Sinodo sulla famiglia: le chiese interpellano la base cattolica

Ludovica Eugenio
Adista Notizie n. 42 del 30/11/2013

Ora che il documento preparatorio per il Sinodo dei vescovi su «Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” (in programma dal 5 al 19 ottobre 2014) è stato inviato a tutte le Conferenze episcopali del mondo, spetta alle Chiese locali dare il proprio contributo, mettendo in atto una consultazione della base, parrocchie e decanati in primis.

Il documento, corredato da un questionario di 39 domande, intende comporre un quadro preciso su diversi aspetti delle tematiche legate alla famiglia, offrendo così uno status quaestionis su cui il Sinodo (nei suoi due atti, il primo nel 2014, e il secondo, operativo, l’anno successivo) lavorerà: «Dalla diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte ne escludono l’idea, alle unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado è consentita l’adozione di figli», ma anche su nuove situazioni cui la Chiesa deve rivolgere la sua attenzione (v. Adista Notizie n. 40/13).

Una consultazione, quella delle Chiese locali, che dovrà avvenire in tempi brevi, giacché le risposte al questionario dovranno pervenire in Vaticano entro la fine di gennaio. E se in alcuni Paesi – tra cui l’Italia, eccezion fatta per alcune diocesi come Firenze, Roma, Genova – le Conferenze episcopali non si sono ancora attivate formalmente o non si sono espresse circa questo metodo “democratico” di compulsare la base, in altri non si è perso tempo e le domande sono state subito diffuse, talvolta integralmente, talaltra rielaborate sinteticamente per una maggiore accessibilità. Di seguito un excursus sulle iniziative più interessanti.

Regno Unito

Al 15 novembre, già più di 15mila persone avevano partecipato al sondaggio, pubblicato online dai vescovi. Secondo quanto riportato da mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, in 11.500 hanno risposto anche alla domanda sull’età, evidenziando che un terzo di costoro è rappresentato da persone sotto i 35 anni, il 42% da persone comprese tra i 35 e i 65, il 16% da over 65. I cattolici inglesi hanno ancora un paio di settimane per dare il loro contributo. Le risposte verranno inoltrate ai responsabili diocesani, che poi invieranno una sintesi dei dati raccolti nella loro area.

Olanda

Durante il loro incontro autunnale, svoltosi i primi di novembre, i vescovi olandesi hanno deciso di non rivolgersi direttamente ai fedeli, ma di limitarsi a consultare le parrocchie e i responsabili pastorali. «Sono coloro che hanno a che fare con le diverse situazioni riguardanti le relazioni, le famiglie e le variegate forme di famiglia nella realtà pastorale quotidiana ad avere l’immagine più precisa della situazione nelle parrocchie olandesi», hanno spiegato. Le domande riguardanti statistiche e percentuali verranno affidate alla Segreteria della Chiesa cattolica. Il questionario è stato anche pubblicato dal sito della base cattolica katholiek.nl, ma i vescovi non hanno intenzione di inviare i risultati a Roma, per questioni di tempo (per raccogliere i dati entro la fine di gennaio occorre una grande efficienza), ma anche di sostanza: alcune domande richiedono una competenza che molti cattolici non hanno.

Austria

I vescovi austriaci hanno deciso di inviare il questionario alle parrocchie. Prima tra quelle di lingua tedesca, la Conferenza episcopale austriaca ha messo immediatamente online il questionario. All’apertura dell’assemblea autunnale, il 1° novembre scorso, il segretario generale Peter Schipka aveva definito il questionario «una pratica normale», mentre a distanza di una settimana, alla conferenza stampa di chiusura dell’assemblea, il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza stessa, aveva riconosciuto il «carattere completamente nuovo» dell’iniziativa vaticana, che parte senza «nessun preconcetto riguardo alle questioni dottrinali: la discussione sulle tematiche del prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia – ha puntualizzato – è a 360°».

