8×1000 valdese e metodista – Contro il femminicidio

Luca Maria Negro
www.riforma.it

Sta per partire la campagna annuale dell’otto per mille (opm) della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi), dedicata quest’anno al tema «Ferite, a volte uccise». Riforma ha intervistato il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini.

– La Tavola valdese sta per pubblicare il bilancio dell’anno 2012 sulla gestione opm relativo alle dichiarazioni del 2009…
«Sì, ricordiamo che la quota dell’opm della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche viene distribuita tre anni dopo rispetto a quando viene percepito dallo Stato. L’anno scorso a luglio abbiamo ricevuto l’opm delle dichiarazioni del 2009, che è ammontato a quasi 15 milioni di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente. Nel corso degli anni, i contribuenti italiani affidano alla nostra gestione una quota crescente di opm: evidentemente perché il modo con cui lo utilizziamo e con cui rendicontiamo fino all’ultimo euro speso dà fiducia ai contribuenti».

– La campagna pubblicitaria 2012 era incentrata sul tema dei giovani e del lavoro. Che impatto ha avuto questa campagna?
«Ogni campagna annuale dell’opm sceglie un tema di attualità che vuole illustrare in qualche modo l’impegno delle nostre chiese verso la società. Ricordiamo che il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi ha deciso di utilizzare questi fondi, derivanti dalle tasse dei contribuenti italiani, esclusivamente per interventi educativi, sociali, sanitari e culturali in Italia e all’estero, senza spendere neppure un euro per il culto e il sostegno dei pastori. Quindi ogni anno scegliamo un tema per illustrare questo impegno verso la società. L’anno scorso ci siamo concentrati sulla crisi economica e in particolare abbiamo chiesto agli enti e associazioni che accedono al nostro opm di presentare entro la fine del 2012 dei progetti che aiutassero i più giovani a entrare nel mondo del lavoro. Ora siamo nella fase in cui si stanno esaminando questi progetti e per l’estate avremo un quadro della situazione».

– Sono arrivati molti progetti che hanno a che vedere con la realtà giovanile?
«Le richieste di finanziamento di progetti sono cresciute del 60% rispetto all’anno precedente; quindi il lavoro di esame sarà più faticoso e richiederà un’attenzione particolare. Abbiamo sicuramente ricevuto dei progetti molto interessanti anche per i giovani, ma dobbiamo anche ricordare che abbiamo sempre avuto un’attenzione particolare nei confronti dei giovani e delle donne, verso quelle fasce di popolazione che a nostro avviso sono più discriminate o hanno più difficoltà a ricevere gli aiuti necessari per crescere».

– Giovani e donne: e quest’anno avete scelto di centrare la campagna sulle donne…
«Il riferimento è in particolare a quel fenomeno drammatico che è stato definito “femminicidio”: donne uccise dai loro mariti, padri, parenti o da sconosciuti. Uccise e ferite perché continua a esistere una violenza sorda verso le donne in quanto donne, una violenza che ha un carattere del tutto particolare rispetto a quella che si può trovare in generale nella società. È stato chiamato “femminicidio” e ci sono valide ragioni per puntare la nostra attenzione su questo e anche in generale sulla discriminazione che continua a esistere nei confronti delle donne, per esempio rispetto all’accesso all’educazione e al mondo del lavoro».

– Ogni anno presentate la campagna in una città diversa: quest’anno sarà il 23 aprile alla Cavallerizza Reale di Torino. Una presentazione in chiave internazionale, con una donna africana vittima di tratta e un’attrice e giornalista serba…
«Il tema della violenza e della discriminazione della donna è qualcosa che riguarda tutte le culture, tutte le società e anche tutte le religioni. È veramente una dimensione globale della violenza nel mondo. Quindi le testimonianze che riceviamo ci fanno capire quanto urgente sia la necessità di intervenire con dei progetti che promuovano una cultura diversa, aiutino le donne a difendersi e gli uomini a cambiare mentalità. È un compito enorme, abbiamo pensato di dare il nostro piccolo contributo quest’anno, chiedendo in particolare a chi ci presenterà dei progetti di soffermarsi su questo tema».

– La rendicontazione che la Tavola valdese fa della gestione dell’opm è molto precisa, molto dettagliata – un caso quasi unico…
«Direi unico, senza il quasi: quando parliamo di trasparenza intendiamo proprio la possibilità di tracciare il percorso del denaro da quando entra nelle nostre disponibilità a quando esce, non soltanto per grandi cifre ma anche nel dettaglio. Questo principio di trasparenza nella rendicontazione è molto importante e purtroppo non è molto diffuso in Italia né negli enti pubblici né in quelli religiosi e neanche nel mondo dell’associazionismo. Noi su questo insistiamo perché fa parte del nostro modo protestante di comprendere la gestione di denaro che non ci appartiene. Vorremmo che tutti utilizzassero questo metodo perché quando c’è trasparenza c’è più controllo, e quando c’è più controllo c’è anche un uso più responsabile delle risorse».

– Da quest’anno entreranno sicuramente più fondi perché accederete anche alla quota parte delle firme non espresse. Che cosa cambia?
«Effettivamente c’è un grande cambiamento perché accederemo a quella quota dei contribuenti, circa il 57%, che sceglie di non destinare l’opm, quota alla quale finora abbiamo rinunciato a favore dello Stato. Ci sembrava infatti corretto gestire soltanto i fondi che gli italiani in modo esplicito ci attribuivano: poi, nel corso degli anni, abbiamo visto e criticato la modalità con cui i vari governi l’hanno utilizzata, e abbiamo deciso di utilizzarla noi. Quest’anno arriveranno anche questi fondi, e trattandosi del 57% in più, è presumibile che questa somma sarà un po’ più del doppio di quella dell’anno scorso. Questo comporta per noi nuove responsabilità, nuove attenzioni. Abbiamo dovuto rinforzare da tutti i punti di vista il nostro ufficio perché l’esame che facciamo dei progetti continua a essere molto attento e approfondito, e anche i controlli successivi devono essere altrettanto rigorosi».