È legge la stretta del Papa sui conti

Maria Antonietta Calabrò
Corriere della Sera 10 ottobre 2013

Ogni attività finanziaria che si svolge su territorio vaticano dovrà ottenere l’autorizzazione
preventiva e essere sottoposta a controllo successivo dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif),
il cui potere di vigilanza e sanzionatorio si rafforza notevolmente, in particolare sugli enti come lo
Ior e l’Apsa. Il presidente del Governatorato, invece, avrà la competenza di stilare la cosiddetta «black list» dei
soggetti a rischio per cui «vigono automaticamente i divieti di fornitura di beni, risorse economiche
e servizi finanziari».

La nuova legge, numero 18, antiriciclaggio entrata in vigore ieri, ha detto il portavoce della Sala
stampa, padre Federico Lombardi, completa «al 90 per cento la normativa che doveva essere messa
in cantiere in questo campo». L’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli
Stati, ha spiegato che si tratta quasi di «un testo unico in materia finanziaria» che serve ad adeguare
l’ordinamento vaticano ai parametri internazionali del Financial Action Task Force (Gafi) ed alle
raccomandazioni del Comitato Moneyval. Completando la legge del dicembre 2010 e le modifiche
del gennaio 2012. Mamberti ha anche rivelato che queste misure erano state «adottate in via
d’urgenza con il decreto n. XI del presidente del Governatorato l’8 agosto 2013, contestualmente al
“Motu proprio” di Papa Francesco», cioè dopo l’arresto dell’ex contabile dell’Apsa, monsignor
Nunzio Scarano, ma adesso sono stabilmente entrate nell’ordinamento d’Oltretevere.

Intanto sono giorni cruciali per lo Ior. La commissione referente sulla cosidetta banca vaticana,
nominata da papa Francesco in giugno, presieduta dal cardinale Farina, coordinatore Juan Ignacio
Arrieta, si è riunita l‘altro ieri, martedì, e si riunirà anche oggi in sessione plenaria. Domani,
venerdì, incontrerà papa Francesco.

I conti per cui il presidente Von Freyberg ha mandato le lettere di richiesta chiusura sono ormai
1.300 e su di essi sono depositati ben 320 milioni di euro. Sulla maggior parte sono in corso le
procedure di controllo dell’Aif. In alcuni casi appartengono a persone o enti che non hanno o non
hanno più diritto ad avere il conto. Ma per la maggior parte non si tratta di conti che possano essere
chiusi e basta . A questi controlli è direttamente interessata l’Uif della Banca d’Italia in base ad un
accordo di collaborazione con l’Aif.

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Vaticano, emessa nuova legge su trasparenza e vigilanza finanziaria

Francesco Antonio Grana
Il Fatto Quotidiano| 11.10.2013

Dopo la pubblicazione del bilancio dello Ior, e mentre procedono i lavori delle commissioni nominate dal Papa per riformare la banca vaticana e per razionalizzare gli organismi economici si rafforzano le norme contro riciclaggio e finanziamento del terrorismo

La Santa Sede prosegue il suo cammino verso la trasparenza finanziaria. Dopo la pubblicazione del bilancio dello Ior, e mentre procedono speditamente i lavori delle due commissioni nominate da Papa Francesco per riformare la banca vaticana e per razionalizzare tutti gli organismi economici, il Vaticano ha emanato una nuova legge sulla trasparenza, la vigilanza e l’informazione finanziaria. Il nuovo provvedimento normativo consolida la disciplina esistente in materia di misure di prevenzione e contrasto del riciclaggio e finanziamento del terrorismo; vigilanza e regolamentazione degli enti che svolgono professionalmente un’attività di natura finanziaria; collaborazione e scambio di informazioni da parte dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif) a livello interno e internazionale; misure contro i soggetti che minacciano la pace e la sicurezza internazionali; dichiarazione di trasporto transfrontaliero di denaro contante.