Entro la fine dell’anno, il sondaggio sarà dunque oggetto di discussione ai vari livelli ecclesiali: parrocchie, vicariati, movimenti ed organizzazioni ecclesiali, specialmente quelle legate ai settori della famiglia, dell’evangelizzazione e dell’apostolato laicale, ma anche i singoli cattolici sono stati invitati a prendere posizione; i vescovi di ogni diocesi nomineranno un referente incaricato di raccogliere le risposte, che saranno parte integrante dei documenti che i singoli vescovi elaboreranno e porteranno a Roma in occasione della prossima visita ad limina (27-31 gennaio).

Germania

In assenza di precise indicazioni della Conferenza episcopale, in Germania si sono mobilitate le associazioni. In particolare la Bund der Deutschen Katholischen Jugend (Bdkj, Federazione delle associazioni dei giovani cattolici tedeschi) ha messo online il questionario il 18 novembre, dopo alcune titubanze sull’opportunità di diffondere sul web domande di ambito privato: «Possiamo farlo? Dobbiamo farlo? Non deve essere uno sguardo “voyeuristico” nella camera da letto dei giovani cattolici, si tratta invece della possibilità di partecipare e di collaborare», ha spiegato il portavoce Michael Kreuzfelder a Domradio.de. «Non è un obbligo, ma una possibilità di esprimere la propria opinione su questi temi. Ed è tutto assolutamente anonimo». Per questo, ha spiegato, si sono risposti che, sì, volevano portare le voci dei giovani cattolici in Vaticano. Dopo 24 ore, già più di mille persone, sui social network, avevano risposto. I risultati verranno trasmessi ai vescovi in una forma sintetica. «Per la prima volta, si potrà vedere come si comportano i giovani nella nostra Chiesa. E sarà appassionante: se i vescovi e il Vaticano affronteranno e discuteranno davvero questi temi, avremo fatto un grande passo avanti».

Spagna

In Spagna, l’iniziativa è stata presa da Religión Digital, con il supporto di Redes Cristianas, che ha offerto il proprio spazio digitale ai lettori cattolici spagnoli per partecipare alla consultazione, alla quale si può rispondere con un giudizio globale o domanda per domanda. Le risposte più rilevanti verranno pubblicate sul sito, mentre la totalità degli interventi pervenuti sarà inoltrata alla Nunziatura spagnola, alla Conferenza episcopale, al presidente del Sinodo per la Famiglia, card. Erdö e al segretario, mons. Lorenzo Baldisseri.

Belgio

I vescovi belgi sono stati molto rapidi nel postare il documento vaticano online su due siti e su due settimanali del Paese, chiedendo ai cattolici di far giungere il loro contributo entro la metà di dicembre; con l’obiettivo di effettuare una «consultazione quanto più ampia possibile», accetteranno anche risposte via e-mail o posta, che saranno poi esaminate dai vescovi stessi insieme a teologi pastorali.

Portogallo

In Portogallo è la Pastorale familiare del Patriarcato di Lisbona ad aver predisposto il questionario online, invitando i fedeli a contribuire al «discernimento sinodale». Ai parroci è stata inviata una lettera in cui si chiede loro di diffondere nelle rispettive comunità le 39 domande affinché «tutti i fedeli possano sentirsi coinvolti nella preparazione di questo Sinodo». Il questionario sarà accessibile sul sito della Pastorale familiare fino all’8 dicembre.

Francia

isponibilità a pubblicizzare il più possibile il testo vaticano – immediatamente diffuso anche sul sito del quotidiano cattolico La Croix – è stata espressa dalla Conferenza episcopale francese, riunita a Lourdes per l’assemblea plenaria. Per mons. Hervé Giraud, vescovo di Soissons, è necessario «procedere a un’ampia diffusione» del questionario presso le parrocchie. È nostro dovere, ha detto, «renderlo disponibile a tutti e scegliere quattro o cinque punti di riflessione» tra le 39 domande. A preoccupare i vescovi, infatti, è l’ampiezza dei quesiti, che rende indispensabile, a loro avviso, un lavoro preliminare di sintesi: «Ho chiesto al responsabile della pastorale familiare della diocesi di elaborare un documento di sintesi rivolto ai laici, che non necessariamente hanno la formazione necessaria per usufruire di questo testo», ha spiegato mons. Marc Aillet, vescovo di Bayonne, aggiungendo di aver già inviato il testo a tutti i parroci perché ognuno possa affrontare la questione con il proprio consiglio pastorale.

