A 50 anni dall’enciclica ‘Pacem in terris’

Giorgio Nebbia
La Gazzetta del Mezzogiorno, 11 aprile 2013

L’enciclica “Pacem in terris”, appariva cinquant’anni fa, in un periodo di grandi tensioni internazionali. Le due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, si confrontavano duramente in una gara rivolta ad avvertire il possibile avversario della propria potenza militare, soprattutto nucleare. Dopo l’esplosione sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, nel 1945, delle prime due bombe atomiche, bombe “piccole”, con una potenza distruttiva equivalente a quella di “appena” 15.000 tonnellate di tritolo, peraltro sufficienti a uccidere centomila persone, le due superpotenze avevano costruito bombe nucleari sempre più potenti; ormai non si trattava più soltanto delle bombe a fissione a uranio o plutonio, ma di bombe H a fusione, con potenze distruttive equivalenti a quelle di milioni di tonnellate di tritolo, o megaton, come si diceva allora.

Fra l’agosto e il settembre 1962, prima della crisi cubana dell’ottobre, l’Unione Sovietica aveva fatto esplodere nell’atmosfera ben sette bombe H di potenza fra 20 e 10 megaton. Nel corso del 1962 erano state fatte detonare nell’atmosfera complessivamente 100 bombe nucleari, circa metà americane e metà sovietiche. Missili intercontinentali avrebbero potuto portare tali bombe su qualsiasi città del mondo e in quegli anni gli arsenali mondiali contenevano circa 40.000 bombe nucleari. Nelle grandi città americane gli abitanti costruivano rifugi antiatomici, anche se era ben chiaro che sarebbero serviti a poco in caso di un bombardamento reale; lo mostravano alcuni film che circolavano in quegli anni sessanta. In tutto il mondo si stavano moltiplicando dei movimenti che chiedevano la pace e il disarmo nucleare, inascoltati dai governanti americani e sovietici per cui la pace poteva essere assicurata soltanto facendo sapere all’avversario che un attacco nucleare sarebbe stato seguito da un contro-attacco ben più disastroso. La chiamavano deterrenza.

L’11 aprile 1963, cinquant’anni fa, Giovanni XXIII, quando era già ammalato e sapeva vicina la morte che sarebbe arrivata il 3 giugno successivo, raccolse tutte le forze per far sentite la sua autorevole voce con l’enciclica “Pacem in terris” rivolta non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà; un messaggio che voleva indicare come raggiungere la pace secondo giustizia e rispetto reciproco, l’enciclica della “dignità umana”. Con questo titolo nei giorni scorsi l’evento è stato ricordato a Roma in una grande assemblea di centinaia di associazioni e gruppi.

L’appello del Papa alla pace seguiva di pochi mesi il momento forse più alto della tensione internazionale, quell’ottobre 1962 nel quale l’umanità è stata alla soglia della III guerra mondiale, questa volta nucleare. L’Unione Sovietica aveva inviato dei missili con testata nucleare nell’isola di Cuba, a pochi chilometri dal territorio degli Stati Uniti. In un frenetico scambio di messaggi il presidente americano Kennedy cercò di convincere il segretario generale sovietico Krusciov a ritirare tali missili, minacciando come ritorsione una guerra nucleare. In quelle ore il Papa Giovanni XXIII ebbe un ruolo fondamentale (peraltro omesso nel film “Tredici giorni” che racconta tali eventi), Attraverso contatti segreti fu deciso che la tensione si sarebbe allentata se il Papa lo avesse chiesto pubblicamente. Il 25 ottobre 1962, a mezzogiorno, Giovanni XXIII inviò attraverso la radio un messaggio in francese che fu ripreso da tutti i giornali anche nell’Unione Sovietica; un bellissimo appello di poche righe che si chiudeva con l’appassionata invocazione “Pace ! Pace !”.

