Le reazioni nel mondo protestante all’elezione di papa Francesco

www.rbe.it, 14 marzo 2013

Francesco???
Sergio Rostagno

Quando nei giorni scorsi vedevo alla televisione una persona intervistata in Piazza san Pietro proporre per il nuovo Papa il nome Francesco, dicevo subito a chi mi stava vicino: questo è impossibile. Nessun Papa avrebbe la faccia tosta di attribuire a sé un nome di questo stampo, per ragioni storiche e ideali.

La figura di Francesco resta nella storia della Chiesa una figura troppo distinta e autorevole perché proprio un Papa possa con un gesto di annessione farla tranquillamente sua. Esistono figure diverse nella storia e quella di Francesco d’Assisi sta bene in quanto attesta una dimensione sua propria. Proprio il cattolicesimo è fatto di queste tensioni. Le dissonanze giovano alla dialettica storica e spirituale.

Ciapa lì (piemontese). Il primo papa gesuita (così è stato detto) si è imposto il nome Francesco, smentendo in un colpo ogni remora. Il potere papale si estende anche ai nomi e può far suo, senza alcun rispetto, tutto ciò che decide di fare suo.

C’è stato un bell’episodio però alla presentazione del nuovo vescovo di Roma, quando il neoeletto ha chiesto al popolo di Piazza san Pietro prima di tutto un momento di preghiera per lui. Questo è serio e bello.

Il resto è risaputo. Ciò che piace sono le folle acclamanti, indistinte, cui è facile affibbiare il nome di Popolo di Dio (questo accade anche in politica, con altri nomi). Ma non è tutto qui, neppure il cattolicesimo. Il popolo è fatto di persone. Un intenso lavoro di sensibilizzazione e di ripresa profonda dei temi del cristianesimo può continuare in vari continenti. Vedremo fino a che punto le diverse sensibilità religiose e non religiose potranno incontrarsi. Parallelamente c’è dappertutto nel mondo un grande bisogno di diaconia, di aiuto. Sono due cammini paralleli che interessano tutte le religioni.

Ci auguriamo che sia possibile incontrarsi con i cattolici in piena fratellanza, senza il sospetto che il potere papale sempre e ovunque si preoccupi di far sentire il suo peso.

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Fulvio Ferrario
coordinatore della Commissione ecumenica delle chiese battiste, metodiste e valdesi

“Come tutti i cristiani partecipiamo nell’intercessione a questa fase importante della vita della chiesa di Roma”: queste le parole con cui il teologo valdese Fulvio Ferrario, coordinatore della Commissione ecumenica delle chiese battiste, metodiste e valdesi, ha accolto l’elezione del nuovo papa.  “Certamente il saluto che Francesco ha rivolto alla città di Roma e al mondo suscita viva simpatia – ha proseguito il teologo -. Ritengo poterebbe essere onorato da commenti che mantengano la stessa sobrietà. Constato che una volta ancora così non è stato. Le analisi chilometriche e dettagliate che già abbiamo subito relativamente a questo o quel particolare sull’autopresentazione di Francesco sono a dir poco premature. Avremo tutto il tempo di dialogare con lui nelle forme che si mostreranno più feconde” (NEV).

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Paolo Ricca, teologo valdese

Sull’elezione del nuovo papa è intervenuto il professor Paolo Ricca, teologo valdese e da sempre impegnato nel movimento ecumenico. Di seguito la sua dichiarazione:
“La prima impressione del nuovo papa è certamente positiva. Da un punto di vista protestante il papa è sempre il papa, la cui autorità si fonda sul mito del primato di Pietro. Fatta questa premessa, devo dire che papa Francesco si è presentato bene. Tre in particolare sono gli elementi positivi che mi hanno colpito.
Prima di tutto l’insistenza sulla categoria del ‘vescovo di Roma’ con cui si è ripetutamente definito senza mai pronunciare la parola ‘papa’. La dimensione della chiesa locale, di una diocesi specifica, viene prima della funzione e della pretesa di pastore universale, particolarmente problematica in campo ecumenico. In questo modo il nuovo papa afferma anche che la sua azione nella diocesi di Roma sarà lo specchio, il banco di prova della sua funzione universale.
Il secondo punto è il nome scelto, Francesco. E’ un nome impegnativo e promettente, se effettivamente corrisponde a un programma. Francesco richiama una scelta di evangelicità radicale, il vangelo ‘sine glossa’, cioè senza commenti, senza orpelli, senza aggiunte.
Infine, è stato particolarmente significativo il fatto che il nuovo papa abbia chiesto la benedizione dei fedeli prima di essere lui a benedire loro. E’ un gesto che introduce l’idea di reciprocità come base delle relazioni all’interno della chiesa.
Certo, tutte queste buone premesse andranno verificate nei fatti, ma per il momento le riceviamo come delle promesse, quindi in speranza”. (NEV)

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Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC:

Un saluto ecumenico e l’assicurazione di un dialogo e di una collaborazione con la Chiesa cattolico romana che continuerà con il nuovo pontefice. E’ quanto il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ha espresso ieri sera nel suo messaggio di congratulazioni rivolto al nuovo papa, Francesco. Tveit ha sottolineato due elementi fondamentali nell’elezione del nuovo papa. Prima di tutto il fatto che, nella persona del cardinal Jorge Bergoglio, sia salito al soglio pontificio un “pellegrino della giustizia e della pace, che ha vissuto una vita semplice e riflette la passione per la giustizia sociale e l’innalzamento dei poveri”. Una prospettiva, quella del nuovo papa, che sprona anche il CEC a “riaffermare il proprio impegno per la giustizia e la pace”. In secondo luogo, è di particolare significato che Francesco I sia il primo papa a provenire dal Sud del mondo. “Oggi la grande maggioranza dei cristiani vive nel Sud del mondo e la loro proporzione è destinata a crescere ancora – ha affermato Tveit – Questo cambiamento ha già avuto un impatto importante sul mondo cristiano. E’ in questo contesto che dobbiamo muoverci ed è in questo contesto che vogliamo lavorare insieme per affrontare i grandi ed urgenti bisogni di tutti i popoli e di tutte le persone” (NEV).

