Abusi sessuali. A Ginevra il Vaticano fa catenaccio

Sandro Magister
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La sessione in corso a Ginevra del comitato dell’ONU per i diritti del fanciullo ha messo sotto torchio la delegazione della Santa Sede, sul terreno minato degli abusi sessuali su minori compiuti da esponenti del clero. La delegazione era composta dagli arcivescovi Silvano M. Tomasi e Charles J. Scicluna, quest’ultimo fino a un anno fa promotore di giustizia della congregazione vaticana per la dottrina della fede.

In particolare, il comitato ha voluto che la Santa Sede rispondesse a una serie di domande sulla sua condotta riguardo agli abusi, molte delle quali formulate come se i vescovi e i superiori religiosi di tutto il mondo agiscano alle dirette dipendenze del papa.

Nelle risposte, consegnate per iscritto il 16 gennaio, le autorità vaticane hanno respinto questo presupposto e hanno ribadito che la Santa Sede risponde, nel campo della giustizia secolare, solo di quanto accade entro i confini dello Stato della Città del Vaticano e ad opera di suoi cittadini, mentre ciò che accade al di fuori ricade sotto la giurisdizione dei singoli Stati.

A conferma di ciò, le autorità vaticane hanno distinto tra i casi dell’Irlanda e dei Legionari di Cristo, per i quali sotto il profilo penale hanno rimandato alle locali giurisdizioni, e quello dell’ex nunzio nella Repubblica Dominicana, il polacco Józef Wesolowski, sotto processo oltre che in Polonia anche nella Città del Vaticano – qui con processo sia canonico che penale –, in quanto suo cittadino, nonostante gli abusi sui minori di cui è imputato siano stati commessi al di fuori.

Precisato questo, però, le autorità vaticane hanno insistito sulle iniziative a tutto campo messe in atto in questi ultimi anni dalla stessa Santa Sede per reprimere il fenomeno, per punire canonicamente i trasgressori e per dare sostegno alle vittime, sia agendo in proprio, sia fornendo alle Chiese locali delle linee guida molto stringenti. Iniziative che collocano la Chiesa cattolica in prima linea tra le istituzioni mondiali impegnate in difesa dei fanciulli.

Ai decisivi passi in avanti compiuti su questo terreno da Joseph Ratzinger cardinale e papa, papa Francesco ha aggiunto sia l’introduzione di norme supplementari nei codici penali vaticani, sia l’annuncio di una nuova commissione per la protezione dei fanciulli.

Riguardo all’ex nunzio Wesolowski, Tomasi ha detto alla Radio Vaticana che sarà giudicato “con la severità che merita”.

Nel suo discorso a Ginevra, Tomasi non ha mancato di sottolineare che, nella sua battaglia in difesa dei fanciulli, la Chiesa include anche “il rifiuto di un’ideologia del ‘gender’ che neghi il fondamento oggettivo della differenza e complementarità dei sessi e diventi fonte di confusione anche in campo giuridico”.

La mattina dello stesso 16 gennaio, nell’omelia a Santa Marta, papa Francesco si è riferito ai “tanti scandali che io non voglio menzionare singolarmente, ma tutti li sappiamo”, scandali che “hanno fatto pagare tanti soldi” e suonano come tante “sconfitte di preti, vescovi, laici” che “avevano una posizione nella Chiesa, una posizione di potere, anche di comodità”, ma “non avevano un legame con Dio”. E ha chiesto: “Ci vergogniamo degli scandali nella Chiesa?”.

Nel frattempo, è divenuta di dominio pubblico la notizia che negli ultimi due anni del suo pontificato Benedetto XVI ha ridotto allo stato laicale quasi quattrocento sacerdoti macchiatisi di abusi negli anni precedenti