I venti di guerra «occupano» il Sinodo valdese

Luca Kocci
il manifesto, 31 agosto 2013

Preoccupazione per i venti di guerra che dalle nazioni occidentali spirano verso il Medio Oriente; condanna delle discriminazioni contro le persone omosessuali e delle violenze contro le donne; legge contro l’omofobia; emergenza carceri; rispetto della laicità; istituzione di una Giornata della legalità. Quello delle Chiese metodiste e valdesi che si è chiuso ieri a Torre Pellice è stato un Sinodo che, oltre alle questioni interne, nei sei giorni di dibattito democratico fra i 180 “deputati” che vi hanno preso parte – 90 pastori e 90 laici – ha guardato al mondo e all’Italia. E ha assunto posizioni coraggiose e “di frontiera”, soprattutto per una Chiesa cristiana, sintetizzate negli ordini del giorno approvati. A partire da quello sulla violenza contro gli omosessuali: le Chiese vengono richiamate ad una maggiore vigilanza ed attenzione nei confronti di «ogni persona vittima di sopruso omofobo», il Parlamento è invitato ad approvare «al più presto una chiara legislazione» contro l’omofobia. Netta anche la denuncia del femminicidio e di ogni violenza contro le donne: sono il «frutto di una secolare cultura patriarcale», per contrastarle «non è sufficiente inasprire le pene» ma «favorire un cambiamento culturale della società in cui la Chiesa ha la sua parte di responsabilità».

Sulle questioni della laicità – tema scivoloso in Italia, dove spesso viene travisato con laicismo –, i valdesi chiedono al ministero dell’Istruzione la corretta applicazione delle norme sulle attività alternative all’insegnamento della religione cattolica: le scuole hanno l’obbligo di organizzarle, «per garantire la laicità e la parità dei cittadini nell’istruzione pubblica». E sul fronte dei diritti civili, denunciano «la vergognosa situazione in cui versano le carceri italiane», dove ai reclusi è «impedito l’accesso ai diritti fondamentali» e gli operatori «sono costretti a lavorare in condizioni indicibili»: le istituzioni, chiedono i valdesi, «intervengano energicamente» per ristabilire la legalità e il diritto.

Due temi, alla vigilia, sembravano particolarmente “caldi” e maggiormente dibattuti: famiglia e 8 per mille. Dopo la «benedizione» delle prime coppie omosessuali in alcune Chiese locali come Trapani e Milano – per i valdesi non esiste il sacramento del matrimonio –, il Sinodo ha deciso di proseguire la riflessione, soprattutto a livello di base. Non si torna indietro, ma si procede a piccoli passi, anche se alcuni settori più “progressisti” avrebbero gradito un’accelerazione: l’obiettivo resta di arrivare entro il 2017 (500 anni dalla Riforma protestante) ad una posizione sulle «famiglie plurali» condivisa da tutta la Chiesa valdese. E l’8 per mille, cresciuto a 37 milioni di euro – nel 2012 erano 14 – grazie ad un ulteriore aumento dei cittadini che hanno scelto i valdesi (570mila, 100mila in più dello scorso anno) e all’assegnazione, per la prima volta, delle quote non espresse, a cui i valdesi avevano sempre rinunciato. Nel dibattito qualcuno propone un passo indietro unilaterale, la decisione dell’assemblea però è un’altra: i valdesi sono favorevoli alla riduzione della quota al 7 o al 6 per mille e all’abolizione delle quote non espresse ma solo se estesa a tutti (Stato e altre Chiese). Riconfermati all’unanimità i criteri di sempre: soldi usati non per il culto e la pastorale ma solo per progetti sociali e culturali (50% in Italia, 50% all’estero), rendicontazione trasparente, non più del 5% per le spese di gestione. E riconfermato il pastore Bernardini come moderatore della Tavola valdese, l’organo esecutivo del Sinodo.