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Guy Liagre, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK)

“L’elezione di un papa proveniente dall’America Latina è giunta come una sorpresa, e tuttavia mostra la crescente importanza di questa regione nella chiesa cattolica e nel mondo”. Lo ha dichiarato il pastore riformato Guy Liagre, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), che si è congratulato con i cardinali per questa storica decisione. Papa Francesco è infatti il primo pontefice a provenire dall’emisfero meridionale e, per questo, Liagre ha espresso la fiducia che il nuovo papa potrà aiutare la chiesa ad essere più vicina agli abitanti delle aree più povere della terra dove vivono la maggior parte dei cristiani e dei cattolici. “L’elezione di papa Francesco sembra suggerire il rinnovamento di una chiesa sotto pressione su molti fronti – ha aggiunto Liagre che ha poi concluso: “La KEK pregherà per lui e per tutti i fratelli e le sorelle cattoliche romane in ogni parte del mondo affinché papa Francesco possa essere un testimone di speranza, giustizia, pace e riconciliazione”. (NEV)

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Michael Bünker, segretario generale della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE)

Congratulazioni al nuovo papa sono giunte anche dal vescovo luterano austriaco Michael Bünker, segretario generale della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE). “Mi rallegro insieme alla chiesa sorella per la rapida e convincente decisione”, ha detto a caldo Bünker, che dal nuovo papa si augura quell’”apertura ecumenica” caratteristica della teologia gesuitica. Non esclude pertanto nuovi progressi dell’ecumene “verso più dialogo e più atti a favore di una comunione maggiore”. Per Bünker il nome scelto da Bergoglio è senz’altro indice di una rinnovata voglia di riforma (NEV).

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Gottfried Locher, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES)

L’augurio espresso dal presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES), il pastore riformato Gottfried Locher, è che papa Francesco possa “costruire ponti” come indica la sua stessa funzione, quella cioè di pontefice. “Ponti tra Nord e Sud del mondo, tra ricchi e poveri, ma anche tra le nostre chiese”, ha detto Locher, facendo riferimento alla figura storica di Franscesco d’Assisi, la cui autorevolezza mosse non dalla gerarchia, bensì dalla preghiera. (NEV)

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Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia

“Ho ammirato il modo in cui papa Francesco si è presentato al popolo dei fedeli, con l’umiltà di chi ha piena consapevolezza della responsabilità di cui è stato investito: una responsabilità anche molto umana, incoraggiata non per ultimo dal segno riformatore espresso nella dimissione di Benedetto XVI”. Sono queste le prime dichiarazioni rilasciate dal pastore Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), ieri sera immediatamente dopo l’elezione del nuovo papa. “Il primo gesto del nuovo pontefice, inginocchiarsi per chiedere il sostegno e la benedizione dei fedeli, è stata espressione di vero spirito evangelico – ha proseguito Milkau -. Un modo di testimoniare la fede che ci è molto vicino e, da luterano, esprimo la speranza che ciò sia il preludio di un dialogo rinnovato e aperto, all’insegna dell’ecumene che da sempre caratterizza i rapporti tra la nostra Chiesa e la Chiesa cattolica”(NEV).

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Federazione luterana mondiale A livello internazionale, la Federazione luterana mondiale (FLM) ha salutato il nuovo leader della chiesa cattolica romana, esprimendo ai fedeli cattolici la gioia dell’intera comunione luterana. Il vescovo Munib Younan e il pastore Martin Junge, rispettivamente presidente e segretario generale della FLM, hanno sottolineato come il nuovo papa sia stato chiamato “a servire la chiesa in un tempo in cui le relazioni tra luterani e cattolici sono cresciute nella comprensione reciproca e nella testimonianza comune non solo a livello locale ma anche internazionale”. Per questo è importante che il dialogo tra le due confessioni continui. Younan e Junge hanno poi espresso la certezza che papa Francesco porterà nel suo pontificato la ricca esperienza pastorale vissuta in Argentina, passata attraverso “la dittatura dei generali, un collasso economico dovuto al debito estero, la violenza sociale e la distruzione ecologica”(NEV).

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Nilton Giese, segretario generale del Consiglio delle chiese dell’America latina (CLAI)

“Ci congratuliamo con Francesco, il primo papa latinoamericano”. E’ questa la prima dichiarazione rilasciata dal pastore Nilton Giese, segretario generale del Consiglio delle chiese dell’America latina (CLAI), alla notizia dell’elezione del nuovo pontefice. “Conosciamo il lavoro del cardinale Bergoglio nella diocesi di Buenos Aires – ha dichiarato Giese – e apprezziamo la sua particolare sensibilità e impegno per i problemi sociali e per il dialogo ecumenico” (NEV)

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Antonio Carlos Alfredo Duarte Voekler, presidente della Chiesa evangelica del Rio de la Plata

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Un giudizio simile è stato espresso dal pastore Antonio Carlos Alfredo Duarte Voekler, presidente della Chiesa evangelica del Rio de la Plata. Sottolineando il dato storico del primo papa sudamericano, Voekler ha espresso la fiducia che “l’esperienza pastorale di Bergoglio aiuterà il nuovo papa a promuovere una nuova visione a favore di coloro che soffrono persecuzioni e marginalizzazioni di ogni tipo” (NEV).