Irlanda: il papa riabilita uno dei preti “ribelli”. Forse

Ludovica Eugenio
Adista Notizie n. 17 del 10/05/2014

«In pratica, sono ufficialmente morto». Così scriveva ad un amico, nel 2010, il religioso marista irlandese, già segretario generale della sua congregazione, p. Sean Fagan, dopo essere stato costretto al silenzio dal Vaticano per alcuni scritti sull’etica sessuale cattolica e per aver criticato la politica di Roma in merito a questioni di coscienza e alla gestione dello scandalo degli abusi sessuali, soprattutto tramite lettere al quotidiano irlandese Irish Times (v. Adista Notizie n. 18/12, 35/13).

Ora, per iniziativa personale di papa Francesco, la punizione inflittagli sarebbe stata revocata. Stando a quanto riporta, infatti, l’Irish Times (29/4), Bergoglio avrebbe dato istruzioni affinché la Congregazione per la Dottrina della Fede cancellasse tutti i provvedimenti presi contro l’anziano religioso; il superiore generale della congregazione marista, p. John Hannan, ha confermato che p. Fagan «è ora un prete in piena regola per quanto riguarda la Chiesa». Qualche contraddizione, tuttavia, impedisce di cogliere la reale portata del provvedimento: una dichiarazione di “chiarificazione” firmata dal provinciale irlandese dei padri maristi rettifica l’impressione data dai media: cioè che, scrive p. David Corrigan, «le restrizioni imposte a p. Sean Fagan siano state ora rimosse. Non è così».

Ciò che non esiste più, spiega il provinciale, è la «possibilità di ulteriori sanzioni contro p. Sean, tra cui la perdita delle prerogative sacerdotali e la laicizzazione». Il provvedimento legato alla circolazione del libro di Fagan e il divieto di pubblicare o diffondere «materiale contrario al magistero della Chiesa cattolica, restano».

Quale che sia la situazione, ad intercedere per il religioso, in precarie condizioni di salute, il papa sarebbe giunto dopo l’intervento della presidente irlandese Mary McAleese – che in una lettera dello scorso dicembre, di cui il segretario del papa ha accusato ricevuta, avrebbe perorato la causa di Fagan – della stessa congregazione religiosa, dell’arcivescovo di Dublino card. Diarmuid Martin e del nunzio apostolico mons. Charles Brown nonché dell’ex superiore dei domenicani, il teologo p. Timothy Radcliffe.

P. Fagan era incorso nella punizione vaticana nel 2010, sulla scia della pubblicazione del suo ultimo libro sulla morale sessuale cattolica, What Happened to Sin?, pubblicato nel 2008, le cui posizioni non erano state accettate dal Vaticano. Non solo era stato obbligato a rinunciare a qualsiasi intervento pubblico, scritto o orale, ma aveva dovuto mantenere il riserbo persino sulla punizione stessa, pena la dimissione dallo stato clericale: «Mi è stato chiarito – scriveva Fagan nel 2010, qualche mese dopo i fatti – che se la notizia delle misure disciplinari prese dalla Curia nei miei confronti dovessero diventare di dominio pubblico, riceverei una condanna e sarei immediatamente privato del mio ministero sacerdotale. Per il bene della mia famiglia e dei miei amici, manterrò il silenzio. In pratica, sono ufficialmente morto».

Tutte le copie del libro in questione furono ritirate dalla congregazione marista che, sul proprio sito, puntualizzò che «gli scritti di p. Fagan contenuti nel libro What Happened to Sin? non hanno l’approvazione né rappresentano la posizione della Società di Maria».

La congregazione dei maristi sarebbe stata informata, a Pasqua, della riabilitazione di p. Sean Fagan (risalente in realtà a qualche mese fa, ma non annunciata pubblicamente), motivata con il fatto che «egli ama la Chiesa nonostante tutte le sue debolezze, che ha accettato la censura impostagli e ha osservato le restrizioni, e in considerazione della sua età avanzata».

Speranze anche per gli altri preti irlandesi puniti?

La notizia è stata accolta con sollievo dall’Association of Catholic Priests (Acp), l’organismo che riunisce più di 800 preti irlandesi che chiedono insistentemente una riforma della Chiesa e tra i quali figurano alcuni sacerdoti ugualmente sotto inchiesta da parte del Vaticano o addirittura minacciati di scomunica, come p. Tony Flannery, uno dei fondatori, “colpevole” di aver rifiutato di rinnegare le sue convinzioni in materia di ordinazione femminile e morale sessuale (v. Adista Notizie n. 4, 6/13).

In una dichiarazione diffusa il 28 aprile sul proprio sito, l’Acp ha affermato: «È stato per i nostri membri fonte di sgomento e, per la nostra Chiesa, di vergogna e imbarazzo il fatto che un prete e teologo che ha dato un enorme contributo al Vangelo e alla Chiesa nel corso di molti anni non fosse considerato un prete “in piena regola”». Il minimo che ci si possa attendere, prosegue il comunicato, sono «dichiarazioni di apprezzamento per la rimozione delle restrizioni imposte a p. Fagan da parte della congregazione marista, della Congregazione per la Dottrina della Fede e dei vescovi irlandesi».

E se, come i resoconti della stampa irlandese suggeriscono, la decisione vaticana è stata il frutto di una pressione esercitata alla base da amici e colleghi del religioso, c’è da sperare, conclude l’Associazione, che lo stesso accada per gli altri preti irlandesi tuttora sanzionati da Roma: lo stesso Flannery, ma anche p. Gerard Moloney, p. Brian d’Arcy, passionista, e il cappuccino p. Owen O’Sullivan. Moloney, direttore della rivista della congregazione redentorista Reality, è stato sanzionato per aver trattato temi controversi come contraccezione, ruolo delle donne nella Chiesa, sacerdozio femminile e celibato obbligatorio per i preti (v. Adista Notizie n. 15/12);

P. D’Arcy, notissimo in Irlanda per i suoi interventi sui più importanti media nazionali, tra cui l’emittente radiofonica Bbc Radio Two, è stato punito con l’obbligo di sottoporre preventivamente i suoi scritti all’autorità ecclesiastica per aver pubblicato, nel 2010, sul Sunday World – tabloid nazionale del quale D’Arcy è columnist da decenni – quattro articoli non graditi: sul trattamento, da parte del Vaticano, del sacerdozio femminile, sull’abbandono della Chiesa da parte dei cattolici statunitensi, sulle responsabilità della Chiesa nello scandalo degli abusi sessuali e sull’omosessualità.