Svizzera

«Il Santo Padre ha deciso che venga allestita una consultazione mondiale per conoscere le realtà vissute dai cattolici nell’ambito della pastorale matrimoniale, familiare e della vita di coppia e personale», si legge in un comunicato stampa pubblicato sul sito della Conferenza episcopale svizzera il 20 novembre. I cattolici in Svizzera sono dunque invitati, con un approccio ecumenico, «a far giungere proposte, critiche e aspettative su questi temi, come pure i familiari e partner (poco importa di quale confessione o religione)». Logisticamente, in accordo con il presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), mons. Markus Büchel, vescovo di San Gallo, l’Istituto di Sociologia Pastorale della stessa città ha approntato una consultazione online (www.questionariopastorale.ch, accessibile fino al 31 dicembre), che sintetizza i 39 quesiti della Segreteria del Sinodo e i cui esiti verranno poi inviati alla Conferenza episcopale. «L’anonimato è garantito», assicura il comunicato.

Stati Uniti

Mentre i vescovi statunitensi non hanno ancora deciso come gestire il questionario, diverse organizzazioni laicali cattoliche hanno deciso di fare da sole. A metà novembre, 15 gruppi di riforma della Chiesa – molti dei quali raccolti sotto il pannello Organizations for Renewal – hanno predisposto un sondaggio online da sottoporre ai cattolici, nel timore che, alla fine, i vescovi non consultino i laici. «Chiediamo ai vescovi di aprire il loro cuore e di ascoltare la diversità delle famiglie cattoliche che tutti conosciamo», ha detto Kate Conmy, co-direttrice di Women’s Ordination Conference. «Ad ogni livello, il Sinodo sulla famiglia dev’essere plasmato dai cattolici divorziati e risposati, dalle coppie Lgbt, dalle famiglie che discutono di contraccezione, fertilità, adozione, che sono guidate non dal diritto naturale, ma dall’amore». «È un’occasione per far sentire la propria voce», ha spiegato Marianne Duddy-Burke, direttrice esecutiva di DignityUsa. «La Chiesa insegna – ha dichiarato il direttore esecutivo di New Ways Ministry, Francis de Bernardo – che i laici hanno il diritto e il dovere di esprimere le loro opinioni nei campi di loro competenza. E chi è più esperto di loro nel campo della sessualità, del genere, delle relazioni, dal momento che vivono queste realtà quotidianamente?».

Il sondaggio, pubblicato sul sito www.surveymonkey.com/s/SynodOnFamilyUS, resterà accessibile fino a metà dicembre, quando il cartello di associazioni invierà le risposte a quattro vescovi: mons. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, mons. Carlo Maria Viganò, nunzio pontificio negli Stati Uniti, al card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e rappresentante statunitense al “G8” del papa, e a mons. Joseph Kurtz, neopresidente della Conferenza episcopale Usa.

Anche il gruppo Catholics in Alliance for the Common Good ha lanciato la sua versione del questionario (papalsurvey.com), in inglese e in spagnolo, inviandolo ai suoi 30mila membri. A metà novembre, le risposte raccolte erano più di 3mila, metà delle quali di persone esterne al gruppo stesso.