L’intervento del Papa fu determinante per la decisione di Krusciov di ritirare i suoi missili da Cuba in cambio dell’impegno americano di ritirare i propri missili dalla Turchia e dalla Puglia. Si proprio: la Puglia fu inconsapevole parte in quella tensione, con i trenta missili Jupiter con testate nucleari puntati, dalle campagne murgiane, verso i paesi comunisti. Passata la crisi cubana, tuttavia, le esplosioni di bombe nucleari nell’atmosfera continuarono anche nei primi mesi del 1963 e questo spinse Giovanni XXIII a scrivere l’enciclica di mezzo secolo fa, l’invocazione della pace, il bene che tutti gli uomini di buona volontà chiedono, o almeno dovrebbero chiedere.

La “Pacem in terris” ricordava che la pace è compromessa da tensioni internazionali le cui radici affondano negli stridenti contrasti fra i popoli dovuti alla violazione di molti diritti fondamentali: il diritto ad un tenore di vita dignitoso, alla alimentazione, a cure mediche, a servizi sociali, all’istruzione, al lavoro, a condizioni di lavoro non lesive della sanità fisica e ad una retribuzione conforme alla dignità umana. In quegli anni su una popolazione mondiale di poco più di tre miliardi di persone, circa due miliardi vivevano in paesi da poco liberati dalla condizione coloniale o in condizioni di miseria e sottosviluppo e aspiravano, anche con la violenza, a conquistare quei diritti che il Papa riconosceva come fondamentali e naturali.

Fra questi il diritto di consentire ai poveri, nei paesi industrializzati e in quelli sottosviluppati, di migrare verso condizioni migliori, di non essere oggetto di discriminazioni razziali, quelle che allora sopravvivevano perfino nei civilissimi Stati Uniti, i diritti di parità delle donne e il diritto delle classi lavoratrici a progredire. L’enciclica continuava elencando “i segni dei tempi”: diritti dei deboli ma anche doveri dei governanti e dei poteri pubblici di soddisfare i bisogni fondamentali dei loro cittadini secondo il fine del “bene comune”, la ragion d`essere dei poteri pubblici. Poiché tutti gli esseri umani sono uguali e non esistono esseri inferiori e superiori per natura, i poteri pubblici hanno il dovere di assicurare servizi esenziali, trasporti, comunicazioni, acqua potabile, abitazioni, assistenza sanitaria, istruzione. E giustizia: a questo proposito il Papa cita la frase di Sant’Agostino: “Abbandonata la giustizia, a che si riducono i regni se non a grandi latrocini ?”.

Un lungo capitolo dell’enciclica “Pacem in terris” è dedicata al disarmo e ai pericoli della moltiplicazione delle armi di distruzione di massa, specialmente nucleari; se alcuni paesi le hanno, altri possono essere tentati a possederne anch’essi, con pericoli concreti per la sopravvivenza della vita sulla Terra. Da qui il fermo invito dell’enciclica alla messa al bando delle armi nucleari. Quanto è stato ascoltato l’invito alla pace fra le persone e i popoli, dopo cinquant’anni ?

Come conseguenza dell’appello di Giovanni XXIII e della grande paura che cominciava a pervadere il mondo, nell’autunno dello stesso anno 1963 Kennedy e Krusciov firmarono un accordo che vietava le esplosioni di bombe nucleari nell’atmosfera; quelle esplosioni che da quindici anni stavano immettendo nell’aria e nelle acque una quantità insopportabile di elementi radioattivi a vita lunga che entravano nelle catene alimentari e finivano nelle ossa e nel corpo di tutti i terrestri, amici o nemici. Secondo l’accordo le esplosioni sperimentali avrebbero potuto continuare soltanto nel sottosuolo (ma la Francia continuò le esplosioni di bombe nell’atmosfera nel deserto del Sahara fino al 1975), poi vennero altri accordi per diminuire io numero delle bombe nucleari esistenti nel mondo, ma nel frattempo altri paesi si sono dotati di armi atomiche: Cina, Israele, India, Pakistan, fino alla piccola Corea del Nord, al punto che oggi gli arsenali mondiali contengono ancora 20.000 bombe nucleari. Altro che “bandite le armi atomiche” !

