La Cei ai cattolici in politica: al nostro segnale scatenare l’inferno

Castruccio Castracani
www.cronachelaiche.it

Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. E di duri nell’episcopato italiano ce n’è più d’uno, per non dire parecchi. Forse quasi tutti, ma non tutti. Che magari qualche colomba, inopinatamente sfuggita alla selezione naturale, si trova anche lì. Ai duri piace che fin da subito le regole siano chiare, addirittura manichee e non ci sia possibilità di fraintendimenti.

Nel giro di pochi giorni, dal 22 al 24 di gennaio, si sono schierati tre pezzi da novanta: Bagnasco, Bertone e Avvenire che sono intervenuti sulla questione delle elezioni italiane. Il senso del messaggio è stato chiaro e incardinato su due punti focali: “cattolici andate a votare” ed “eletti cattolici siate uniti nel difendete principi della Chiesa”. A prescindere dagli schieramenti. Che poi quello che dà la cifra della richiesta del coinvolgimento sta tutto in quel “a prescindere”. Che è un po’ come dire: “andate pure a giocare nella squadra che volete ma quando il commissario tecnico chiamerà per le partite importanti si giocherà tutti con la stessa maglia”.

Il ruolo dell’allenatore, come sempre, lo ricopre Avvenire che nell’articolo del 23 gennaio dal titolo Cattolici in lista, determinati a incidere, spiega con chiarezza lo schema di gioco per i futuri eletti. Sembra quasi di vedere Josè Mourinho alla lavagna.

Schema 1: attenzione al “rischio del fiore all’occhiello”. Che poi sta a significare: se vi scostate dalle indicazioni d’oltre Tevere allora vi state facendo strumentalizzare. E questo non piace all’episcopato. A corollario si può aggiungere che la metacomunicazione, apparentemente innocente nel tono è assai dura nella sostanza: “non potete pensare in indipendenza. O seguite il dettato vaticano o si intende che deboli come siete vi stanno strumentalizzando”. Che non è proprio un bel dire e neanche un bel apprezzamento.

Schema numero 2: «Impegno plurale agenda comune». I cattolici devono essere capaci di «vivere la tornata elettorale come comunità che discute in pubblico delle priorità del Paese offrendo le proprie proposte» (Gennaro Iorio, sociologo del movimento dei Focolari). Ovvero al momento opportuno si dismette la casacca del partito e si indossa quella bianca e gialla della nazionale vaticana. Per il ruolo di regista sembra sia stato scelto il non chierico Gennaro Iorio, sociologo di riferimento dei focolarini. Che a definirlo laico gli si può far torno e magari se ne adombrerebbe.
Schema numero 3: lo spogliatoio. Naturalmente per tenerlo unito occorrono forti parole d’ordine e quindi cosa c’è di meglio che far cadere con nonchalance qualche briciola di sospetto sugli altri compagni del partito in cui si è eletti?

E così Avvenire butta lì una frasetta che recita in questo modo: «In lista per Monti, accanto a presenze di chiara impostazione laica – laicista in taluni casi – una pattuglia di cattolici interessanti». Che sembra sottintendere: «Ascoltate: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Perciò siate prudenti come serpenti e semplici come colombe» (Matteo 24, 15-25). Del resto è quello che riesce loro meglio. Essere prudenti come serpenti e semplici come colombe. E non solo. E quindi alla bisogna ancora di più essere uniti tra tutti al di là delle divisioni di partito.

Ovviamente le raccomandazioni non sono rivolte solo ai giocatori ma anche al vasto pubblico degli elettori su cui fa leva Bagnasco dicendo con tutta l’innocenza di cui è capace: «La Chiesa non si schiera, il suo schieramento è quello dei principi fondamentali perché i temi etici sono alla base di tutti gli altri problemi». In realtà sull’etica di certi comportamenti c’è tanto da discutere. Ma transeat. Par di risentire i don Camillo che negli anni della Guerra fredda rivendicavano la loro distanza dalla politica invitando i fedeli a votare per quei partiti che fossero democratici e anche cristiani. Insomma, democristiani. Nulla di nuovo dunque sotto il sole.

Qualcuno probabilmente, sapendo dell’articolo di Avvenire e delle dichiarazioni dei due cardinali, si indignerà, si scandalizzerà e griderà alla subdola ingerenza della Chiesa nelle cose italiane. Ma non è la Chiesa che è ingerente. L’episcopato fa il suo mestiere. Nulla di più nulla di meno. La questione è che tutti i partiti, poiché i cattolici impegnati in politica sono sparsi negli schieramenti come il sale nel mare, li candidano a prescindere e, in verità, sono loro, i partiti, che si fanno strumentalizzare.

Emblematico il caso di Augusta Sorriso e di Teresa Restifa. Entrambe fanno parete di Mcl (Movimento cristiano lavoratori), la prima si candida con la lista Monti nel nord America e la seconda con Berlusconi in Australia. Delle due l’una: o non centrano nulla l’una con l’altra in Mcl o stanno semplicemente facendo dell'”entrismo”. E la seconda detta è quella giusta.

D’altra parte è sempre stata caratteristica del cattolicesimo – termine che deriva dal greco καθολικός e significa “generale” o “universale” – quella di sapere occupare ogni spazio e anche i più piccoli interstizi in tutti i livelli sociali.

Grande capacità di marketing: il giusto prodotto per ogni segmento di mercato. Così si ha più possibilità di controllo politico e, dividendo il rischio come ben insegnano in Bocconi, si ha meno possibilità di fallire e si controlla meglio il mercato. Ecco perché la vecchia Balena bianca non tornerà più.