La nuova legge, come precisa un comunicato della Sala Stampa vaticana, “chiarisce e consolida le funzioni, i poteri e le responsabilità dell’Autorità di informazione finanziaria nell’esercizio della funzione di vigilanza e regolamentazione ai fini della prevenzione e del contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, della funzione di informazione finanziaria, nonché, come stabilito da Papa Francesco con il motu proprio dell’8 agosto scorso, della funzione di vigilanza prudenziale. La nuova normativa – prosegue la nota – costituisce un ulteriore importante passo nella direzione della trasparenza e vigilanza delle attività di natura finanziaria e un contributo alla stabilità e integrità del settore a livello globale”.

Per il ministro degli esteri vaticano, monsignor Dominique Mamberti, “si tratta di un testo molto articolato e complesso – quasi un testo unico in materia finanziaria – che si iscrive nel percorso di adeguamento dell’ordinamento vaticano ai parametri internazionali del Financial Action Task Force – Groupe d’action financière e alle raccomandazioni della divisione Moneyval del Consiglio d’Europa, comunemente indicati come i migliori strumenti normativi al fine di predisporre un’efficace rete di protezione contro le operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo”.

La nuova legge, infatti, non si limita soltanto a sostituire in larga parte quella con la quale, il 30 dicembre 2010, Benedetto XVI aveva istituito l’Aif, ma introduce anche discipline ulteriori che nella precedente normativa erano del tutto assenti o solo abbozzate. Una prima e consistente parte della legge, infatti, è dedicata alle misure contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, che si sviluppa nel dettaglio dei soggetti obbligati, nelle attività di valutazione dei rischi, nelle prescrizioni concernenti l’adeguata verifica delle controparti (ordinariamente svolta in maniera proporzionata al rischio connesso alla categoria e al paese o area geografica della controparte e alla tipologia di operazione posta in essere, ma che diventa rafforzata in caso di alto rischio di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo) e nella disciplina del trasferimento internazionale di fondi.

Particolare attenzione viene dedicata alla segnalazione delle attività sospette che i soggetti obbligati sono tenuti a effettuare nei confronti dell’Autorità di informazione finanziaria, che a sua volta le analizza e approfondisce anche con penetranti poteri istruttori. Qualora poi vi sia un fondato motivo di sospettare un’attività di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, l’Aif trasmette un circostanziato rapporto al promotore di giustizia e ha anche la possibilità di sospendere l’esecuzione delle transazioni e operazioni sospette fino a cinque giorni lavorativi. Il sistema di prescrizioni in materia di misure contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo è poi completato dall’attribuzione, sempre all’Autorità di informazione finanziaria, di un generale potere di vigilanza circa l’attuazione delle misure stabilite dalla legge a carico dei soggetti obbligati, nonché da un articolato sistema di sanzioni amministrative che possono essere emanate dalla stessa Autorità, ovvero nei casi più gravi dal presidente del Governatorato, previa raccomandazione da parte dell’Aif.

Altre disposizioni della nuova legge riguardano la disciplina del trasporto transfrontaliero di denaro contante, in entrata o in uscita dal Vaticano, per un importo pari o superiore a 10mila euro, e le norme in materia di informazione e cooperazione, in relazione alle quali attività un ruolo centrale è attribuito all’Autorità di informazione finanziaria che collabora e scambia informazioni sia con le altre autorità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, sia con le autorità analoghe di altri Stati, a condizioni di reciprocità e sulla base di protocolli di intesa.

