V per Verità: la storia di Guido Fawkes e della maschera che lo ha reso famoso

Peter Ciaccio
www.vociprotestanti.it

Da qualche anno la maschera di Guy Fawkes è presente in ogni manifestazione, nei vari Occupy e anche su Internet come volto dell’identità collettiva Anonymous. L’origine di questo uso è da individuarsi nel film V per Vendetta (di James McTeigue, USA 2005), adattamento a cura dei fratelli Wachowski — quelli di Matrix — del romanzo grafico dei britannici Alan Moore e David Lloyd nella prima metà degli anni 1980. Nonostante non regga il confronto con la graphic novel — al punto che Alan Moore non ha dato il permesso di essere citato nei titoli — il film ebbe un enorme successo commerciale e la diffusione della maschera di Fawkes ne dimostra il forte impatto iconico.

Proprio il valore commerciale della maschera, la cui proprietà intellettuale è della DC Comics e della Warner Bros., è uno dei motivi di critica del suo utilizzo in manifestazioni contro capitalisti e finanzieri: una multinazionale dell’intrattenimento vende il simbolo di chi si oppone alle multinazionali. E ovviamente, in tal modo, ci guadagna.

Un aspetto però poco discusso è l’identità del personaggio dietro il quale gli “anonimi” scelgono di nascondersi: Guy Fawkes. Originario dello Yorkshire, Guy Fawkes (1570-1606) fu allevato dal patrigno cattolico nell’Inghilterra elisabettiana. Il regno della figlia di Enrico VIII e Anna Bolena fu improntato a rafforzare l’autonomia della Chiesa Anglicana rispetto al cattolicesimo. Con lei nasce la “Britannia” destinata a “dominare i mari”, grazie anche alla politica di indipendenza dalle potenze europee, tra cui il Papato.

Sisto V — quello della battaglia di Lepanto e del sterminio dei valdesi di Calabria — , più interessato al proprio ruolo geopolitico che alla cura delle anime dei propri fedeli inglesi, ma anzi esponendoli a persecuzioni, lanciò quella che oggi chiameremmo una fatwa contro la regina Elisabetta e i suoi discendenti: la bolla Regnans in Excelsis (1570). La risposta della Regina fu la discriminazione per legge dei sudditi cattolici, perché tutti potenziali regicidi. Questo è il contesto in cui cresce Fawkes.

A 21 anni, nel 1591, lasciò l’isola per unirsi alle truppe anglo-irlandesi di Sir William Stanley, un comandante cattolico che nel 1587, da ufficiale inglese, aveva disertato per unirsi agli spagnoli. La scelta di Stanley non fu premiata dagli eventi: un anno dopo la sua diserzione, nel 1588 la flotta spagnola di Filippo II fu sconfitta definitivamente da Elisabetta I. Fawkes si unì a Stanley per contrastare le province protestanti dei Paesi Bassi che si erano ribellate all’Impero. Era la lunga guerra d’indipendenza olandese, che si concluse decenni dopo — addirittura nel 1648 — con la nascita dell’Olanda, ovvero con la sconfitta della fazione per cui aveva combattuto il giovane inglese.

La morte di Elisabetta I e l’ascesa al trono inglese del re di Scozia Giacomo VI Stuart — primo re di Gran Bretagna col nome di Giacomo I — , che proseguì la politica religiosa autonomista della sua predecessora, trovava Fawkes in Spagna, in cerca di sostegno per rovesciare il re per lui “eretico”. All’epoca si faceva chiamare “Guido”, versione italiana — dunque cattolica — del suo nome. Tuttavia, Filippo III non gli diede molto conto, forse memore della catastrofe del 1588 che segnò l’inizio del declino della potenza spagnola.

Era il 1604 e Guido Fawkes organizzava il “Complotto delle polveri” insieme a dodici complici. L’idea era di far saltare in aria il Parlamento, nel giorno della sua apertura il 5 novembre 1605. Come ancora oggi succede, una volta all’anno i membri delle due Camere si riuniscono in seduta congiunta per ascoltare il discorso del monarca, che inaugura l’anno parlamentare. Tra i membri della Camera dei Lord ci sono i vescovi della Chiesa Anglicana. In un sol colpo i cospiratori avevano l’opportunità di far fuori re e vescovi, oltre a tutto l’establishment allineato.

Robert Catesby, non Guy Fawkes, era il leader. Ma Fawkes rimase il personaggio più ricordato, forse l’unico dei 13 cospiratori, perché era l’artificiere che doveva dare fuoco a ben 36 barili di polvere da sparo e perché era quello che secondo i “media” dell’epoca era stato trovato con la miccia in mano. Fawkes fu trovato in attesa del momento propizio accanto ai barili ben disposti nei sotterranei della Camera dei Lord a poche ore dal momento previsto per l’attentato.

Catturato e torturato, fece alcuni nomi. Questi vennero a loro volta catturati e torturati, finché tutti e tredici non furono presi. Condannati per alto tradimento, vennero giustiziati con atroci sofferenze a pochi metri dal luogo previsto per l’attentato. Il corpo di Fawkes venne smembrato in modo che tali parti potessero essere esposte pubblicamente in una sorta di macabro tour di deterrenza in caso che qualcun altro volesse seguirne le orme.

«Remember, remember! The fifth of November, the Gunpowder treason and plot; I know of no reason why the Gunpowder treason should ever be forgot!» — “Ricorda, ricorda! Il cinque novembre, il tradimento e il complotto delle Polveri; non conosco alcun motivo per poter mai dimenticar il tradimento delle Polveri!” —

Così inizia la filastrocca per bambini scritta per tramandare il ricordo di quando «by God’s providence» catturarono Fawkes e i suoi, salvando il re e l’Inghilterra. Ogni anno il 5 novembre in Gran Bretagna si celebra la “notte di Guy Fawkes”, in cui si si sparano fuochi d’artificio e si accendono falò che bruciano pupazzi con l’effige di “Guido”.

Negli anni la festa popolare ha aggiunto altri personaggi da essere bruciati simbolicamente nei falò, dal papa a Margaret Thatcher, per fare due esempi. Per quanto possa apparire macabra, la festa celebra la sconfitta di uno dei più pericolosi e ambiziosi attacchi terroristici della storia britannica.

Tornando ai giorni nostri, appare strano l’utilizzo della maschera di Fawkes come simbolo di libertà e di lotta per una maggiore giustizia. È vero che Alan Moore pensò alla maschera di Fawkes per il personaggio di V, ma è vero anche che il romanzo racconta di un futuro distopico alla 1984 di Orwell.

V è però un personaggio morto dentro, animato solo dal sentimento di vendetta: affascinante e romantico, ma negativamente machiavellico, capace di torturare la persona che ama per convincerla delle sue ragioni. La sua è una maschera da goblin, da folletto, da demone: per questo Guy Fawkes si presta.

Mutatis mutandis, oggi Fawkes sarebbe considerato un terrorista integralista religioso, un traditore come John Walker, il “talebano americano”. Insomma, è un po’ come se, tra quattro secoli, dei giovani si ribellassero all’ingiustizia, indossando la maschera di Bin Laden.