Sia l’una che l’altra versione del questionario elaborate dai due gruppi cercano di rendere il linguaggio originale più comprensibile al cattolico comune: scelta, questa, che ha suscitato qualche critica. Ma il sondaggio della Organizations for Renewal, ha risposto Duddy-Burke, è più interessato ad analizzare quanto emergerà dalle risposte ai quesiti che ai dati puri e semplici, sicuramente nella disponibilità di esperti e non del cattolico comune: «Ciò che davvero si sentirà – ha spiegato – è il grido delle persone, che esprimono le proprie esigenze pastorali, e spiegano dove queste esigenze vengono soddisfatte dalla Chiesa istituzionale e dove no».

Il sondaggio di Catholics in Alliance, a sua volta, è di stampo pastorale, ha spiegato il responsabile Christopher Hale, dunque più comprensibile rispetto a quello vaticano, di impostazione maggiormente teologica. Le 39 domande originali, raccolte in 9 sezioni, sono state organizzate in otto domande facenti capo a quattro aree: Chiesa e vita familiare, persone separate e divorziate, coppie omosessuali, accoglienza della Chiesa. Ciò che gli organizzatori di Catholics in Alliance sperano è che il loro sondaggio fornisca un modello che i vescovi vogliano utilizzare nelle loro diocesi. Di fatto alcuni di loro hanno già incontrato Catholics in Alliance scegliendo di diffondere il loro sondaggio nei canali di comunicazione sociale.

La Conferenza episcopale esclude una consultazione ampia dei cattolici e ha solo chiesto ai vescovi di inviare le loro personali osservazioni, lasciando molti insoddisfatti. Alcune diocesi, quindi, stanno cominciando a dare una propria risposta al sondaggio. Philadelphia, guidata da mons. Charles Chaput, ha lanciato sul proprio sito web una sua versione del questionario, accessibile fino al 2 dicembre. D’altronde, lo stesso Chaput aveva affermato, all’assemblea dei vescovi da poco conclusasi, di aver ricevuto molte richieste da parte di cattolici in questo senso. Il “suo” questionario è strutturato in nove domande, ognuna riflettendo uno dei nove temi di quello originario, e chiede a chi partecipa di fornire tutti i dati personali, sia anagrafici sia riguardanti l’appartenenza parrocchiale, sia di contatto.

Ecuador

L’arcidiocesi di Guayaquil ha stabilito, durante una riunione del 12 novembre tra vicari e vescovi, che le domande del questionario vaticano vengano esaminate dai gruppi apostolici, ma raggiungeranno anche le parrocchie più piccole. Questo lavoro durerà fino alla fine di dicembre, mentre a gennaio tutti i suggerimenti saranno trasmessi alla Conferenza episcopale ecuadoriana, che elaborerà, nella seconda metà del mese, un documento unificato da inviare in Vaticano.

Australia

La Conferenza episcopale australiana ha pubblicato sul proprio sito il testo completo del questionario, ma le singole diocesi hanno poi escogitato modi e tempi diversi per raccogliere le risposte. Nella diocesi di Melbourne, i fedeli possono scegliere tra la compilazione online e l’elaborazione di una e-mail, da inoltrare in ogni caso entro il 6 dicembre. La diocesi di Perth mette a disposizione una pagina di informazioni per venire in aiuto ai cattolici desiderosi di intervenire nella consultazione. Si tratta, vi si legge, di «un’opportunità unica per raggiungere e coinvolgere molti cattolici che non vanno più a messa, molti dei quali sono conosciuti dai nostri parrocchiani». Quanto al metodo di valutazione delle risposte, verranno raccolti i temi e sottotemi più ricorrenti, citando gli interventi più significativi. Non bisogna preoccuparsi della forma o della completezza delle risposte, l’importante è dare il proprio contributo: «Ogni risposta, però, verrà letta». Analoga iniziativa nella diocesi di Sydney, il cui arcivescovo, il conservatore card. George Pell, che fa parte del “G8” del papa, introduce tuttavia il questionario in qualche modo orientandolo, sottolineando l’importanza della Sacra famiglia come modello unico per la vita familiare e ribadendo il recente intervento del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Gerhard Ludwig Müller, sull’Osservatore romano, che puntualizzava il divieto per i divorziati risposati di accedere all’Eucaristia.