Obiettivo: ripulire la Curia

Maurizio Girolami
www.riforma.it, 19 giugno 2013

Come non rispettare papa Francesco quando parla della carità e della povertà di Cristo, della preghiera per le vittime delle guerre e dello sfruttamento schiavistico del lavoro minorile? Come non rispettare il suo auspicio, prima di partire per il conclave, che il futuro papa «ripulisse la Curia» dalla corruzione e l’intenzione, dichiarata pochi giorni fa in un colloquio con prelati latino-americani, di combattere la cosiddetta «lobby gay» operante in Vaticano (ancorché sull’uso di questa espressione si potrebbe discutere)? Intenzioni importanti tutte da valutare alla luce dei risultati di un’azione che si presenta estremamente ardua poiché ha a che fare con il nodo ricchezza-potere-violenza, che caratterizza anche oggi i vertici della chiesa cattolica.

La banca vaticana (Ior), nata nel 1929 con i Patti Lateranensi, quando Mussolini «indennizzò» il papato con 1 miliardo (tra lire e azioni), ha sin dall’inizio funzionato in totale autonomia da qualsiasi principio religioso o dottrinale, il che consentiva al suo direttore di investire in tutti i settori che potessero procacciare utili e di rispondere del suo operato al solo pontefice. Per questo e anche grazie al fatto che dal 1942 è esonerato dal pagamento delle tasse, lo Ior è stato finora un istituto completamente «opaco».

Banche, fabbriche di armi, carri armati, condannati in chiesa, fruttarono allo Ior enormi profitti. In una lettera segreta del 1982 – recentemente divulgata da Nuzzi durante il processo al segretario del papa – il banchiere Calvi ricorda a Wojtyla i finanziamenti, con fondi Ior, alla rivolta di Solidarnosc e alla repressione sanguinaria degli oppositori e dei gesuiti seguaci della teologia della liberazione, accusati di marxismo perché sostenevano i contadini poveri. Allora il gesuita Bergoglio tacque sui desaparecidos. Quando scoppiò lo scandalo Calvi-Banco Ambrosiano, i giudici milanesi chiesero l’estradizione di monsignor Marcinkus, presidente dello Ior, ma Giovanni Paolo II la negò, favorendo la fuga di questi in Usa.

Oggi, lo Ior, la cui totale mancanza di trasparenza, denunciata anche dalla Banca d’Italia e dalle autorità finanziarie europee, è sotto inchiesta per sospetto riciclaggio di denaro sporco da parte delle procure di Roma e di Salerno. Alla ricchezza del Vaticano hanno cooperato anche i governi italiani del dopoguerra che, sperando nell’appoggio elettorale, hanno concesso alla Chiesa numerosi privilegi finanziari, alla faccia della laicità dello Stato: dal meccanismo truffaldino della ripartizione delle quote non espresse dell’otto per mille (ormai accettato anche da noi), al finanziamento delle scuole private paritarie cattoliche e non, all’esenzione dall’Ici (ora Imu) del patrimonio immobiliare cattolico per il periodo 2006-2012, malgrado la minaccia di una pesante multa dell’Ue all’Italia per «aiuti di Stato». Una serie di cavilli consentirà ai grandi alberghi cattolici di «autodichiarare» (a partire dal 2014) quanta parte degli stabili sia adibita a fini di lucro e di autoridursi – non sappiamo ancora di quanto – la tassa.

Lo Ior è sotto indagine anche presso la procura di Salerno che intende accertare le rivelazioni del dossier di registrazioni e di interviste presentato da F. Zanardi, attivista della rete «L’abuso», che da anni si occupa delle molestie sessuali commesse da sacerdoti. È vero o no che esiste in vaticano una «lobby gay» che negli anni passati ha organizzato anche in Vaticano orge cui partecipavano giovani, anche minorenni, che facevano sesso con personaggi importanti e sacerdoti, tra cui anche un alto prelato? E siamo così al potere, che in cambio di denaro, di promesse o di minacce, esercita l’abuso e la violenza su giovani o ragazzi. E alla ragnatela di ricatti perpetrati ai danni di ecclesiastici fotografati da qualcuno dei partecipanti alle orge. Abbiamo visto, giovedì 14, in uno straordinario filmato di Servizio Pubblico, genitori di bambini abusati, sdegnati per l’inerzia dei vescovi di fronte al trauma dei loro figli, adulti italiani che essendo stati loro stessi vittime di abuso, raccontavano la loro sofferenza e la difficile decisione di denunciare i sacerdoti responsabili al vescovo, per poi scoprire che questi era rimasto inerte, o si era limitato a trasferire il colpevole in altra parrocchia. Esattamente quanto era accaduto in Irlanda o in Usa.

Anche da noi il potere arrogante dei vertici del clero ha finora nascosto la spazzatura sotto il tappeto. Malgrado lo sforzo sincero di Benedetto XVI di porre mano al problema, nessun colpevole è stato denunciato alla procura dalla curia. E papa Ratzinger, dopo aver tentato invano di sciogliere il nodo di corruzione, potere e interessi immobiliari che contraddistingue il governatorato di Città del Vaticano, si è dimesso, lasciando questa pesante eredità a Francesco I. Riuscirà Francesco a conciliare «il diavolo e l’acqua santa»? Di fronte all’idea di una chiesa povera vi sono state reazioni assai diverse. Da quella di Vittorio Messori, vaticanista del Corriere della Sera, che ha giustificato la realtà storicamente evidente di una chiesa cristallizzata nella storia come centro di ricchezza e potere sostenendo che Gesù non fosse povero, tanto è vero che il suo bel vestito fu giocato tra le guardie che lo crocifissero, a quella di molti cattolici che auspicano vivamente che alle parole seguano i fatti.

Le dichiarazioni di papa Francesco, gli scandali recenti, l’intervento della magistratura, giustificano la speranza ma un cauto realismo induce a temere che le resistenze a intaccare un plurisecolare sistema di potere saranno molte e vigorose. E non dimentichiamo che in Italia la commistione tra Stato e Chiesa, fede e denaro, virtù e perversione ha radici lontane ed è stata sempre tollerata. Il mondo protestante che proprio sulla contestazione di quel sistema di potere ha costruito le proprie radici ha forse un ruolo da svolgere nel promuovere il cambiamento. Sarà capace di ritrovare il radicalismo profetico della sua tradizione o si scoprirà anch’esso assuefatto a tollerare la doppia vita delle istituzioni religiose in una generale assoluzione?