XXVI assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia

Nev, 4 novembre 2012

“Si spezzino le catene della malvagità” (Isaia 58:6) – Pomezia (RM), 1 – 4 novembre 2012

Il pastore metodista Massimo Aquilante riconfermato a presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) . Il nuovo Consiglio FCEI a maggioranza rosa. Votato all’unanimità un documento programmatico dal titolo “Gli evangelici nello spazio pubblico”. La XVI Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) (Roma/Pomezia, 1-4 novembre) questa mattina ha riconfermato a presidente della FCEI il pastore metodista Massimo Aquilante.L’Assemblea ha altresì eletto il Consiglio della FCEI che per i prossimi tre anni vedrà al timone dell’organismo interdenominazionale i valdesi Maria Bonafede (pastora), Adriano Bertolini e Monica Fabbri, la battista Gabriela Lio (pastora), il luterano Riccardo Bachrach, e Lidia Bruno dell’Esercito della Salvezza (pastora).

L’Assemblea, al termine dei lavori – tra gli altri ordini del giorno – ha votato all’unanimità un documento programmatico dal titolo “La presenza evangelica nello spazio pubblico italiano”. Un documento articolato, che di fronte alla grave crisi economica, morale e spirituale, rivendica la vocazione dei protestanti a cercare il bene della città, con al centro la preoccupazione per la promozione di una società più giusta, più laica, più responsabile, più inclusiva e in definitiva più rispettosa delle libertà individuali di tutti. Nella consapevolezza, tuttavia, che “esprimere una voce protestante in uno spazio pubblico sempre più multiculturale e caratterizzato da una crescente pluralità di presenze è una delle maggiori sfide che ci stanno davanti”. Particolare attenzione è riservata al dialogo ecumenico ed interreligioso, ma anche alla necessità, e all’urgenza, di proseguire nell’impegno a favore di un’ampia libertà religiosa in Italia.

Prendendo spunto dal motto dell’Assemblea – “Si spezzino le catene della malvagità” (Isaia 58,6) – il documento, riprendendo alcuni temi affrontati nella tavola rotonda in apertura all’Assemblea, rivolge un forte appello ai politici, alla società civile, e a tutti i cristiani a rispettare quel “patto di cittadinanza” che sta alla base di ogni rapporto di fiducia. Per i protestanti, insomma, solo riscoprendo il valore del patto, inteso come autentico impegno tra chi lo contrae, sarà possibile trovare una via d’uscita dalla profonda crisi in cui versa il paese.

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I protestanti chiedono più politica e passione

Gian Mario Gillio
l’Unità 7 novembre

In controtendenza con il sentimento dominante di antipolitica che il paese sembra attraversare, i protestanti italiani chiedono a gran voce: «non meno politica, ma più politica. Più passione, più responsabilità, più dedizione e più lungimiranza». L’appello è stato lanciato in occasione della XVI Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia che si è tenuta a Pomezia dall’1 al 4 novembre.

Confermato alla presidenza per il suo secondo mandato Massimo Aquilante, pastore metodista, e con lui al timone di questo organismo interdenominazionale i consiglieri valdesi Maria Bonafede, Adriano Bertolini e Monica Fabbri; la battista Gabriela Lio, il luterano Riccardo Bachrach e Lidia Bruno dell’Esercito della Salvezza.

L’Assemblea, al termine dei lavori, ha approvato un documento programmatico (votato all’unanimità) su «La presenza evangelica nello spazio pubblico italiano», che di fronte alla grave crisi economica, morale e spirituale, rivendica la vocazione dei protestanti a cercare il bene della città, con al centro la preoccupazione per la promozione di una società più giusta, più laica, più responsabile, più inclusiva e in definitiva più rispettosa delle libertà individuali di tutti.

E proprio su questi temi si è giocata la partita più importante: spaziando dalla laicità delle istituzioni alla crisi economica e ambientale, alla giustizia sociale, ma anche alla crisi morale e alla corruzione, tre politici – Ignazio Marino (Pd), Flavia Perina (Fli) e Guido Crosetto (PdL) – hanno risposto alle sollecitazioni lanciate da altrettanti protestanti – il teologo valdese Daniele Garrone, il pastore battista Herbert Anders, la filosofa Debora Spini – in occasione della tavola rotonda tenutasi al Piccolo Eliseo di Roma che ha aperto i lavori dell’Assise protestante.
Ne è emerso un utile e proficuo incontro: «i protestanti hanno potuto illustrare cosa intendono quando dicono di voler stare nello spazio pubblico», ha sottolineato Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi della Fcei.

