Ior, arriva il nuovo presidente

Luca Kocci
il manifesto, 10 luglio 2014

È nato ieri il nuovo Ior di papa Bergoglio. Sarà meno italiano – dopo anni di dominio incontrastato di Bertone e dei suoi, stavolta sia nella commissione cardinalizia di vigilanza che nel board laico, dove però mancano ancora 2 nomi, non c’è nemmeno un italiano –, probabilmente più trasparente, sicuramente più efficiente. Con buona pace di chi ipotizzava, con un’ampia dose di fantasia, che papa Francesco, dopo gli scandali degli ultimi anni che hanno coinvolto lo Ior e la finanza vaticana, volesse chiuderlo. Lo Ior non solo non chiude, ma viene rafforzato. E insieme all’Istituto per le opere di religione, appare più forte e centralizzato l’intero apparato economico-finanziario del Vaticano, messo sotto il controllo della Segreteria per l’economia, creata da Bergoglio alla fine di febbraio e affidata al cardinale australiano George Pell, un conservatore, vicino all’Opus Dei – sebbene formalmente non appartenente alla Prelatura fondata da Escriva de Balaguer –, con un passato “opaco” rispetto alla gestione di alcuni casi di pedofilia da parte di alcuni preti australiani ma che gode della fiducia piena da parte di Bergoglio.

Ieri è stata ufficializzata la nomina del nuovo presidente dello Ior, il francese Jean-Baptiste de Franssu, un finanziere di grande esperienza internazionale che ha già i piedi in Vaticano, avendo fatto parte della commissione d’inchiesta sulle strutture economiche della Santa sede ed essendo uno dei 7 laici del Consiglio per l’economia, organismi voluti da papa Francesco. Sostituisce l’avvocato d’affari tedesco Ernst von Freyberg, nominato in quel breve “interregno” fra l’annuncio delle dimissioni di papa Ratzinger e l’elezione di Bergoglio. Von Freyberg lascia lo Ior in attivo di 2,9 milioni, contro gli 86,6 dell’anno precedente. Un risultato negativo, si legge nel bilancio, dovuto al crollo del valore dell’oro e al pessimo andamento degli investimenti, imputati però alla precedente gestione, quella di Gotti Tedeschi. Ma anche al prestito senza interessi per coprire il buco di 20 milioni di euro della diocesi di Terni (allora guidata dal “capo spirituale” della Comunità di S. Egidio, mons. Vincenzo Paglia) e al “regalo” di 15 milioni del card. Bertone alla Lux Vide di Ettore Bernabei.

Ma in questi 17 mesi von Freyberg ha anche fatto un po’ di pulizia nella banca del papa, ha lavorato sull’antiriciclaggio e ha chiuso un po’ di conti che non rispondevano più ai criteri stabiliti dal Consiglio di sovrintendenza (quindi potenzialmente sospetti): per la precisione 396 per un capitale di 44 milioni di euro, mentre su altri 359 (con 183 milioni di euro) gli accertamenti sono in corso. «Ora però deve cominciare la fase 2 – ha precisato von Freyberg – ed è bene che la conduca chi può lavorare allo Ior a tempo pieno e soprattutto conosce l’asset management». Appunto il nuovo presidente de Franssu.

La linea del nuovo Ior – i cui statuti saranno modificati – per i prossimi tre anni è stata sommariamente delineata: «Rafforzare il business dello Ior; spostare gradualmente la gestione del patrimonio a un nuovo e centrale Vatican asset management (Vam), al fine di superare la duplicazione degli sforzi in questo campo tra le istituzioni vaticane; concentrare le attività dello Ior sulla consulenza finanziaria e sui servizi di pagamento per il clero, le congregazioni, diocesi e impiegati laici del Vaticano».

Ma ad assumere centralità assoluta nella riorganizzazione economica di Oltretevere è la Segreteria per l’economia del card. Pell, vero e proprio “superministro” dell’economia, che ha avuto un ruolo decisivo – insieme al maltese Joseph Zahra, anch’egli componente laico del Consiglio per l’economia – nella nomina di de Franssu. La Segreteria assorbirà l’intera sezione ordinaria dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio apostolico della sede apostolica), ovvero avrà in mano la gestione dei beni di proprietà della Santa sede. L’Apsa – guidata da uno degli ultimi reduci bertoniani – invece sarà ridotta a Tesoreria della Santa sede e dello Stato della Città del Vaticano.

Insomma sembra proprio che papa Francesco, dopo il caos degli ultimi anni, voglia riportare tutto saldamente sotto il suo controllo.