Quanto agli altri inviti alla giustizia, all’equa distribuzione dei beni e dell’uso della terra, in questo mezzo secolo sono aumentati le produzioni e i consumi dei popoli ricchi ma anche lo sfruttamento delle risorse naturali, della “terra”, dei paesi poveri che sono diventati ancora più poveri; molti poveri premono alle frontiere dei paesi ricchi e vengono respinti; aumenta la discriminazione etnica e anche questo fa aumentare le tensioni internazionali. In mezzo secolo non c’è stata una nuova “grande guerra”, ma soldati in armi sono diffusi in tutti i continenti per reprimere, con guerriglie e conflitti infiniti, nell’interesse delle grandi potenze o delle società multinazionali, le ribellioni locali ispirate alla domanda di maggiori diritti e di giustizia. Quanto lontana la pace sulla Terra !

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SINTESI DELL’ENCICLICA «PACEM IN TERRIS»

A cura del Comitato Promotore dell’Assemblea del 6 aprile 2013 «L’enciclica della dignità umana»

Introduzione

Con l’ordine mirabile dell’universo continua a far stridente contrasto il disordine che regna tra gli esseri umani e tra i popoli, quasi che i loro rapporti non possano essere regolati che per mezzo della forza… [infatti] si ritiene di poter regolare i rapporti di convivenza tra gli esseri umani e le rispettive Comunità politiche con le stesse leggi che sono proprie delle forze e degli elementi irrazionali…quando invece le leggi con cui vanno regolati vanno cercate là dove Dio le ha scritte, cioè nella natura umana. Sono quelle infatti le leggi che indicano chiaramente come gli uomini devono regolare i loro vicendevoli rapporti nella convivenza (I); e come vanno regolati i rapporti fra i cittadini e le pubbliche autorità all’interno delle singole Comunità politiche (II); come pure i rapporti tra le stesse Comunità politiche (III); e quelli tra le singole persone e le Comunità politiche da una parte, e dall’altra la Comunità mondiale, la cui creazione oggi è urgentemente reclamata dalle esigenze del bene comune universale (IV).

Parte I – L’ordine tra gli esseri umani

In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili.

Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Ogni essere umano ha il diritto al rispetto della sua persona, alla buona reputazione; alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione; nel culto dell’arte, entro i limiti consentiti dall’ordine morale e dal bene comune; e ha il diritto all’obiettività nella informazione. Scaturisce pure dalla natura umana il diritto di partecipare ai beni della cultura e quindi il diritto ad una istruzione di base e ed una formazione tecnico-professionale adeguata al grado di sviluppo della propria Comunità politica. Ci si deve adoperare perché sia soddisfatta l’esigenza di accedere ai gradi superiori dell’istruzione sulla base del merito….

Ognuno ha il diritto di onorare Iddio secondo il dettame della retta coscienza e quindi il diritto al culto di Dio privato e pubblico…

Gli esseri umani hanno il diritto alla libertà nella scelta del proprio stato e quindi il diritto di creare una famiglia, in parità di diritti e di doveri tra uomo e donna…

Agli esseri umani è inerente il diritto di libera iniziativa in campo economico e il diritto al lavoro… Va inoltre e in modo speciale messo in rilievo il diritto a una retribuzione del lavoro determinata secondo i criteri di giustizia, e quindi sufficiente a permettere al lavoratore e alla sua famiglia un tenore di vita conforme alla dignità umana… Torna opportuno ricordare che al diritto di proprietà privata è intrinsecamente inerente una funzione sociale.

Dall’intrinseca socialità degli esseri umani fluisce il diritto di riunione e di associazione…

Ogni essere umano ha diritto alla libertà di movimento e di dimora all’interno della Comunità politica di cui è cittadino ed ha pure il diritto… di immigrare in altre Comunità politiche e stabilirsi in esse…[per la comune] appartenenza alla Comunità mondiale.

