L’altra faccia di Bergoglio

George Monbiot
www.guardian.co.uk

«C’è una strana omissione che mette il papa dalla parte sbagliata persino rispetto a Giovanni Paolo II. È la sua incapacità di affrontare o anche solo riconoscere gli orrori di cui la Chiesa nel passato è stata protagonista e responsabile».

Lui è una pin-up per liberali e progressisti, «il nuovo scontato eroe della sinistra». Così Jonathan Freedland del Guardian definisce Papa Francesco, ed è vero che la maggior parte delle sorprese è stata positiva. Le sue dichiarazioni contro il capitalismo sono del tipo che quasi nessun leader di partito oggi osa proferire. Sembra che abbia rinunciato all’infallibilità papale. È intenzionato a riformare il centro burocratico della Chiesa cattolica: una Curia corrotta e avvezza agli intrighi. Ha dichiarato una tregua parziale alla lotta contro la sessualità umana portata avanti dai suoi predecessori (sorvolando accuratamente sullo stupro di bambini) con un fervore davvero raccapricciante.

È bene sottolineare che questi sono soprattutto cambiamenti di enfasi, non di dottrina. Papa Francesco non consacrerà il suo regno ad attaccare gay, donne, profilattici e aborto, ma non sembra neanche preparato a cambiare la politica della Chiesa in proposito. Ma non è solo questo che rovina la storia. C’è una strana omissione che mette il papa dalla parte sbagliata persino rispetto a Giovanni Paolo II. È la sua incapacità di affrontare o anche solo riconoscere gli orrori passati che la Chiesa ha presieduto.

Dall’annientamento dei Catari alle lavanderie Maddalene, la Chiesa cattolica ha sperimentato quasi ogni tipo di sterminio, genocidio, tortura, mutilazione, esecuzione, asservimento, crudeltà e abuso conosciuto agli esseri umani. Nell’ultimo secolo, in certi momenti e luoghi, la Chiesa è stata anche una straordinaria forza del bene: le persone più coraggiose che conosco sono tutti preti cattolici, che- finché non sono stati schiacciati e messi a tacere dalla loro chiesa – hanno rischiato le loro vite per difendere persone vulnerabili da sfruttamento e omicidio.

Non solo lui non ha detto nulla di questo retaggio; ha evitato le più ovvie occasioni per parlarne. Il mese scorso, la beatificazione di 522 cattolici uccisi da soldati repubblicani durante la Guerra civile spagnola, per esempio, offriva un’ottima occasione di riconoscere il ruolo della Chiesa nella restaurazione e successiva dittatura di Franco. Ma anche se Francesco ha parlato durante la cerimonia, in collegamento video, lo ha fatto come se gli omicidi avessero avuto luogo in un vuoto politico. Lo scorso luglio, il rifiuto di pagare un risarcimento da parte di quattro ordini religiosi che hanno schiavizzato donne nelle lavanderie Maddalene in Irlanda chiedeva a gran voce una risposta papale. Non ne è arrivata nessuna. Come può il papa avere presa sul futuro se non riconosce il passato?

Non c’è esemplificazione migliore della negazione della chiesa del suo impegno di canonizzare il missionario francescano Junípero Serra, il cui 300esimo anniversario della nascita cade il 24 novembre. Il culto di Serra incarna il problema cattolico con la storia – nonché le menzogne su cui si basano i miti sulla fondazione degli Stati Uniti.
Si può vedere la sua statua su Capitol Hill, la sua faccia sui francobolli e il suo nome incorniciato in scuole e strade e sentieri per tutta la California. È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II, dopo che una suora è stata apparentemente curata dal lupus, e ora attende un secondo miracolo per diventare santo. Quindi dov’è il problema? Oh, solo che ha fondato il sistema dei campi di lavoro che hanno accelerato il genocidio culturale della California.

Serra personificava il folgorante fanatismo che accecava i missionari cattolici sugli orrori che infliggevano alle popolazioni native delle Americhe. Lavorando prima in Messico, poi in Baja California (che ora è parte del Messico) e quindi in Alta California (ora Stato della California), ha presieduto un sistema di incredibile brutalità. Con vari tangenti e stratagemmi i nativi americani venivano indotti a partecipare alle missioni da lui fondate. Una volta entrati, veniva loro proibito di andar via. Se cercavano di scappare, venivano circondati da soldati e quindi frustati dai missionari. Qualsiasi disobbedienza era punita con strumenti di tortura o con la frusta.

Secondo una denuncia scritta, erano obbligati a lavorare nei campi dall’alba a fin dopo il tramonto, e nutriti con una frazione di ciò che ci voleva a sostenerli. Indeboliti dal troppo lavoro e dalla fame, ammassati in poco più spazio di quello fornito dalle navi negriere, morivano a decine di migliaia, soprattutto di malattie venute dall’Europa. Le missioni di Serra sono state uno strumento essenziale della colonizzazione spagnola e statunitense. È per questo che le città della California hanno così tanti nomi di santi: sono state fondate come missioni.

Ma nel suo trattamento delle popolazioni indigene, Serra è andato persino al di là delle bieche esigenze della corona. Felipe de Neve, un governatore delle Californie, ha espresso il proprio orrore per i metodi di Serra, lamentando che il destino delle popolazioni convertite fosse «peggiore di quello degli schiavi». Come documentato da Steven Hackel nella sua nuova biografia, Serra ha sabotato i tentativi di Neve di consentire ai nativi americani una forma di autogoverno, che avrebbe limitato il suo dominio sulle loro vite.

Le autosufficienti e sofisticate popolazioni della California sono state ridotte dalle missioni in totale asservimento. Tra il 1769, quando Serra è arrivato in Alta California, e il 1821 – quando è finito il dominio spagnolo – la popolazione di nativi americani era scesa di un terzo, a 200.000 persone. La presunzione di Serra alla santità può essere sostenuta soltanto cancellando le popolazioni native della California una seconda volta, e c’è una lobby molto attiva in questo senso. Gli agiografi di Serra spiegano come ha mortificato la propria carne; ma non ci dicono nulla su come ha mortificato la carne di altra gente.

Di recente, presentando la biografia di Hackel, il professore cattolico Christopher O Blum ha incensato Serra per il suo «incessante lavoro di portare la civiltà in lande selvagge». Ha paragonato il missionario agli «illuminati funzionari coloniali spagnoli che volevano… lasciare gli Indiani alla loro immoralità». «Gli Indiani non solo andavano in giro nudi per la maggior parte dell’anno – con la prevedibile conseguenza di promiscuità dilagante – ma erano divisi in villaggi di 250 o meno abitanti… pronti per il gretto tiranno brutale o il manipolativo stregone». I secoli di razzismo, crudeltà e mancato rispetto atti a giustificare gli assalti della Chiesa non sono ancora arrivati al termine.

Mi piacerebbe sentire il papa annunciare che non canonizzerà Serra, per quanti miracoli il suo fantasma possa effettuare, e iniziare ad affrontare alcune storie scomode. Allora, forse, come invita Jonathan Freedland, appenderò un poster di Francesco al muro. Ma non in camera da letto.