Il “papa qualunque”: né biblista, né teologo, né catechista

Luigi Castaldi
malvinodue.blogspot.it

A un biblista non sarebbe passato neppure per l’anticamera del cervello di dire che «nel Libro del Deuteronomio leggiamo che Dio ci conduce per mano come un papà fa con il figlio» (La Stampa, 15.12.2013), ma Bergoglio non è un biblista, e chi lo intervistava, ammesso che abbia letto il Libro del Deuteronomio, non poteva certo dirgli: «Scusi, Santità, parliamo del Libro in cui il “papà” ordina al “figlio” di sterminare tutta la gente di Sicon (Dt 2, 26-37) e di Basan (Dt 3, 1-11), compresi vecchi, donne e bambini, per impossessarsi della loro terra, delle loro case e delle loro greggi? O forse fa riferimento alla visione pedagogica in virtù della quale, “se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre e, benché l’abbiano castigato, non dà loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della città, alla porta del luogo dove abita, e […] allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno” (Dt 21, 18-21)?» Ce lo vedete, il Tornielli? Si caga addosso dall’emozione quando intervista un cardinale, figuriamoci col papa…

Non è biblista, Bergoglio, ma neanche teologo, sicché di fronte a lui Ratzinger pare davvero il gigante che s’è sempre detto, e che non è mai stato, visto che comparandolo a Bonhoeffer, Teilhard de Chardin, Barth, Bultmann, De Lubac, Maritain, Rahner, Guardini, tanto per citare i primi che mi vengono in mente, resta una mezzasega. Non è teologo, Bergoglio, dunque è comprensibile che alla domanda «perché soffrono i bambini?» risponda «non c’è spiegazione», mica si può pretendere che citi l’Agostino del De natura boni. Il fatto è che cita Dostoevskij, dice che risposta l’ha trovata in Dostoevskij, e verosimilmente fa riferimento al dialogo sulla questione tra Ivan e Alësa, ne I fratelli Karamazov, nel quale a dire che «non c’è spiegazione» alla sofferenza dei bambini è Ivan, l’ateo, mentre il pio Alësa una spiegazione ce l’ha, e ribatte che Dio lascia che accada come ha voluto accadesse a suo figlio, che «ha dato il suo sangue innocente per tutti e per tutto», che è proprio l’Agostino del De natura boni, sputato, e sarà pure una spiegazione a cazzo di cane, ma teologicamente regge. Ok, ma se leggi Dostoevskij, e manco lo capisci, ti conviene metter mano alla Patristica?

Né biblista, né teologo, Bergoglio, ma neppure ‘sto gran campione di ecclesiologia, perché, alla domanda «avremo donne cardinali?», risponde che «le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non “clericalizzate”», che nella migliore delle ipotesi è da considerare la deviazione di un tiro moscio in calcio d’angolo. Perché, delle due, una: o il valore che intende dare alla donne nella Chiesa non potrà comunque mai essere pari a quello che implica il ministero del sacerdozio, e allora c’è chiara elusione di ciò che era posto nella domanda relativamente al ruolo subalterno della donna nella Chiesa, o c’è patente svalutazione di ciò che implica nel ministero del sacerdozio l’elevazione alla carica cardinalizia, e allora saremmo alla blasfemia…

Vabbe’ – uno dice – almeno sarà un grande catechista, ‘sto Bergoglio. Manco per niente, perché pure in questa intervista sottolinea e risottolinea l’importanza delle opere di misericordia corporale – qui con un bel «date da mangiare a chi ha fame» – ma quelle di misericordia spirituale? Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti e ammonire i peccatori, per esempio, come si attagliano a quel «chi sono io per giudicare un gay?». E che cazzo di risposta è quella che dà alla domanda se si sia offeso per l’accusa di essere un marxista che gli è stata mossa da ambienti cattolici statunitensi per la sua Evangelii gaudium? «L’ideologia marxista è sbagliata – dice – ma nella mia vita ha conosciuto tanti marxisti buoni come persone, e per questo non mi sento offeso». Ok, ma in questione era il contenuto dell’Evangelii gaudium, non la malvagità personale dei marxisti. Che potranno anche essere tutti quanti buoni come persone, ma questo cosa cambia di ciò che la Dottrina Sociale della Chiesa dice del marxismo? Puoi rigettare l’accusa? E allora spiega perché quella esortazione non è marxista.

Pretendo troppo, so bene. In realtà, Bergoglio non è altro che un esperto in pubbliche relazioni, che poi era quello di cui la Chiesa di Roma aveva bisogno per cercare di non affogare nel mare di merda che ormai le arrivava al collo. E il suo lavoro, bisogna essere onesti, lo sta facendo con indubbia perizia, anche grazie al contributo dei tanti poveri fessi, credenti e no, che non sono mai mancati a illudersi che il primo Pio IX fosse un riformista, per rimanerne delusi quando licenziò il Sillabo, che Leone XIII fosse una specie di socialista, per poi beccarsi un Pio X sulle gengive, che Pio XI fosse una specie di partigiano antifascista, per poi pigliarsi in culo un Pio XII che si spendeva per un’intesa tra democristiani e missini, che Giovanni XXIII fosse un riformatore, per poi sorbirsi la controriforma di Paolo VI, che il «Dio mamma» di papa Luciani aprisse a chissà cosa, per poi scandalizzarsi dinanzi alla scoperta che per finanziare Solidarność lo Ior di Marcinkus riciclava soldi della mafia… La Chiesa è sempre se stessa, cambia solo faccia all’occorrenza.