Dalla dignità della persona scaturisce il diritto di prendere parte alla vita pubblica e dare un apporto personale all’attuazione del bene comune…

Fondamentale diritto della persona è pure la tutela giuridica dei propri diritti: tutela efficace, imparziale, informata a criteri obiettivi di giustizia…

Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le altre persone di riconoscere e rispettare quel diritto…

La convivenza fra gli esseri umani è quindi ordinata, feconda e rispondente alla loro dignità di persone, quando si fonda sulla verità… Ciò domanda che siano sinceramente riconosciuti i reciproci diritti e i vicendevoli doveri. E’ inoltre una convivenza che si attua secondo giustizia nell’effettivo rispetto di quei diritti e nel leale adempimento dei rispettivi doveri; e che è vivificata e integrata dall’amore, atteggiamento d’animo che fa sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, rende partecipi gli altri dei propri beni e tende a rendere sempre più vivida la comunione nel mondo dei valori spirituali; ed è realizzata nella libertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di esseri portati dalla loro stessa natura razionale ad assumere la responsabilità del proprio operare..

Segni dei tempi. Tre fenomeni caratterizzano l’epoca moderna. Anzitutto l’ascesa economico-sociale delle classi lavoratrici… In secondo luogo…l’ingresso della donna nella vita pubblica… Infine la famiglia umana… tutti i popoli si sono costituiti o si stanno costituendo in Comunità politiche indipendenti…

Parte II – Rapporti tra gli esseri umani e i poteri pubblici all’interno delle singole Comunità politiche

La convivenza fra gli esseri umani non può essere ordinata e feconda se in essa non è presente un’autorità che assicuri l’ordine e contribuisca all’attuazione del bene comune… L’autorità non è una forza incontrollata; è invece la facoltà di ordinare secondo ragione… L’autorità è soprattutto una forza morale: deve quindi in primo luogo fare appello alla coscienza, al dovere cioè che ognuno ha di portare volenterosamente il suo contributo al bene di tutti… L’autorità è postulata dall’ordine morale e deriva da Dio. Qualora pertanto le sue leggi e autorizzazioni siano in contrasto con quell’ordine, e quindi in contrasto con la volontà di Dio, esse non hanno forza di obbligare in coscienza…. Tuttavia per il fatto che l’autorità deriva da Dio, non ne segue che gli esseri umani non abbiano la possibilità di scegliere le persone investite del compito di esercitarla; come pure di determinare le strutture dei Poteri pubblici, e gli ambiti entro cui e i metodi secondo i quali l’autorità va esercitata. Perciò la dottrina sopra esposta è pienamente conciliabile con ogni sorta di regimi genuinamente democratici…

Il Bene comune: L’attuazione del bene comune costituisce la stessa ragion d’essere dei Poteri pubblici, i quali sono tenuti ad attuarlo nel riconoscimento e nel rispetto dei suoi elementi essenziali e secondo contenuti postulati dalle situazioni storiche… In secondo luogo quello comune è un bene a cui hanno diritto di partecipare tutti i membri di una Comunità politica… Il bene comune consiste nell’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona… E’ inoltre un’esigenza del bene comune che i Poteri pubblici contribuiscano positivamente alla creazione di un ambiente umano nel quale a tutti i membri del corpo sociale sia reso possibile e facilitato l’effettivo esercizio degli accennati diritti come pure l’adempimento dei rispettivi doveri. Infatti l’esperienza insegna che qualora manchi un’appropriata azione dei Poteri pubblici, gli squilibri economici, sociali e culturali tra gli esseri umani tendono, soprattutto nella nostra epoca, ad accentuarsi… E’ perciò indispensabile che i Poteri pubblici si adoperino perché allo sviluppo economico si adegui il progresso sociale; e quindi perché siano sviluppati… i servizi essenziali quali: la viabilità, i trasporti, le comunicazioni, l’acqua potabile, l’abitazione, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, condizioni idonee per la vita religiosa, i mezzi ricreativi. E si devono pure adoperare perché si dia vita a sistemi assicurativi…come pure a quanti sono in grado di lavorare sia offerta una occupazione rispondente alle loro capacità;…sia resa accessibile a tutti…la partecipazione ai beni della cultura…

