Le nomine del papa per cambiare la Curia

Gian Guido Vecchi
Corriere della Sera, 21 settembre 2013

Per Francesco è come sempre una giornata intensa: parla ai medici cattolici e dice che «il primo diritto di una persona è la sua vita» e «ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo», come pure ogni anziano, anche se alla fine dei suoi giorni, «non si possono scartare, come ci propone la cultura dello scarto!»; riflette nell’omelia a Santa Marta sull’«idolatria» del denaro che «corrompe», l’avidità per lo «sterco del diavolo» come «radice di tutti i mali», e parla di chi va a messa «e poi sotto sotto fa i suoi affari» fino ad esclamare: «”Non puoi servire Dio e il denaro”. Non si può: o l’uno o l’altro! E questo non è comunismo, eh! Questo è Vangelo puro!».

Ma intanto il Papa, dopo aver scelto l’arcivescovo Pietro Parolin come nuovo segretario di Stato, si prepara a cambiare il volto della Curia. «Sarà un autunno caldo», spiegano Oltretevere. Oggi si comincia. Non che siano destinati a mutare tutti i capi dicastero: verrà annunciata anche la conferma dell’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio. Ma oggi è atteso il trasferimento del cardinale Mauro Piacenza, 69 anni, prefetto del Clero e capofila dell’ala «genovese» della Curia, da tempo dato in partenza: passerà alla guida della Penitenzieria apostolica, il «tribunale delle anime» che si occupa dei temi legati alle confessioni e alle indulgenze, al posto del cardinale Manuel Monteiro de Castro, che ha compiuto 75 anni a marzo.

Come nuovo prefetto del Clero verrà nominato l’arcivescovo Beniamino Stella, 72 anni, già nunzio a Cuba e in Colombia, e ora presidente della pontificia Accademia ecclesiastica, la grande scuola diplomatica della Santa Sede che ha formato anche il nuovo segretario di Stato Pietro Parolin. Verrà sostituto anche l’arcivescovo Nikola Eterovic, 62 anni, che diverrà nunzio in Germania: al suo posto, come segretario del Sinodo dei vescovi, arriva l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, 73 anni, segretario del collegio cardinalizio al conclave.

Francesco ha intenzione di procedere con metodo e «discernimento», senza fretta. Dopo l’elezione ha confermato tutti i vertici in via provvisoria, ovvero donec aliter provideatur, «finché non si provveda altrimenti». Altri trasferimenti sono in vista: tempo fa, il Papa avrebbe detto all’arcivescovo di Madrid Rouco Varela che il suo successore nella capitale spagnola sarà il cardinale Antonio Cañizares Llovera, ora prefetto del Culto divino. Nel frattempo, nominato Parolin, ha rinnovato la fiducia e confermato gli altri vertici della Segreteria di Stato: il Sostituto Giovanni Angelo Becciu e «ministro degli esteri» Dominique Mamberti, con i due «vice» Peter Wells e Antoine Camilleri.

Con loro, è stato confermato anche l’arcivescovo Georg Gänswein, storico segretario particolare di Ratzinger che Benedetto XVI aveva voluto come prefetto della Casa pontificia. Tra l’altro Oltretevere si parla anche di monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei, che nel prossimo futuro diverrebbe nuovo Ordinario militare in Italia.

Francesco, intanto, non si concede tregue. Domani andrà a Cagliari al Santuario della Madonna di Bonaria, che ha dato il nome alla sua Buenos Aires, e nella giornata incontrerà lavoratori e detenuti. Ieri le parole ai medici sull’aborto, con il Papa che «ribadisce» i contenuti della «Dichiarazione sull’aborto procurato» dell’ex Sant’Uffizio, hanno confermato il senso dell’intervista di Bergoglio alla Civiltà Cattolica: il Papa non cambia la dottrina («sono un figlio della Chiesa») ma chiede alla Chiesa di cambiare «atteggiamento», di chinarsi sui «feriti», di avere «misericordia» ed essere vicina, ad esempio, a una donna che ha abortito.

Soprattutto si tratta di non fondare la predicazione della Chiesa su temi etici, di farne un’«ossessione»: prima viene la fede e l’annuncio del Vangelo, la cosa più urgente («vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia») e il resto, morale compresa, ne consegue. «Io non ho parlato molto di queste cose, e mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna farlo in un contesto», spiegava nell’intervista. Quello di ieri, l’udienza medici, era il «contesto» giusto

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Le nuove nomine, Bergoglio cambia la geografia

Luca Kocci
il manifesto, 22 settembre 2013

Comincia a cambiare il volto della Curia romana. Ieri infatti papa Bergoglio ha ufficializzato una
serie di nuove nomine e di conferme che ridisegnano alcuni equilibri nei sacri palazzi.
L’avvicendamento più significativo, segnalato già ieri dal manifesto, riguarda Congregazione per il
clero, il dicastero che si occupa dei preti di tutto il mondo, una sorta di ministero vaticano della
funzione pubblica. Il cardinale che la guidava, il ratzingeriano Mauro Piacenza (molto vicino anche
a Bertone) viene trasferito alla Penitenzieria apostolica, il tribunale che si interessa di indulgenze e
confessioni. Un declassamento evidente, ad appena tre anni dalla sua nomina, per uno dei prelati più
conservatori (è discepolo del cardinale genovese Siri) e maggiormente legati alla stagione
precedente.

Al suo posto arriva mons. Beniamino Stella, un diplomatico come il nuovo segretario di Stato,
Parolin, che il 15 ottobre prenderà il posto di Bertone. È stato nunzio a Cuba – fu lui a preparare la
visita di Wojtyla a L’Avana nel 1998 – e in Colombia, prima di essere richiamato a Roma a dirigere
la Pontificia accademia ecclesiastica, la scuola di formazione dei diplomatici della Santa sede. La
sua nomina conferma la «rivincita» dei diplomatici, piuttosto trascurati negli anni di Ratzinger-
Bertone e ora rilanciati da Bergoglio.

Di segno diverso invece, perché attestato su posizioni piuttosto conservatrici, la nomina del
domenicano statunitense Di Noia come segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina
della fede. Ma alla guida all’ex Sant’Uffizio Bergoglio ha confermato il cardinale tedesco Müller,
autore qualche anno fa di un libro insieme a Gustavo Gutierrez (uno dei padri della teologia della
liberazione) appena tradotto in italiano dalla Emi e da poco recensito dall’Osservatore romano che
lo ha presentato come il segnale della pace fra il Vaticano e la corrente teologica progressista
latinoamericana (anche se Gutierrez da diversi anni ha ammorbidito molte delle sue posizioni più
radicali). Così come ha mantenuto alla guida della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli
il bertoniano card. Filoni.

Si tratta di conferme che in realtà sono vere e proprie nuove nomine: pochi giorni dopo la sua
elezione Bergoglio infatti aveva riconfermato tutti i capi dicastero «donec aliter provideatur» (fino a
che non si provveda altrimenti), ora queste cariche diventano stabili.

Da Bergoglio – oggi in visita a Cagliari dove incontrerà in mattinata ecumenicamente operai,
sindacalisti e imprenditori e nel pomeriggio i detenuti – è stato dato anche un altro annuncio. Il 30
settembre si terrà un Concistoro (la riunione dei cardinali) per decidere la data della canonizzazione
di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Anche con Bergoglio, quindi, non si interrompe la prassi di
un papa che proclama santi i propri predecessori. E che, in questo modo santifica il pontificato
stesso, contribuendo inevitabilmente alla sacralizzazione del ministero petrino.