Dentro la Curia ancora lotte per il controllo delle «nuove» finanze vaticane

Carlo Marroni
www.ilsole24ore.com 2 maggio 2014

Ha scelto la massima solennità possibile per l’evento, lui che di solito predilige la frugalità delle forme. Papa Francesco ha parlato al neonato Consiglio per l’Economia, l’organismo nato dalla recente riforma delle finanze vaticane che dovrà dettare le linee guida per l’amministrazione dei beni della Chiesa, presieduto dal cardinale tedesco Marx. Bergoglio è stato chiaro: i beni della Chiesa vanno gestiti con una particolare premura per i poveri, e serve una «nuova mentalità» di servizio evangelico nelle amministrazioni della Santa Sede. Insomma, la trasparenza è importante, le leggi sono necessarie, ma alla fine di tratta solo di un mezzo: il fine è fare del bene, perchè questa è la missione della Chiesa, non fare buoni affari: «Non dobbiamo uscire da questa strada, trasparenza, efficienza … Tutto è per questo».

Il papa argentino sa bene che dentro la Curia, dove si discute di riforme radicale, le resistenze sono molte, e le guerre per il controllo di pezzi delle nuove finanze sono in corso, come dimostrano le recenti prese di posizione, apparentemente minori, attorno allo Ior e alle varie commissioni create un annoi fa da Francesco per formulare consigli e che non riescono ad essere chiuse, moltiplicando così in qualche modo i centri di potere o comunque di influenza. Insomma, il percorso della riforma della Curia «non sarà semplice e richiede coraggio e determinazione».

Attorno alle finanze, quindi, ormai insistono molto soggetti “politici”: Il segretario di Stato, cardinale Parolin , che fa parte del Consiglio di Vigilanza dello Ior e nomina i vertici dell’Aif (l’autorità di controllo sui flussi finanziari, da dove si è dimesso di recente il cardinale Nicora dopo uno scontro con il direttore), poi c’è il Segretariato per l’Economia, presieduto dal cardinale Pell – che il Papa oggi ha ringraziato – che è il nuovo super-ministro delle Finanze.

L’organigramma prevede inoltre il cardinale Marx che presiede il Consiglio per l’Economia, cui si aggiungono il cardinale Calcagno presidente dell’Apsa, ente che diventerà la banca centrale vaticana, il presidente del Governatorato cardinale Bertello (membro del C-8, come Pell e Marx), oltre al cardinale Versaldi prefetto per gli Affari Economici, ministero che fino ad oggi ha scritto il bilancio annuale consolidato e che potrebbe essere via via assorbito da altri soggetti ma su cui ancora evidentemente c’è un dibattito aperto (e non poche resistenze alla sua scomparsa, che porterebbe con sè la fine di altro centro di influenza).

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Francesco e la faticosa impresa del New Deal nella Curia vaticana

Marco Politi
il Fatto Quotidiano 3 maggio 2014

La riforma della Curia è una “sfida notevole… non sarà semplice… richiede coraggio e
determinazione… fedeltà e prudenza”. Dalle labbra stesse del pontefice argentino viene la conferma
delle difficoltà e delle resistenze che sta incontrando il suo progetto di rimodellare la Curia.
Francesco lo ha detto incontrando i membri del nuovo Consiglio per l’Economia, incaricato di
ristrutturare le finanze vaticane e guidato dal cardinale tedesco Reinhard Marx.

Non c’è stato ponte per il Papa. Subito dopo la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo
II si è tuffato in un vortice di riunioni con i nuovi organismi da lui creati. Per tre giorni, dal 28 al 30
aprile, ha seguito i lavori del “Consiglio dei cardinali”, che sta studiando il nuovo statuto del
governo centrale della Chiesa. Francesco vorrebbe una struttura meno “statale” e più di
collegamento con gli episcopati.

Ma riformare un organismo formatosi nei secoli al servizio di un papato monarchico è difficile. Per
di più a fronte alle resistenze interne, denunciate recentemente dal coordinatore cardinale
Maradiaga. “Il Papa – ha detto il porporato honduregno, parlando all’inizio di aprile a un incontro
con i padri provinciali francescani in Florida – come san Francesco sta cercando di costruire un
nuovo modo di essere Chiesa”, però ci sono problemi.

C’è la sua popolarità, che “sta facendo proseliti, ma dobbiamo esser pronti alla sorda opposizione
non solo nella vecchia Curia, ma anche da parte di chi non vuole perdere i suoi privilegi”. Per
Francesco la riforma della Curia è finalizzata a “meglio servire la Chiesa e la missione di Pietro” e
questo significa – sottolinea il pontefice – che una “nuova mentalità di servizio evangelico dovrebbe
stabilirsi nelle varie amministrazione della Santa Sede”.

In un susseguirsi di riunioni il Papa ha incontrato il Consiglio per l’Economia, la commissione per
la ristrutturazione economica del Vaticano e la commissione per la riforma dello Ior. Quest’ultima
ha elaborato una serie di proposte per modificare la fisionomia dell’Istituto per le Opere di
Religione in modo da privilegiare non il ruolo di “banca”, ma di organismo finanziario orientato a
sostenere l’azione religiosa, caritativa ed evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.

Il Papa è piuttosto stanco. Nelle recenti cerimonie pasquali e della doppia canonizzazione è stato
nuovamente tormentato da una forte sciatica come già ai tempi del conclave. Nel frattempo si è
riunita anche per la prima volta la Commissione contro gli abusi.