I riflettori non fanno luce di L.Muraro

Luisa Muraro
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L’uomo che è stato eletto vescovo di Roma e porta un nome che sembra un re di Francia, viene da un paese, l’Argentina, e da un tempo, gli anni Settanta del secolo scorso, che furono funestati da una feroce dittatura anticomunista. Tutte e tutti gli abitanti di quel paese ne portano inevitabilmente i segni, anche lui. Lui, personalmente, era avverso al comunismo e questa circostanza, che nessuno può imputargli come una colpa, ha avuto delle conseguenze sul suo comportamento che alcuni gli imputano come errori e colpe.

L’uomo che è stato eletto vescovo di Roma è un uomo di sesso maschile, educato in una Chiesa ancora patriarcale e in una cultura prevalentemente sessista. La sua storia personale parla di alcune qualità cristiane, ma sul punto cui sono sensibili le femministe, purtroppo finora non c’è niente da segnalare che lo faccia risaltare in positivo. In ciò, il grande santo di cui J. M. Bergoglio ha preso il nome, forse che era molto diverso? No: povero e umile, sì, ma a Chiara d’Assisi impose la reclusione monacale, contro il progetto di lei che era di andare in giro con le sue compagne a mendicare e insegnare.

Queste mie parole vorrebbero essere di aiuto a trovare una giusta misura dei sentimenti verso il nuovo papa. La misura è personale, secondo le scelte e le esperienze, ma cerchiamo di decantare le emozioni indotte dalla televisione così come le ostilità precostituite, per fare posto a un presente migliore anche per lui, se possibile. Senza scambiare i riflettori per lumi di lassù.