatezza: “Che ci
lamentiamo delle separazioni e vogliamo superarle è una cosa, e corrisponde anche al desiderio del
mio cuore”, scrive su “Christ & Welt”, l’allegato al “Zeit” (edizione di giovedì). Però aumenta il
ristagno nell’ecumenismo che si lamenta ovunque.”

Il Zentralkomitee der deutschen Katholiken (ZdK, Comitato centrale dei cattolici tedeschi) loda
l’appello, che mostra che l’ecumenismo ha bisogno di segni visibili di progresso. Proprio le Chiese
nel paese della Riforma dovrebbero essere dei precursori in questo senso, ha affermato il presidente
del ZdK Alois Glück.

Il deputato FDP al Bundestag e portavoce dei cristiani nella frazione FDP, Patrick Meinhardt ha
dichiarato che si trova a dover sempre lottare contro la frustrazione delle barriere teologiche che
vengono erette tra le confessioni, mentre la realtà è un’altra. Di fronte a persecuzione di cristiani in
molte parti del mondo, a suo avviso le Chiese dovrebbero superare le divisioni.

Il teologo cattolico Otto Herman Pesch ha smentito giovedì sull’emittente Deutschlandfunk le
dichiarazioni dei rappresentanti delle Chiese, secondo i quali occorrono ancora grandi chiarimenti
teologici in questioni fondamentali. “I chiarimenti argomentativi stanno da decenni sul tavolo”, ha
detto, facendo riferimento al gruppo di lavoro ecumenico di teologi evangelici e cattolici. “Bisogna
soltanto servirsene”.

Pesch ha ammesso che sussistono ancora differenze nel modo di intendere la fede e le chiese tra
cattolici e protestanti. Il problema è però se queste differenze “sono effettivamente tali da dividere
le chiese”, oppure se non siano da considerare esclusivamente come differenze nella spiritualità,
nella costruzione di teorie o in un diverso accento nella vita pratica, “che sono assolutamente
legittime”.