La Chiesa sdogana la Teologia della liberazione

Andrea Tornielli
La Stampa, 4 settembre 2013

Tra Vaticano e Teologia della Liberazione scoppia la pace. Dopo le condanne degli anni Ottanta, gli
eccessi e le incomprensioni, la Tdl ottiene piena cittadinanza nella Chiesa. Lo “sdoganamento” si
inserisce nel nuovo clima portato dall’elezione del primo Papa latinoamericano e dalla ripresa del
processo di beatificazione del vescovo martire Oscar Romero. L’ulteriore prova è l’ampio spazio
che l’Osservatore Romano dà oggi agli scritti del teologo peruviano padre Gustavo Gutierrez, il
domenicano considerato fondatore della Teologia della Liberazione.

In realtà il processo nasce già nell’ultimo scorcio del pontificato di Benedetto XVI: è stato infatti
Ratzinger a volere come suo secondo successore alla guida della Congregazione per la dottrina della
fede, l’ex Sant’Uffizio, l’arcivescovo tedesco Gerhard Ludwig Müller. Un prelato da lui ben
conosciuto, che per lunghi anni ha trascorso le vacanze andando a lavorare con i campesinos
latinoamericani e ha intrattenuto un approfondito dialogo con il più importante e autorevole teologo
della liberazione, il domenicano peruviano Gustavo Gutierrez.

Entrambi hanno firmato nel 2004 un volume pubblicato in Germania.
Ma allora Müller era soltanto un vescovo tedesco, non il «custode»
dell’ortodossia cattolica. Il fatto che quel volume sia ora pubblicato in Italia, (Dalla parte dei poveri.
Teologia della liberazione, teologia della chiesa; coedizione Edizioni Messaggero Padova – Editrice
Missionaria Italiana, pp. 192, euro 15, in libreria dal 9 settembre) e venga presentato domenica
prossima dai due autori al Festivaletteratura di Mantova, sta a significare che il Prefetto Müller,
oggi a capo di quella Congregazione che condannò negli anni Ottanta alcuni eccessi della Teologia
della Liberazione, considera quei suoi contributi ancora pienamente validi e attuali.

Non si tratta dunque di un incidente di percorso, ma di un’uscita pensata a ben soppesata, destinata
a chiudere, almeno nelle intenzioni, il capitolo delle guerre teologiche del passato. Le opere di
Gutierrez, con Ratzinger Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, furono sottoposte ad esami per lungo tempo,
senza mai venire censurate o condannate.

In realtà la Santa Sede ha condannato soltanto la TdL che usa l’analisi marxista, non l’intera
Teologia della Liberazione. E in uno dei saggi pubblicati nel libro proprio Müller descrive i fattori
politici e geo-politici che hanno finito per condizionare, lungo gli anni, certe accuse contro la Tdl,
in un epoca in cui un certo capitalismo si sentiva «definitivamente vittorioso». Per non parlare del
documento segreto, ugualmente citato dal successore di Ratzinger nel libro, e preparato per il
presidente Ronald Reagan dal «Comitato di Santa Fé» nell’anno 1980, cioè in anticipo di quattro
anni rispetto alla prima della prima Istruzione vaticana sulla Tdl. Vi si sollecitava il governo
americano a procedere in maniera aggressiva contro la «Teologia della liberazione», rea di aver
trasformato la Chiesa cattolica in «arma politica contro la proprietà privata e il sistema della
produzione capitalista».

Con il Papa venuto «dalla fine del mondo», che non è stato mai indulgente con le ideologie né con
l’approccio intellettuale di certa teologia filomarxista, ma che da arcivescovo era abituato a visitare
da solo senza scorta le «favelas» di Buenos Aires e ora parla di una «Chiesa povera e per i poveri»,
la riconciliazione tra Vaticano e Teologia della Liberazione si compie.

Con il Prefetto dell’ex Sant’Uffizio che in un libro mette la sua firma accanto a quella di padre
Gutierrez. Per far capire a tutti che nella Chiesa parlare dei poveri non significa fare pauperismo e
denunciare l’ingiustizia patita dai deboli non significa essere marxisti, ma soltanto e più
semplicemente, cristiani.