Missione compiuta a San Pietro

Luca Kocci
il manifesto, 28 marzo 2014

Sintonia sulle questioni sociali come la riduzione delle diseguaglianze e l’immigrazione. Maggiore distanza invece, ma senza farla vedere troppo, sui temi etici e sulla gestione delle crisi internazionali.

È andato così il primo incontro fra il presidente Usa Obama e papa Francesco, ieri mattina in Vaticano. Un colloquio privato di oltre cinquanta minuti, seguito dagli incontri delle rispettive delegazioni, guidate dai due segretari di Stato, Kerry e il card. Parolin, durante i quali si è parlato di attualità internazionale e di politica interna statunitense, dalla riforma sanitaria alle leggi sull’immigrazione.

Degli appuntamenti romani, quello con Bergoglio era sicuramente l’incontro più atteso da Obama. Per una serie di motivi, sia internazionali che interni. La guerra in Siria, su cui il presidente Usa e il papa si sono trovati su sponde opposte: per l’intervento militare contro Assad il primo, a favore di una soluzione diplomatica il secondo, che con le sue prese di posizione pubbliche (la lettera a Putin alla vigilia del G20 di San Pietroburgo perché gli Stati «abbandonino ogni vana pretesa di una soluzione militare» e il digiuno mondiale per la pace e contro la guerra) ha contribuito a fermare – fino ad ora – i bombardieri statunitensi. Ma anche la crisi in Ucraina e Crimea, su cui il Vaticano sta mantenendo un profilo piuttosto basso.

«I cordiali colloqui hanno permesso uno scambio di vedute su alcuni temi attinenti all’attualità internazionale, auspicando per le aree di conflitto il rispetto del diritto umanitario e del diritto internazionale e una soluzione negoziale tra le parti coinvolte», sintetizza lo scarno comunicato della sala stampa della Santa sede diramato diverse ore dopo il termine dell’incontro. Con il papa «abbiamo parlato a lungo delle sfide, dei conflitti e di come sia difficile mantenere la pace nel mondo», soffermandoci in particolare sul «Medio Oriente, verso cui il papa ha profondo interesse, sulla Siria, sul Libano e sulla persecuzione dei cristiani», dice Obama in conferenza stampa.

Parole felpate, che però lasciano intravedere come alcune distanze rimangano. Tanto più che il presidente Usa, rispondendo ad una domanda sulle spese militari, sottolinea che l’Europa, e ovviamente l’Italia, deve investire di più: «C’è un certo impegno irriducibile che i Paesi devono avere se vogliono essere seri nell’alleanza Nato». Un tema invece, quello degli armamenti, sui cui più volte Bergoglio si è espresso in direzione di una forte riduzione.

Ma Obama voleva incontrare Bergoglio anche in vista delle elezioni di mid-term di novembre. Il rischio di perdere la maggioranza anche al Senato è elevata. Vista la popolarità di Francesco negli Usa – fra i cattolici, fra i latinos ma anche nel resto della popolazione –, l’incontro di ieri per Obama è una carta da spendere per tentare di bilanciare le opposizioni della parte più conservatrice dell’episcopato e dell’associazionismo cattolico sulla riforma sanitaria e sui temi etici e per mostrare la consonanza con il papa sulle questioni sociali, come «il comune impegno nello sradicamento della tratta degli esseri umani nel mondo».

Il risultato di immagine è stato sicuramente conseguito. L’incontro è stato lungo e cordiale, Obama non ha mancato di dimostrare la sua stima per Francesco («è meraviglioso incontrarla», «sono un suo grande ammiratore») e Bergoglio è stato al gioco. Insomma un clima decisamente diverso rispetto a quello della prima visita, nel luglio 2009, quando Obama era venuto in Vaticano per incontrare papa Ratzinger, il quale gli aveva regalato una copia della nota della Congregazione per la dottrina della fede sulla bioetica, giusto per rimarcare la necessità di rispettare i «principi non negoziabili».

Papa Francesco ha donato al presidente Usa la sua esortazione postsinodale Evangelii Gaudium – di fatto il programma del pontificato – e non ha insistito troppo sulla bioetica, ma non fino al punto di ignorare del tutto i temi etici. «Ci si è soffermati su questioni di speciale rilevanza per la Chiesa nel Paese, come l’esercizio dei diritti alla libertà religiosa, alla vita e all’obiezione di coscienza», precisa la Sala stampa vaticana.

Poche parole che però contengono due riferimenti importanti: vita e obiezione di coscienza, ovvero la possibilità rivendicata dai datori di lavoro cattolici di rifiutarsi di fornire ai propri dipendenti un’assicurazione sanitaria comprendente misure di salute riproduttiva, ovvero metodi contraccettivi e aborto.

Tema spinoso, su cui Obama in conferenza stampa ha risposto brevemente: «Sull’Obamacare abbiamo discusso brevemente per fare in modo che la libertà di coscienza venga rispettata. Ho promesso di continuare il dialogo con vescovi e cardinali per il giusto equilibrio tra assistenza sanitaria e rispetto della libertà religiosa». Insomma meglio non sottolineare troppo i punti di distanza con il pontefice.