Non si può stabilire una volta per sempre qual è la struttura migliore secondo cui devono organizzarsi i Poteri pubblici,come pure il modo più idoneo secondo il quale devono svolgere le loro specifiche funzioni, e cioè la funzione legislativa, amministrativa, giudiziaria. Giacché la struttura e il funzionamento dei Poteri pubblici non possono non essere in relazione con la situazioni storiche delle rispettive Comunità politiche che variano nello spazio e mutano nel tempo. Però riteniamo rispondente ad esigenze insite nella stessa natura degli uomini l’organizzazione giuridico-politica delle Comunità umana fondata su una conveniente divisione dei Poteri in corrispondenza alle tre specifiche funzioni dell’autorità pubblica…

E’ un’esigenza della loro dignità di persone che gli esseri umani prendano parte attiva alla vita pubblica… e l’avvicendarsi dei titolari nei Poteri pubblici impedisce il loro invecchiamento e assicura il loro rinnovarsi in rispondenza all’evolversi sociale.

Segni dei tempi: Nell’organizzazione giuridica delle Comunità politiche, nell’epoca moderna, si riscontra anzitutto la tendenza a redigere in formule concise e chiare una carta dei diritti fondamentali degli esseri umani, una carta che viene non di rado inserita nelle costituzioni o che forma parte integrante di esse. In secondo luogo si tende pure a fissare in termini giuridici, per mezzo della Costituzione,le vie attraverso le quali si formano i Poteri pubblici, come pure i loro reciproci rapporti, le sfere di loro competenza, i modi o metodi secondo cui sono tenuti a procedere nel porre in essere i loro atti… …segno indubbio che gli esseri umani hanno acquisito una coscienza più viva della loro dignità.

Parte III – Rapporti fra le Comunità politiche

La stessa legge morale che regola i rapporti tra i singoli esseri umani regola pure i rapporti tra le rispettive Comunità politiche… L’autorità è un’esigenza di ordine morale nella società umana: non può quindi essere usata contro di esso, e se lo fosse, nello stesso istante cesserebbe di essere tale… …anche nella regolazione dei rapporti tra le Comunità, l’autorità va esercitata per l’attuazione del bene comune, che costituisce la sua ragione d’essere. Elemento fondamentale del bene comune è il riconoscimento e il rispetto dell’ordine morale…

I rapporti fra le Comunità politiche vanno regolati nella verità. La quale esige anzitutto che da quei rapporti venga eliminata ogni traccia di razzismo; e venga quindi riconosciuto il principio che tutte le Comunità politiche sono eguali per dignità di natura; per cui ognuna ha il diritto all’esistenza, al proprio sviluppo, ai mezzi idonei per attuarlo…non ci sono neppure Comunità politiche superiori o inferiori per natura… Vanno perciò respinti i metodi di informazione con i quali, venendo meno alla verità, si lede ingiustamente la reputazione di questo o di quel popolo.

I rapporti fra le Comunità politiche vanno inoltre regolati secondo giustizia: il che comporta, oltre il riconoscimento dei vicendevoli diritti, l’adempimento dei rispettivi doveri…. Come nei rapporti tra i singoli esseri umani, non è lecito perseguire i propri interessi a danno degli altri, così nei rapporti fra le Comunità politiche, alle une non è lecito sviluppare se stesse comprimendo od opprimendo le altre: Abbandonando la giustizia, a che si riducono i regni, se non a grandi latrocini? (s. Agostino)… i contrasti vanno superati e le rispettive controversie risolte, non con il ricorso alla forza, con la frode o con l’inganno, ma con la reciproca comprensione, attraverso valutazioni obiettive e l’equa composizione.

