Condono tombale dell’Imu, Vaticano «soddisfatto»

Luca Kocci
il manifesto, 20 dicembre 2012

Uno dei primi ad applaudire la decisione della Commissione europea sulla questione Imu-Chiesa – via libera alla nuova normativa italiana e condono tombale sulle tasse ingiustamente non pagate dagli enti ecclesiastici dal 2006 al 2011 ma ormai definitivamente irrecuperabili – è stato ovviamente il cardinal Bagnasco: «Non è un privilegio particolare» ma «un atto di giustizia e di equità» che «accogliamo con molta soddisfazione».

Soddisfazione per vedere chiusa una vicenda che si trascina da anni – da quando i Radicali, a cui sostanzialmente l’Europa ha dato ragione nel merito dicendo che la legislazione italiana era «incompatibile con le regole Ue», denunciarono l’Italia all’Europa per gli aiuti di Stato alla Chiesa –, e soprattutto perché si rafforza il favore, e le speranze, con cui il presidente della Cei e la parte maggioritaria delle gerarchie ecclesiastiche e del mondo cattolico istituzionale vedono una discesa in campo di Monti alle prossime elezioni.

Caduto Berlusconi, scaricato dai vescovi dopo anni di sostegno cieco ed incondizionato, la Cei si è messa subito al lavoro per incoraggiare la costruzione di un centro(-destra) senza il Cavaliere, animando gli incontri di Todi, a cui partecipavano alcune fra le più importanti associazioni cattoliche attive nel sociale (dalle Acli alla ciellina Compagnia delle Opere, alla Cisl) e diversi ministri del governo “tecnico”, a cominciare dal leader della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.

Con Monti il feeling c’è stato fin da subito. Bagnasco non ha perso occasione, soprattutto durante le assemblee delle Cei alla presenza di tutti i vescovi, di lodare l’operato del governo. E Monti – e con lui tutto il suo governo ad alta densità cattolica, dal ministro della Salute Balduzzi (Azione cattolica) a quello della Cultura Ornaghi (Università Cattolica), oltre a Riccardi – non ha mancato di corrispondere con una serie di provvedimenti: il ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che ha bocciato la legge 40 sulla fecondazione assistita, l’ulteriore finanziamento (223 milioni) alle scuole paritarie per lo più dell’infanzia e la nuova normativa sull’Imu che, sebbene il via libera dell’Ue, secondo il Consiglio di Stato contiene ancora molti elementi di ambiguità.

I timori della Cei in vista delle elezioni sono chiari: il rischio di una vittoria del centro-sinistra, con Bersani alleato di Vendola. E allora l’insistenza martellante sui «valori non negoziabili» (tutela della vita dal concepimento alla morte naturale – no aborto e no testamento biologico –, famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna – no coppie di fatto e no unioni gay –, scuola cattolica) per mettere i paletti a sinistra, e pressing su Monti, mandando avanti le associazioni e i “laici”: Riccardi e Andrea Olivero, presidente delle Acli, che proprio ieri, come largamente atteso, si è dimesso dall’associazione (la cui base è da mesi in rivolta contro il collateralismo montiano di Olivero), annunciando di assumersi «il rischio di un impegno diretto in politica». Saranno entrambi candidati nella lista di Montezemolo, e la Cei, che ha mobilitato anche il quotidiano Avvenire, spera che ci sia anche Monti, come peraltro fatto intendere ieri da Casini, Montezemolo e Riccardi al termine di un incontro con il premier. E comunque, per percorrere tutte le strade, nei giorni scorsi il cardinal Ruini, predecessore di Bagnasco alla guida della Cei, ha incontrato Alfano.

Ostili rimangono solo i cattolici di base e la galassia dei cattolici democratici riuniti nella rete Costituzione Concilio Cittadinanza che bocciano senza appello il progetto Cei-Monti-Montezemolo-Riccardi: è un’operazione «gradita ai poteri forti dell’economia e della società».