Segnali di fumo

Giorgio Siculo
www.nuovosoldo.it

Nel terzo millennio si può ancora parlare con i segnali di fumo come facevano gli indiani d’America. Proprio dal fumo bianco che veniva fuori da un comignolo, il mondo intero ha appreso che era stato eletto il nuovo vescovo di Roma. Dopo il fumo abbiamo potuto vedere il nuovo Papa che si è materializzato nella persona dell’arcivescovo di Buenos Aires cardinale Bergoglio. E il nuovo pontefice da subito ha cercato di dare dei segnali, anche nel modo di vivere la sua quotidianità. Certamente i primi segnali non saranno piaciuti a tanti membri della gerarchia ecclesiastica, anche se tanti vescovi e prelati si sono sperticati in commenti trionfalistici sull’elezione del nuovo Papa.

Vescovi da sempre conservatori sono diventati “progressisti”, hanno cominciato a parlare di Chiesa dei poveri e sono diventati tutti imitatori del poverello di Assisi. Perfino il cardinale Bagnasco (ufficialmente per rispetto nei confronti del nuovo Papa) non ha tenuto il consueto discorso politico (mai religioso) al comitato permanente dei vescovi italiani. Una forma di captatio benevolentiae (leggasi ruffianamento) per saltare subito sul carro del vincitore. Ma torniamo ai segnali di fumo che ci portano ad essere ottimisti, anche se non sottovalutiamo trappole che Papa Francesco incontrerà sul suo percorso e tentativi di tipo gattopardi ano che certo non mancheranno.

Dai primi segnali di fumo, come abbiamo già scritto, comincia a intravedersi una ecclesiologia diversa rispetto al passato, molto vicina ai contenuti del Concilio Vaticano II. Quando il nuovo Papa riesce ad uscire dalla gabbia dei testi già scritti, parla liberamente ispirandosi alla sua prassi pastorale.

Viene fuori una persona non presuntuosa e particolarmente attenta ad un pensiero rinnovatore che da tanto tempo esiste anche nella Chiesa cattolica e non solo in essa. Un vescovo in ascolto e che cerca di ascoltare il suo popolo che è fatto di semplici fedeli, ma anche di teologi e di tante forme di spiritualità.

Papa Bergoglio ha fatto capire con chiarezza i motivi per cui, per la prima volta nella storia della Chiesa, ha deciso di chiamarsi Francesco, perché Francesco d’Assisi è il santo che ha scelto la povertà e i poveri ma anche la pace e la cura del creato.

Ma proprio in questi ultimi anni, un grande teologo della teologia della liberazione, il francescano Leonardo Boff, ha parlato di una teologia della cura del creato, della cura della madre terra, costruendo di fatto una teologia che potremmo anche definire “ecologica”. E la stessa cosa ha fatto un altro grande teologo tedesco dei nostri tempi, il teologo luterano Moltmann, parlando di “custodia” del creato con il superamento di un mondo solo antropocentrico.

Ma Papa Francesco ha parlato anche di misericordia, citando un concetto centrale del Vangelo e ha detto esplicitamente di essere stato influenzato da una recente opera teologica del cardinale tedesco Walter Kasper in questi giorni arrivata in libreria in edizione italiana pubblicata dalla casa editrice Queriniana. Un’opera di un grande teologo sulla “civiltà della misericordia”. Un teologo che, nel suo volume, si ispira al discorso profetico sulla misericordia pronunciato da Giovanni XXIII, l’11 ottobre 1962 per l’inaugurazione del Concilio e poi ripreso anche da Giovanni Paolo II e dallo stesso Benedetto XVI.

Ma anche nella teologia e nella prassi dell’islamismo Dio viene sempre nominato come clemente e misericordioso. Tutti segnali, come è evidente, che attingono al meglio del pensiero teologico contemporaneo e che fanno bene sperare. E vogliamo anche sperare che finalmente il nuovo pontefice possa garantire la piena libertà della ricerca teologica che anche in tempi recenti è stata repressa.

Centrale ci è sembrato anche il discorso sulla Chiesa “confessante”. Non sempre le Chiese cristiane sono state confessanti. Anzi spesso non lo sono state. Questo discorso vale per la Chiesa cattolica ma anche per le Chiese ortodosse e le altre Chiese cristiane della riforma. Durante il nazismo solo una piccolissima parte della Chiesa luterana tedesca è stata chiesa confessante.

Oggi, in un mondo in cui prevale l’oppressione dell’uomo sull’uomo, anche quella economica, è indispensabile una teologia della liberazione che diventi, nelle Chiese, confessione e testimonianza da parte di tutti i credenti. Un altro segnale importante ci è sembrato quello contenuto nel discorso rivolto ai cristiani non cattolici, agli ebrei, ai musulmani e ai rappresentanti di altre religioni non monoteiste per arrivare anche ai non credenti.

Un discorso scritto di grande apertura in cui ci è sembrato comunque di intravedere ancora un retaggio di una vecchia impostazione rispetto alle altre Chiese cristiane. Il Papa si rivolge ai delegati “delle Chiese ortodosse orientali e delle Comunità ecclesiali di occidente”. Ma dovrebbe essere ovvio che le Comunità ecclesiali non sono diverse dalle Chiese. Forse rimane ancora quella distinzione ratzingeriana tra Chiese ortodosse, Chiesa anglicana e Comunità cristiane protestanti che non vengono definite Chiese?

Vogliamo pensare che il nuovo Papa consideri “Chiese” tutte le comunità cristiane spianando la strada per l’unità della Chiesa di Cristo. Ancora in questo discorso vi è un punto di grande rilievo quando si continua a parlare di “amare e custodire il creato”.

E infine, quando Papa Francesco parla di “tenere viva nel mondo la sete dell’assoluto”, non dimentica la materialità dell’uomo e dei suoi bisogni essenziali, dicendo che non bisogna permettere che “prevalga una sola dimensione, secondo cui l’uomo si riduca a ciò che produce e a ciò che consuma, è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo”.

L’uomo sfruttato che perde la propria dignità e che diventa merce. Ne aveva parlato in tempi piuttosto recenti Marcuse, ma anche prima il buon Max. Padre Bergoglio, uomo in ascolto (almeno per il momento così pare), forse avrà anche imparato qualcosa dalla sua datrice di lavoro (perché da giovane il papa ha anche lavorato) che era una militante comunista.

Ritengo comunque che vedremo un nuovo inizio per la Chiesa e che non dipende solo dal Papa ma da tutti gli uomini di buona volontà. Questi segnali di fumo ci piacciono e staremo sempre a guardare l’orizzonte come “Cavallo pazzo” e “Toro seduto”.