Giuda, mio fratello di V.DellaSala

Vitaliano Della Sala
Adista n. 13/013

ANNO C-28 aprile 2013-V DOMENICA DI PASQUA – At 14,21b-27 Sal 144 Ap 21,1-5a Gv 13,31-33a.34-35

“Nostro fratello Giuda” è il titolo dell’omelia che don Primo Mazzolari fece il giovedì santo del 1958. È troppo facile scaricare su Giuda tutto il male possibile, è liberatorio, come se lui si fosse caricato del peggio dell’umanità, lasciando a noi tutto il bene. È troppo comoda la figura di Giuda, sulla quale addossare le azioni più malvagie che l’uomo sa partorire. Come se noi non tradissimo mai l’amore; come se quel peccato dei progenitori fosse l’unico e non il primo di tanti che tutti ripetiamo; come se noi non uccidessimo mai, come Caino, i nostri fratelli con le guerre, con il disinteresse, con l’impoverimento, con la non condivisione. Siamo un po’ tutti Giuda, e lui ci rappresenta bene tutti. Anche noi tradiamo i poveri, gli amici, le persone che ci amano e che dovremmo amare, e ipocritamente ci illudiamo di non raggiungere mai il tradimento di Giuda, dimenticando che se “Dio è amore”, basta tradire l’amore per tradire Dio. Giuda almeno, col suo gesto estremo, ha avuto la sincerità di ammetterlo.

Ci è stato insegnato ad odiare Giuda, a non cercare giustificazioni per lui, e godiamo quando il Vangelo ci racconta che si è impiccato: ben gli sta, ha tradito il povero Gesù! Noi gli stringeremmo volentieri la corda intorno al collo; come noi, proprio noi, lapideremmo l’adultera e protesteremmo più del figlio maggiore della parabola del padre misericordioso. Tutti a parole diciamo che ci fanno schifo il sacerdote e il levita che scendono da Gerusalemme a Gerico e non prestano assistenza all’uomo lasciato mezzo morto dai briganti sul ciglio della strada, e sempre a chiacchiere tessiamo gli elogi del “buon samaritano”; ma lungi da noi comportarci come lui quando ci capita l’occasione di essere prossimo per l’altro. E ci è antipatico il fariseo che spavaldo, nel tempio, si vanta della sua bontà, mentre ci intenerisce il povero pubblicano prostrato e umiliato, ma non ammetteremo mai di assomigliare più al primo che al secondo. Siamo un po’ tutti come l’evangelista Giovanni, che non nasconde il disprezzo verso il collega apostolo, non perde occasione per accusarlo di insensibilità, di doppiezza e di furto, solo per pregiudizio, senza portare una sola prova.

Invece, paradossalmente, dovremmo essere un po’ più grati a Giuda che, in qualche modo, con il suo tradimento ha permesso a Gesù di salvarci: felice tradimento – parafrasando l’Exultet pasquale – che meritò di avere un così grande redentore!
«Così la scena si cambia – diceva don Mazzolari in quel giovedì santo – domani sera qui, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli, c’è la croce di Cristo; c’è un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro. Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Perdonatemi se vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, non abbia fatto strada nel suo povero cuore. Forse è il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni nel Regno di Dio. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia». C’è veramente da sperare che, nonostante tutto, Gesù chiami amico anche ciascuno di noi.

L’amore di cui parla Gesù nell’ultima Cena, non è una teoria, né una dottrina; è un gesto concreto di servizio: «Come io ho amato voi»; Gesù non sta parlando dell’amore che manifesterà il giorno seguente sulla croce, ma di quello che ha già realizzato quando ha lavato i piedi agli apostoli, compreso Giuda. Un amore che si fa servizio, è il segno di riconoscimento della comunità cristiana. Amore smisurato verso tutti, anche verso Giuda, è la sfida dei cristiani per cambiare il mondo.