IMU-TASI: esenzione semi-totale per scuole e cliniche private

Valerio Gigante
www.adistaonline.it

Si avvicendano i governi (e i papi), si grida allo scandalo contro esenzioni, privilegi, rendite di posizione, ogni tanto arriva anche qualche richiamo da parte dell’Europa; ma alla fine il risultato rimane lo stesso. Che sia Ici, Imu o Tasi la Chiesa cattolica continua a non pagare. O perlomeno a pagare in minima parte. Ancora meno, secondo le stime, di quanto non avvenisse prima, specie nel settore delle scuole paritarie. Si sapeva già da qualche mese che anche con Renzi – così come con Prodi, Berlusconi, Monti e Letta – la situazione non sarebbe cambiata. Ora però è arrivato un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze a chiudere (per il momento) una vicenda nata con l’apertura, nel 2010, da parte dell’Unione Europea, di una procedura di infrazione per aiuti di Stato illegittimi alla Chiesa, rattoppata da Monti con il famoso decreto cosiddetto “Salva Italia” (il n. 201/2011) che istituiva l’Imu. Il provvedimento (e le allegate “Istruzioni per la compilazione della dichiarazione Imu-Tasi”) firmato dal ministro Pier Carlo Padoan il 26 giugno scorso fissa i criteri definitivi per l’esenzione dal pagamento dell’imposta e contiene novità importanti per i cosiddetti “Enc”, gli Enti non commerciali ed equiparati.

Per quanto riguarda le scuole paritarie, nel decreto si definisce un parametro di retta annuale – per la scuola dell’infanzia 5.739 euro, per la scuola primaria 6.634 euro, per l’istruzione secondaria di primo grado 6.836 euro, per quella di secondo grado 6.914 euro – al di sotto del quale l’istituto viene esentato dalle tasse. Un parametro piuttosto generoso (le rette medie si aggirano tra i 2 e i 4mila euro l’anno), in forza del quale saranno escluse dal pagamento della Tasi anche strutture scolastiche che sino ad ora avevano pagato. Alcuni hanno fatto l’esempio del celebre (ed esclusivo) Istituto Massimo di Roma, gestito dai gesuiti: ha sempre pagato l’Imu, potrebbe non farlo più in almeno due fasce (infanzia e primaria) che si trovano sotto il tetto previsto. Anche le università non statali riconosciute saranno Imu esenti se con retta sotto o pari a 7mila euro l’anno.

Per gli ospedali privati, sarà sufficiente avere una convenzione con il Sistema sanitario nazionale. In questi casi (e si tratta di una percentuale molto alta delle strutture esistenti) l’esenzione da Imu e Tasi scatta quindi a prescindere dalle tariffe imposte ai pazienti. Per chi non fosse accreditato, la possibilità di non pagare le tasse sugli immobili è vincolata all’obbligo di prestare servizi a titolo gratuito o «dietro versamento di corrispettivi di importp simbolico e comunque non superiore alla metà dei corrispettivi medi previsti per analoghe attività svolte con modalità concorrenziali nello stesso ambito territoriale».

Per alberghi e bed&breakfast gestiti dalla Chiesa, strutture di accoglienza in cui spesso vengono trasformati, o “camuffati”, conventi e monasteri (che per di più usufruiscono della manodopera gratuita o semigratuita delle religiose presenti) dovranno invece in maggioranza pagare. Restano esentati solo gli spazi organizzati «non in forma imprenditoriale». Cioè, sembrerebbe, stanze affittate in maniera discontinua. E solo se aperte all’accoglienza di «destinatari propri delle attività istituzionali»; insomma, pare di capire, se si tratta di ospitare parrocchiani, fedeli in ritiro spirituale, gruppi che svolgono attività religiose, catechesi, campi estivi.