A riprova di questa attenzione per il bene comune, di particolare interesse la sessione plenaria su «Democrazia e informazione oggi», introdotta da Corradino Mineo, direttore di Rainews, alla presenza di Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo, membri del Consiglio di amministrazione della Rai, la cui partecipazione è certamente da iscriversi nella volontà di questi ultimi di incontrare e conoscere direttamente le realtà della società civile e quindi anche le minoranze religiose in Italia.

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Una chiesa laica in una società più sostenibile e inclusiva.

Giampaolo Petrucci
Adista Notizie n. 41 del 17/11/2012

Un forte atto di denuncia e una proposta per il futuro politico e civile del Paese. Questo, in estrema sintesi, l’accorato messaggio del documento conclusivo della XVI Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), che si è tenuta a Pomezia (Rm) dall’1 al 4 novembre scorso, intorno al tema: “Si spezzino le catene della malvagità” (Isaia, 58,6).

«Il nostro Paese vive una crisi molto pesante che sta sottraendo speranze e futuro a molti giovani e che colpisce molte famiglie come mai era accaduto negli ultimi decenni», si legge all’inizio del documento. La situazione è nera sotto ogni punto di vista, affermano i rappresentanti del protestantesimo italiano, e rivela «il fallimento di un modello economico centrato sullo sviluppo illimitato, il massimo consumo, il consumo dissennato delle risorse naturali, la logica del massimo profitto e la speculazione economica». Un’operazione di netta denuncia che si lega al tema dell’incontro nel momento della proposta: «Rompere le catene della malvagità per noi significa annunciare la liberazione che viene dall’Evangelo della grazia. Significa anche denunciare questo modello e questa organizzazione dell’economia globale, impegnando le nostre Chiese a praticare e promuovere un consumo più responsabile ed eticamente e socialmente sostenibile». Denuncia e azione concreta nel quotidiano sembrano essere le parole d’ordine della Fcei in questo documento. E segna la differenza con la cattolicità, il cui “impegno in favore della vita” è inteso in modo radicalmente altro, la lista delle «priorità etiche e sociali da affermare e rivendicare nello spazio pubblico» che le Chiese protestanti si danno in questo difficile passaggio storico per il Paese: «La vigilanza critica sulle scelte politiche ed economiche, lo schieramento dalla parte di chi più soffre le conseguenze della situazione in atto, la difesa di uno stato sociale efficiente e rigoroso, il lavoro giovanile».

Anche dal punto di vista della gestione della cosa pubblica, la visione della Fcei è impietosa: «Di fronte al degrado della politica, a una corruzione endemica, alla scandalosa pratica delle lottizzazioni e degli abusi dei poteri derivanti dalla condizione di eletti dal popolo, dichiariamo il nostro sdegno. Attribuiamo questa deriva dell’etica pubblica allo smarrimento del senso comune dello spirito di servizio e a un sistema che ha alimentato e tollerato abusi, privilegi, furbizie che hanno finito per disgustare tante persone e tanti giovani allontanandoli dalla politica e dalla partecipazione civile». «Sentiamo debole il patto tra eletti ed elettori e persino il patto civile che dovrebbe unire tutti coloro che vivono in Italia». Alla sua ricostruzione dovrebbero cooperare tutte le istituzioni e, anche, tutte le Chiese. Questo l’impegno della Fcei in chiusura della XVI Assemblea.

Molte “le palle al piede” che impediscono al Paese di spiccare il volo. In particolare – proprio per la loro vocazione di soggetti “minoritari” in un contesto politico e culturale fortemente pervaso dalle gerarchie cattoliche – le comunità protestanti rintracciano le «spinte alla confessionalizzazione dello Stato e delle norme civili: pensiamo al dibattito relativo alla legge sulla procreazione medicalmente assistita e alla formulazione finale approvata dal Parlamento; al confronto sul testamento biologico e ai tentativi di vanificarne la portata; agli interventi a largo raggio dei vertici ecclesiastici cattolici a sostegno dell’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici e del privilegio dell’insegnamento religioso cattolico a spese dello Stato». La rivendicazione del «supremo principio di laicità», priorità dei protestanti in Italia, non si risolve però automaticamente con l’allontanamento delle comunità di fede dallo spazio pubblico. E tuttavia, la presenza di tutti i cristiani non può prescindere dall’azzeramento del gioco di privilegi ed esclusioni che ha caratterizzato il dibattito civile e politico italiano sino ad oggi, e allo stato attuale si traduce, innanzitutto, nell’impegno all’approvazione delle Intese con le credenze religiose ancora in discussione e nel cammino verso il «varo di una legge sulla libertà religiosa, finalmente sostitutiva delle vetuste norme sui “culti ammessi”».