Usa, i vescovi seguono il Papa ed eleggono leader pragmatici

John L. Allen jr
http://vaticaninsider.lastampa.it

Mentre sembrava che i vescovi cattolici statunitensi si muovessero verso destra, oggi devono venire a patti con un Papa le cui parole e i gesti hanno incoraggiato l’ala progressista della Chiesa. Logicamente, questo sembrerebbe presentare ai vescovi americani tre principali opzioni:

– Resistenza, respingere la nuova posizione presa dal Papa
– Adattamento, non placare la loro posizione pro vita o la vigilanza sull’ortodossia, ma vedere questi temi dentro la nuova visione introdotta da Francesco
– Capitolazione, cambiare completamente le loro priorità e i modi di lavorare per soddisfare le aspettative popolari dell’effetto Francesco

In effetti, al loro incontro a Baltimora che si svolge fra l’11 e il 14 novembre, sembra che i vescovi abbiano scelto una via di mezzo. Individuando l’arcivescovo Joseph Kurtz di Louisville come presidente della Conferenza Episcopale quale sostituto del cardinale Timothy Dolan di New York, i vescovi hanno optato per un centrista, rinomato come promotore degli insegnamenti pro vita della Chiesa e anche un pragmatico flessibile, capace di cambiare rotta secondo le nuove direzioni stabilite da Roma.

Di Nardo è stato eletto numero due della Conferenza episcopale con 147 voti, contro gli 87 ottenuti dall’arcivescovo Charles Chaput della diocesi di Philadelphia. Chaput è visto come la guida dell’ala conservatrice della Chiesa Usa e se fosse stato nominato lui al posto di Kurtz, i media l’avrebbero visto come un segno di resistenza alla linea del pontificato di Papa Francesco.

In realtà, però, è possibile che molti vescovi non abbiano votato Chaput per liberarlo da un peso ulteriore, visto che la situazione finanziaria e amministrativa nella sua arcidiocesi, quella di Filadelfia, è considerata come una di quelle che sono chiamate ad affrontare la sfida più difficile per un prelato americano.

Kurtz, 67 anni, è nato in Pennsylvania e ha servito come prete nella diocesi di Allentown. Oltre ai suoi studi teologici, Kurtz si è anche specializzato nel servizio sociale. Ha servito come professore e pastore prima di essere nominato vescovo di Knoxville nel Tenessee, nel 1999.

Dopo il trasferimento a Louisville nel 2007, Kurtz si è guadagnato una reputazione di amministratore efficiente e di persona affabile. Aveva quindi ottime probabilità di essere scelto per un ruolo da protagonista anche oltre i confini della sua arcidiocesi. E’ stato nominato capo del Comitato episcopale sul matrimonio e la famiglia e vice presidente della Conferenza Episcopale Usa nel 2010.

Come capo del comitato, Kurtz veniva spesso chiamato a commentare i dibattiti intorno ai matrimoni gay e difendeva sempre il magistero della Chiesa con veemenza. Nel 2010, per esempio, ha detto che legalizzare le unioni fra persone dello stesso sesso rappresenterebbe la stessa “macchia” sulla coscienza americana che la sentenza Roe v. Wade del 1973 pronunciata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti che legalizzava l’aborto.

Questa sua reputazione ha portato critici come i Catholics United, un gruppo di attivisti liberali, a definire Kurts un “culture warrior”, cioè un “guerriero della cultura”, associato con “questioni sociali controverse e di matrice tipicamente conservatrice” . Il gruppo ha consegnato una petizione con 32.000 firme a Baltimora, sollecitando i vescovi a scegliere qualcun’altro.

La maggior parte degli insider cattolici non vedono Kurtz in questo modo. Lo considerano sì un leader fortemente ortodosso, ma anche pratico. Nel 2011 e nel 2010, per esempio, Kurtz ha concesso il via libera a una fusione complessa di tre sistemi sanitari nel Kentucky, incluso un sistema cattolico, lasciando che uno degli ospedali in precedenza indipendenti continuasse a gestire un centro per donne e bambini (Center for Women and Infants). Il centro offre servizi di contraccezione e sterilizzazione tubarica. Al tempo disse che era contento del fatto che nessuna struttura cattolica fosse stata coinvolta in queste procedure e che l’insegnamento della Chiesa era stato rispettato.
Kurtz non era fra i vescovi americani che minacciavano pubblicamente di negare la comunione ai politici cattolici che favorivano il diritto di scelta della donna. Lui invece, diceva che “il momento giusto per parlare di questo era durante le discussioni private, dando a quel politico, sia uomo che donna, l’opportunità di formare la propria coscienza.”

Kurtz ha fatto un buon lavoro come leader di una Chiesa locale. Quando era ancora a Knoxville, la diocesi è arrivata in cima a una classifica di diocesi americane composta da Crisis magazine, basata su criteri numerici come il numero di preti operativi, di vocazioni e di adulti che sono diventati membri della Chiesa. Dopo solo un anno a Louisville ha lanciato un’aggressiva campagna amministrativa, con l’obbiettivo di raccogliere 66 milioni di dollari per promuovere le “parrocchie attive”.

In un’intervista con il National Catholic Reporter, nel 2010, Kurtz ha presentato la sua visione pastorale riguardo i dibattiti sul Vaticano II. La Chiesa, ha detto, deve mantenere “gli elementi caratteristici del Concilio Vaticano II che non vogliamo assolutamente perdere, ma senza avere la sensazione di trovarci sull’orlo del precipizio con alcuni che dicono “noi non andiamo li” e altri che si buttano senza problemi per lasciare indietro il passato ed entrare nel futuro.” Per quanto riguarda DiNardo, il cardinale 64enne ha un profilo simile a quello di Kurtz: ortodosso senza dubbio, ma non troppo carico dal punto di vista ideologico, un amministratore pragmatico ed efficiente che non ostenta ed è gentile. Come vice di Kurtz, DiNardo porta con sè delle caratteristiche che il nuovo presidente non ha: esperienza a Roma e nel Vaticano. DiNardo ha studiato all’Università Gregoriana e in quella Augustiniana quando era un giovane prete e poi ha servito come ufficiale della importantissima Congregazione per i Vescovi dal 1984 al 1990 sotto la guida del defunto cardinale Bernardin Gantin.

Con le scelte odierne, i vescovi hanno accolto la diversità nella Chiesa Usa, nominando un candidato del Sud come il loro presidente e qualcuno del Sud Ovest come numero due. Su un altro piano, si potrebbe dire che l’elezione è stata un trionfo per lo Stato della Pensylvania visto che Kurtz proviene da lì e DiNardo – anche se è nato in Ohio – è cresciuto in Pensylvania e ha servito come prete nella diocesi di Pittsburgh.