…non sempre riesce di far coincidere i confini geografici con quelli etnici: ciò dà origine al fenomeno delle minoranze… Va affermato nel modo più esplicito che un’azione diretta a comprimere e a soffocare il flusso vitale delle minoranze è grave violazione della giustizia; e tanto più lo è quando viene svolta per farle scomparire… …i poteri pubblici portino il loro contributo nel promuovere lo sviluppo umano delle minoranze con misure efficaci a favore della loro lingua, della loro cultura, del loro costume, delle loro risorse ed iniziative economiche.

I rapporti tra le Comunità politiche… vanno pure vivificati dall’operante solidarietà attraverso le mille forme di collaborazione economica, sociale, politica, culturale, sanitaria, sportiva… Il bene comune delle Comunità politiche….va concepito e promosso come una componente del bene comune dell’intera famiglia umana… Il bene comune universale inoltre esige che le Comunità politiche favoriscano gli scambi in ogni campo… … i popoli instaurino rapporti di mutua collaborazione, facilitando tra essi la circolazione di capitali, di beni, di uomini. Qui crediamo opportuno osservare che, ogni qual volta è possibile, debba essere il capitale a cercare il lavoro e non viceversa. …il fenomeno dei profughi politici ha assunto proporzioni ampie…Esso sta purtroppo ad indicare come vi sono regimi politici che non assicurano alle singole persone una sufficiente sfera di libertà… ad essi vanno riconosciuti tutti i diritti inerenti alla persona… tra questi vi è pure quello di inserirsi nella Comunità politica in cui si ritiene di potersi creare un avvenire per sé e per la propria famiglia; di conseguenza quella Comunità politica ha il dovere di permettere quell’inserimento, come pure di favorire l’integrazione in se stessa delle nuove membra.

Ci è pure doloroso constatare come nelle Comunità politiche economicamente più sviluppate si siano creati e si continuino a creare armamenti giganteschi e come a tale scopo venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche… Gli armamenti come è noto si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può che essere la pace fondata sull’equilibrio delle forze… Di conseguenza gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante…non è infatti escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico. Inoltre se anche una guerra…non avrà luogo, è giustificato il timore che il fatto della sola continuazione degli esperimenti nucleari a scopi bellici possa avere conseguenze fatali per la vita sulla terra. Per cui giustizia, saggezza e umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci. …Occorre però un disarmo integrale…adoperandosi a dissolvere la psicosi bellica…la vera pace si può costruire solo nella vicendevole fiducia. Noi riteniamo che si tratti di un obiettivo che può essere conseguito, giacché è reclamato dalla retta ragione, è desiderabilissimo, ed è della più alta utilità. Ed è una causa comandata dalla ragione (causa ratione imperata). E’ evidente, o almeno dovrebbe esserlo per tutti, che i rapporti fra le Comunità politiche vanno regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma alla luce della ragione, cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante.

I rapporti tra le Comunità politiche vanno regolati nella libertà. Ciò significa che nessuna di esse ha il diritto di esercitare un’azione oppressiva sulle altre o di indebita ingerenza. Tutte invece devono proporsi di contribuire perché in ognuna sia sviluppato il senso di responsabilità, lo spirito di iniziativa e l’impegno ad essere la prima protagonista nel realizzare la propria ascesa in tutti i campi… pertanto le Comunità politiche economicamente sviluppate sono tenute al riconoscimento e al rispetto dei valori morali e delle peculiarità etniche proprie delle Comunità in fase di sviluppo economico; come pure ad agire senza propositi di predominio politico…

Segni dei tempi: Si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbano essere risolte con il ricorso alle armi, ma grazie a negoziati. …Perciò in questa nostra età che si gloria della forza atomica, è fuori della ragione (alienum a ratione) pensare che la guerra ormai possa essere utilizzata come strumento di giustizia (bellum iam aptum esse ad violata iura sarcienda).

