Il papa scompiglia le carte

Eletta Cucuzza
Adista Notizie n. 23 del 22/06/2013

Del colloquio avvenuto il 6 giugno fra papa Francesco e i vertici della Confederazione Latinoamericana dei Religiosi (Clar) ha attirato l’attenzione della stampa mondiale la conferma papale dell’esistenza in Vaticano di una «lobby gay». «È una situazione difficile», ha detto il papa. «Nella Curia ci sono persone sante, veramente sante. Ma c’è anche una corrente di corruzione, sì, c’è pure questa, è vero… Si parla di “lobby gay”, ed è vero, c’è, è lì… vediamo cosa possiamo fare». In cosa consista lo aveva spiegato bene (come ricorda Il Fatto quotidiano, 11/6) il sacerdote genovese don Andrea Gallo, recentemente scomparso: «Un gruppo di vescovi che nasconde la propria omosessualità e la sublima non nella castità bensì nella ricerca del potere; cercano di allungare la catena che li unisce creando altri vescovi omosessuali» (In cammino con Francesco, Chiarelettere, 2013).

Come sia organizzata, ma solo per quanto riguarda l’attività sessuale, lo ha rivelato (prima dell’ammissione di papa Francesco) l’ex sacerdote tedesco David Berger parlando con il quotidiano web Linkiesta il 31 maggio scorso. Berger, che dieci anni fa era il teologo più giovane della accademia pontificia San Tommaso d’Aquino, fedele alla linea ultraconservatrice, direttore dell’illustre rivista di settore Theologisches e appassionato di liturgia tridentina, «tre anni fa – si legge nel sito – ha deciso di fare outing, non potendo più sopportare i ricatti a cui era sottoposto in Vaticano. Ha abbandonato Roma e la teologia conservatrice».

E ora nell’intervista racconta che «c’è davvero una rete omosessuale in Vaticano. C’è una casa su Monte Mario per cui esistono molte chiavi. Tutti coloro che hanno una chiave possono usare questa abitazione per avere incontri sessuali. Io personalmente ci sono stato e ho conosciuto lì un monsignore del Vaticano. Fino a che rimani leale alla linea e ubbidisci puoi fare privatamente ciò che vuoi. Però non appena alzi la testa vieni ricattato». Afferma il quotidiano che egli «crede davvero che la rinuncia di Joseph Ratzinger possa non essere stata una decisione ponderata a lungo», ma «un gesto forte nato dallo “spavento” suscitato dalle informazioni ricevute riguardo alla presenza di omosessuali nella Curia».

Il riferimento è al dossier VatiLeaks redatto dai tre cardinali nominati nell’aprile 2012 da Benedetto XVI – Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi – e a lui consegnato alla fine del febbraio scorso. «Berger – continua Linkiesta – estrae da un faldone nella sua libreria un documento di due pagine scritto in tedesco con il titolo italiano “La Cordata omosessuale” in Vaticano. È datato al 20 ottobre 2012, pochi mesi prima della rinuncia di Ratzinger».

Il senso è quello

C’è però altro, e di non poco conto, da sottolineare nella vicenda dell’incontro del papa con la presidenza della Clar (composta dalla presidente Mercedes Leticia Casas Sánchez, dai vicepresidenti Inácio Néstor Etges, Altagracia Ortiz Mena, René Cardozo, Marcela Sáenz Escobar e Gabriel Naranjo, segretario generale). Intanto bisogna ricordare che era un colloquio riservato e che il sito web cileno Reflexión y Liberación ha pubblicato il 9 giugno il resoconto stilato per uso interno alla confederazione. Un “incidente” per la Clar che si è vista costretta, due giorni dopo, alla seguente dichiarazione: «La presidenza della Clar lamenta profondamente la pubblicazione di un testo con riferimento alla conversazione mantenuta con il Santo Padre Francesco nel corso dell’incontro dello scorso 6 giugno. Conversazione che si è sviluppata a partire da domande poste al Papa dai presenti.

In questa circostanza – si precisa – non è stata fatta nessuna registrazione della conversazione, ma poco dopo è stata elaborata una sintesi della medesima in base ai ricordi dei partecipanti. Questa sintesi, che non include le domande poste al Santo Padre, era destinata alla memoria personale dei partecipanti e per nessun motivo alla pubblicazione, per la quale infatti non era stata richiesta alcuna autorizzazione. È chiaro che su questa base non si possono attribuire al Santo Padre, con certezza, le singole espressioni contenute nel testo, bensì solo il suo senso generale».La cosa più interessante che si evince da questo testo è che non c’è smentita al contenuto della sintesi riportata dal quotidiano: non c’è certezza che le espressioni siano state precisamente quelle – che tuttavia qualcuno dovrà ben avere appuntato – ma sul loro senso generale non si può avanzare alcun dubbio.

