La crisi d’identità della sinistra nell’elogio del Papa gesuita

Carlo Patrignani
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E’ stupefacente l’elogio quotidiano da parte di autorevoli esponenti politici – da ultimo Enrico Rossi, Governatore della Regione Toscana – e di intellettuali di quella sinistra un tempo riunita nel Pci o nel Psi, alle prediche, meglio dire apostasia, di Papa Bergoglio, il primo Papa gesuita: l’elogio e’ il segno chiaro della crisi d’identità di quel che resta della vecchia sinistra, incapace ormai anche di tutelare il principio della laicità dello Stato.

E l’elogio all’abile gesuita, che gioca con parabole e allegorie iperboliche per affermare urbi et orbi l’egemonia cattolica, si accompagna al richiamo di chi, nella sinistra, ha saputo, con freddezza e cinismo, usare l’attenzione al mondo cattolico per la propria legittimazione politica, sin troppo compromessa da un’acquiescenza totale al Regime di Stalin: Palmiro Togliatti e poi Enrico Berlinguer.

Come successe con il voto a favore dell’art.7 della Costituzione: i Patti Lateranensi del 1929 stipulati da Mussolini e Pio XI°, che per Antonio Gramsci avrebbero rappresentato la capitolazione dello Stato, furono elevati a norma costituzionale perché necessitava la pacificazione religiosa. Quel voto Pci-Dc, e destre, produsse una divisione di non poco conto con socialisti e azionisti: e avrebbe aperto poi la strada al compromesso storico.

Fu un giorno cupo: non era l’inclusione dei Patti Lateranensi […] che ci pesava di più […] era la svolta del Pci che ci umiliava, raccontò l’azionista Vittorio Foa. A bruciare fu il voltafaccia di Togliatti. Mi sfugge tuttora il processo di elaborazione che portò il capo del Pci a mutare la sua decisione di voto […] Poi negli anni Settanta venne il compromesso storico. Anch’esso progetto d’alleanza tra due Chiese, due visioni etiche, fu la conclusione amara di Foa.

Che un Papa gesuita, per il solo fatto di parlare di povertà necessaria per giustificare la carità, come il Male, ombra del Divino, per l’esistenza del Bene, possa assurgere a punto di riferimento della sinistra, tanto, si dice, è coraggioso con straordinaria capacità di perdono e di non esclusione, la dice lunga su quanto profonda è la sua crisi d’identità. Inebetita, non sa replicare ai diktat del Papa contro l’aborto e il diritto della donna alla libera scelta in fatto di maternità: la novità del Papa francescano sta nel fatto di ribadire che l’embrione è uno dei noi e che la donna che abortisce è un’assassina! Non solo, ma si è persona solo con il battesimo: il bambino non battezzato non lo sarebbe come il battezzato.

Spira una brutta aria da Restaurazione dell’ordine costituito per cui anche la storia viene distorta e piegata alla ragione di Regime. Ne è un prova il tentativo dell’88enne Nerio Nesi, ex Psi e Bnl, di mettere assieme l’inconciliabile: la visione economica di Riccardo Lombardi, la sua idea di una società più ricca perché diversamente ricca , non austera ma sobria, da perseguire mediante un programma comune della sinistra, con la politica dell’austerità di Enrico Berlinguer che non mirava al programma comune della sinistra per l’alternativa ma al compromesso storico, ossia l’alleanza tra le due Chiese, le due visioni etiche. L’ordine da difendere è questo.