Parte IV – Rapporti degli esseri umani e delle Comunità politiche con la Comunità mondiale

I recenti progressi delle scienze e delle tecniche incidono profondamente sugli esseri umani, sollecitandoli a collaborare tra loro e orientandoli verso una convivenza unitaria a raggio mondiale… Nessuna Comunità politica oggi è in grado di perseguire i suoi interessi e di svilupparsi chiudendosi in se stessa… In seguito alle profonde trasformazioni intervenute nei rapporti della convivenza umana, da una parte il bene comune universale solleva problemi complessi, gravissimi estremamente urgenti, specie per ciò che riguarda la sicurezza e la pace mondiale; dall’altra parte i Poteri pubblici delle singole Comunità politiche…non sono più in grado di affrontarli e risolverli … a motivo di una loro deficienza strutturale… Il bene comune universale pone ora problemi a dimensioni mondiali che non possono essere adeguatamente affrontati e risolti che ad opera di Poteri pubblici…che siano in grado di operare in modo efficiente a livello mondiale. Lo stesso ordine morale quindi domanda che tali Poteri vengano istituiti…di comune accordo e non imposti con la forza… Come i rapporti tra individui, famiglie, corpi intermedi e i Poteri pubblici delle rispettive Comunità politiche vanno regolati secondo il principio della sussidiarietà, così alla luce dello steso principio vanno anche regolati i rapporti fra i pubblici Poteri delle singole Comunità politiche e i Poteri pubblici della Comunità mondiale.

Segni dei tempi: Le Nazioni unite si proposero come fine essenziale di mantenere e consolidare la pace fra i popoli… Un atto della più rilevante importanza compiuto dall’ONU è la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo… E’ indubbio che tale documento segni un passo importante nel cammino verso l’organizzazione giuridico-politica della Comunità mondiale… Auspichiamo perciò che l’Organizzazione delle Nazioni Unite-nelle strutture e nei mezzi-si adegui sempre più alla vastità e nobiltà dei suoi compiti; e che arrivi il giorno nel quale i singoli esseri umani trovino in essa una tutela efficace in ordine ai diritti che scaturiscono immediatamente dalla loro dignità di persone, e che perciò sono diritti universali, inviolabili e inalienabili. Tanto più che i singoli esseri umani, mentre partecipano sempre più attivamente alla vita pubblica delle proprie Comunità politiche, … avvertono con maggior consapevolezza di essere membra vive di una Comunità mondiale.

Parte V – Richiami pastorali

Ancora una volta Ci permettiamo di richiamare i Nostri figli al dovere che hanno di partecipare attivamente alla vita pubblica e di contribuire all’attuazione del bene comune della famiglia umana e della propria comunità politica… Non basta essere illuminati dalla fede e accesi dal desiderio del bene per penetrare di sani principi una civiltà…non ci si inserisce nelle sue istituzioni e non si opera con efficacia…se non si è scientificamente competenti, tecnicamente capaci, professionalmente esperti…Competenza, capacità ed esperienza se sono necessarie, non sono però sufficienti per ricomporre i rapporti di convivenza, cioè in un ordine di cui fondamento è la verità, misura ed obiettivo la giustizia, forza propulsiva l’Amore, metodo di attuazione la libertà… Le linee dottrinali tracciate nel presente documento scaturiscono o sono suggerite da esigenze insite nella stessa natura umana…Offrono quindi ai cattolici un vasto campo di incontri e di intese con i cristiani separati da questa Sede Apostolica, quanto con esseri umani non illuminati dalla fede in Gesù Cristo, nei quali però è presente la luce della ragione e operante l’onestà naturale… Non si dovrà mai confondere l’errore con l’errante… Va altresì tenuto presente che non si possono neppure identificare false dottrine filosofiche…con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione.

Come Vicario – benché tanto umile ed indegno – di Colui che il profetico annuncio chiama il Principe della Pace abbiamo il dovere di spendere tutte le nostre energie per il rafforzamento di questo bene. Ma la pace rimane solo vuoto suono di parole, se non è costruita su quell’ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, edificato secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità, e posto in atto nella libertà.