Non vi curate di loro…

Ha parlato a cuore aperto il papa ai religiosi del suo continente. Cogliendoli certamente di sorpresa quando li ha incoraggiati a non tener conto di eventuali interventi contro di loro della Congregazione per la Dottrina della Fede (attualmente nelle mani di mons. Gerhard Ludwig Müller il cui ultimo e più noto intervento è stato contro le suore statunitensi della Lcwr, v. Adista Notizie nn. 18 e 20/13). Con la CdF inoltre i rapporti della Clar sono stati in passato assai conflittuali (v. Adista nn. 13, 23 e 27/91). «Se per caso vi capita di cadere in errore, di fare una gaffe, questo passa!», ha detto il papa. «Forse vi arriverà una lettera della CdF osservando che avete detto tale o talaltra cosa… ma voi non preoccupatevi. Spiegate quello che dovete spiegare, ma andate avanti… aprite le porte, agite lì dove la vita chiama. Preferisco una Chiesa che sbaglia facendo ad una che si ammala perché rimane chiusa».

E comunque, è stato il suggerimento di Francesco, «mettete tutto il vostro impegno nel dialogo con i vescovi, con il Celam, con le conferenze episcopali nazionali… So che ci sono alcuni che hanno un’altra idea della comunione, ma voi parlate con loro, ditele le cose» (in altro contesto – chiedendosi «chi c’è dietro l’approvazione delle leggi sull’aborto», quali interessi economici – ha detto loro: «Non abbiate paura di denunciare, anche se ve ne possono venire problemi, questa è la profezia della vita religiosa»).Neanche si sarebbero aspettati, i religiosi della Clar, di essere rassicurati, in modo decisamente singolare, sulla Congregazione per i Religiosi guidata dal card. João Braz de Aviz: «Traete profitto – ha detto loro papa Francesco – del momento che stiamo vivendo nella Congregazione per la Vita Consacrata… è un momento di sole… profittatene. Il prefetto è buono! E il segretario – ha aggiunto scherzando – è stato caldeggiato da voi, no?! No, in realtà essendo il presidente dell’Unione dei Superiori Generali era logico che fosse lui, chi meglio di lui!» (la persona in questione è p. José González Carballo, nominato da papa Francesco il 6 aprile scorso destando molte speranze, v. Adista Notizie n. 15/13).

La Curia chi?

Da queste raccomandazioni confidenziali sembra quasi che papa Francesco sia esterno alla Curia, che la Curia non sia l’“ufficio” al suo servizio e da lui guidato. Ne prende le distanze, e non solo da quella parte che egli identifica come «lobby gay». È una questione complessa che non si sente in grado di gestire tanto da rinunciare a mettervi mano. «La riforma della Curia romana – ha infatti detto – l’abbiamo chiesta quasi tutti i cardinali nelle congregazioni previe al Conclave. L’ho chiesta anch’io. Ma non posso farla io, tutti questi problemi di gestione… Io sono molto disorganizzato, non sono mai stato capace in questo. Però i cardinali della commissione (istituita ad aprile, v. Adista Notizie n. 16/13, ndr) la stanno portando avanti. C’è alla guida Rodriguez Maradiaga, che è latinoamericano, c’è Errázuriz, sono molto ordinati. Anche il cardinale di Monaco (Reinhard Marx, ndr) è molto ordinato. La riforma la porteranno avanti loro. Pregate per me, perché sbagli il meno possibile…».

Altre serie preoccupazioni

Non è solo la Curia ad angustiare il papa. Intanto, riguardo alle congregazioni religiose ha osservato: «C’è qualcosa che mi preoccupa, anche se non so come leggerlo. Ci sono congregazioni religiose, molti gruppi piccoli, di poche persone, di età avanzata… Non hanno vocazioni, forse lo Spirito Santo non vuole che continuino, forse hanno già compiuto la loro missione nella Chiesa, non so… Ma stanno lì, attaccati ai loro edifici, al denaro… Non so perché succede questo, non so come leggerlo. Però vi chiedo di preoccuparvi di questi gruppi… La gestione del denaro è qualcosa che merita riflessione».E in un altro momento ha aggiunto: «Voglio condividere con voi due preoccupazioni. Una è la corrente pelagiana che c’è oggi nella Chiesa. Ci sono gruppi restauratori. Ne conosco alcuni, mi è toccato riceverli a Buenos Aires, e uno si sente tornare a 60 anni fa! Prima del Concilio… uno si sente nel 1940! (…).

Questi gruppi tornano a pratiche e discipline che io ho vissuto, voi no, perché nessuno di voi è vecchio, a cose che allora si vivevano, e oggi non più…». «La seconda preoccupazione è per una corrente gnostica, i panteismi (sic!, probabilmente si riferisce a derive new-age, ndr). Entrambe – secondo papa Francesco – sono correnti di élite e mi preoccupano perché saltano l’incarnazione! Il Figlio di Dio si è fatto carne nostra e in America Latina abbiamo “carne” da vendere! Che succede con i poveri, con i dolori? È carne nostra (…) se guardi alle periferie, agli indigenti, ai drogati, alla tratta delle persone. Questo è il Vangelo, i poveri sono il Vangelo…».