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La Chiesa e l’Imu: aspettiamo la telefonata di Francesco

Marco Politi
il Fatto Quotidiano, 11 ottobre 2013

L’Italia aspetta una telefonata di papa Francesco. Un colpo di telefono al cardinale Bagnasco perché
si muova affinché gli enti ecclesiastici paghino l’Imu dovuta per le attività d’impresa, che fanno
profitto. Troppo grande è lo scandalo della continua, ostinata evasione favorita dalla collusione dei
governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Si tratti di Berlusconi, Monti o del duo Letta-
Alfano. Magari sarebbe anche utile una telefonata al premier Letta, perché non nasconda dietro i
sorrisi esibiti con il pontefice ad Assisi la sua responsabilità nella cecità selettiva verso gli edifici
religiosi, in cui si svolgono attività commerciali a tasse zero

È uno scandalo che diventa tanto più insopportabile nel clima instaurato dal nuovo papa e dal suo
auspicio di una “Chiesa povera e per i poveri”. Come si strutturerà questa Chiesa lo si capirà nel
prosieguo. Ma intanto i contribuenti italiani, che pagano regolarmente le tasse, e specialmente i
gestori di imprese “civili” che fanno il loro dovere a differenza di molti imprenditori ecclesiastici, si
accontenterebbero in Italia di una Chiesa che non prema continuamente – in pubblico o sottobanco
– per arraffare privilegi. Stride proprio l’immagine di una Chiesa povera con le belle, a volte
lussuose stanze d’albergo realizzate in edifici religiosi e coperte da una ormai intollerabile
immunità.

Il non profit – è bene dirlo subito con chiarezza – non c’entra niente. L’Unione europea, indignata
per la palese e sfacciata protezione fiscale di attività commerciali realizzate da enti ecclesiastici,
aveva costretto il premier Monti nel 2012 a varare una legge che finalmente sottoponeva all’obbligo
fiscale i profitti commerciali degli enti religiosi. Il principio – adottato da Monti in sintonia con la
stessa Cei – non aveva nulla di anticlericale e distingueva tra parti di edificio utilizzate per fini
religiosi o no profit e parti di edificio a uso commerciale.

Doveva essere l’inizio di una pagina nuova e limpida. Troppo bello da credere in un’Italia
democristiana in eterno. Fatta la legge trovato l’inghippo. Perché il premier Monti, di rigore
europeo a Bruxelles, ma “famose a capi’” tra le due sponde del Tevere, stabilì inopinatamente che
per il 2012 gli enti ecclesiastici non avrebbero dovuto scucire nulla e per il 2013 si “dimenticò”, lui
così preciso, di far redigere il regolamento attuativo.

Il governo Letta lo ha prontamente seguito con studiata trascuratezza. Del regolamento non si è
vista l’ombra. Evidentemente la correttezza fiscale della Chiesa non è un’“issue” come si
esprimerebbe Oltralpe. Risultato: nel 2012 gli enti ecclesiastici maestri di elusione (ce ne sono
anche di perbene) nulla pagarono e nemmeno nel 2013 hanno tirato fuori un euro. Agosto scorso il
premier Letta ha aggiunto la classica truffa ai danni dell’erario, condita dal una notazione lacrimosa.
La futura service tax, ha dichiarato, non riguarderà il no profit “oggi pesantemente penalizzato
dall’Imu”, che andrà “completamente alleggerito in prospettiva futura”.

Dichiarazione fumogena, poiché qui non si tratta di caricare di oneri il no profit, ma di far pagare il
giusto chi fa profitto. Non farlo in presenza di centinaia di milioni di evasione e del disperato
bisogno del-l’erario è un delitto. Né l’evasione prepotente può essere compensata da molte altre
iniziative di carità.

Papa Francesco ha letto i Promessi Sposi e conosce bene questo stile: forte con i deboli e debole con
i forti. È vero che ai presuli della Cei ha detto che le questioni sociali e politiche italiane spettano all’episcopato d’Italia. Ma la Cei qui ha bisogno di una robusta spinta da parte del papa, che come
“primate d’Italia” qualche responsabilità sul corretto agire della Chiesa nel nostro paese ce l’ha.
Urge la determinazione che ha spinto il papa argentino a esigere che la banca vaticana – inquinata
da prassi decennali del Bel Paese – facesse pulizia. Un colpo di telefono per far capire che è finita
l’era delle furbizie clericali. L’Italia aspetta.