«Questo potere economico uccide» di L.Kocci

Luca Kocci
http://lucakocci.wordpress.com/

Una sintesi articolata e complessiva delle tante parole pronunciate in questi otto mesi da papa che, in quanto atto ufficiale del magistero, assume il valore di documento programmatico del pontificato. È tutto questo l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, pubblicata il 26 novembre da Francesco.

Formalmente si tratta di una esortazione post-sinodale, ovvero il testo che il papa elabora sulla base delle conclusioni di un Sinodo dei vescovi (nella fattispecie quello dell’ottobre 2012 sulla «nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede»). Di fatto il documento amplia notevolmente i risultati di quell’assise dei vescovi, perché contiene molti elementi del lessico e del pensiero di Bergoglio, finora espressi negli interventi pubblici del papa e nelle lunghe interviste rilasciate a Scalfari su Repubblica (in parte corretta e comunque eliminata dal sito ufficiale del Vaticano qualche giorno fa) e soprattutto a p. Spadaro sul quindicinale dei gesuiti Civiltà cattolica. È vero quindi che Bergoglio ha già firmato a giugno l’enciclica Lumen Fidei insieme a Ratzinger – facendola quindi propria, benché forma e contenuti siano prevalentemente ratzingeriani –, ma la Evangelii gaudium si presenta come il primo documento ufficiale di papa Francesco.

E infatti il testo ribadisce numerosi concetti già affermati da Bergoglio in questi mesi: l’abbandono dei toni da crociata sui «principi non negoziabili» senza però arretrare sui loro contenuti; un atteggiamento pastorale meno rigido e più inclusivo nei confronti delle persone in difficoltà, parallelamente alla conferma della sostanziale inamovibilità dei capitoli fondamentali della dottrina e della disciplina (un esempio, sull’aborto: «Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana» ma «abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure»); la riforma della struttura ecclesiastica in direzione di una maggiore «decentralizzazione»; «l’opzione per gli ultimi» «e la severa critica dell’economia di mercato e delle ricette liberiste. «Questa economia uccide», scrive il papa, «grandi masse di popolazione» sono «escluse ed emarginate», anzi sono «rifiuti, avanzi». Eppure alcuni ancora difendono il «libero mercato» e nutrono «una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema», mentre aumentano gli squilibri frutto di «ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria», negando «il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune».

Il punto centrale del documento, come indica lo stesso titolo («La gioia del Vangelo»), è un nuovo slancio nell’evangelizzazione, che la Chiesa deve perseguire non «per proselitismo ma per attrazione», senza curarsi troppo della «autopreservazione» e senza essere «ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine» da «imporre a forza di insistere». Per realizzarlo, sostiene Bergoglio, è necessario intervenire sulla struttura ecclesiastica, verso una «decentralizzazione», in cui ci siano meno Vaticano e meno papa (serve una «conversione del papato»), più Chiese locali e più collegialità. Su questo siamo fermi, ammette Francesco, «perché ancora non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale».

La pastorale più inclusiva riguarda, per esempio, i divorziati, non esplicitamente nominati ma è evidente che è a loro che Bergoglio si riferisce quando dice che «nemmeno le porte dei sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi» e che la Chiesa non deve essere «una dogana». Ma questo non significa ammorbidimento della dottrina. Infatti quando parla delle donne, il papa dice che «anche nella Chiesa» devono trovare spazio «nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti», ma ribadisce la chiusura all’ordinazione presbiterale: «Il sacerdozio riservato agli uomini è una questione che non si pone in discussione».

Insomma la Evangelii gaudium ha tutti i connotati di un documento programmatico. Che però dovrà trasformarsi in azione di governo e in decisioni operative, per non restare nell’alveo delle intenzioni, come in fondo è stato finora il pontificato di Bergoglio. Le occasioni, anche a breve e medio termine, non mancano: la prossima settimana (3-5 dicembre) in Vaticano ci sarà la seconda riunione degli “otto saggi”, i cardinali scelti dal papa per aiutarlo a preparare la riforma della Curia; e ad ottobre si terrà il Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia. Momenti importanti per provare a passare dalle parole agli atti.