E’ possibile l’unione della croce e della mezzaluna per bloccare la barbarie?

Citto Saija
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Se analizziamo la storia dell’Europa e del vicino Oriente, eliminando dalla nostra mente nazionalismi e settarismi religiosi, possiamo prendere atto che tra la croce e la mezzaluna vi sono stati momenti di scontro ( ma per motivi politici ) e anche momenti di pacifica convivenza.

Nella Cordoba andalusa del 1195, in cui convivevano arabi musulmani, cristiani, gitani ed ebrei, prosperava il cenacolo culturale del grande filosofo arabo Averroè, ma vi erano anche i fondamentalisti che si opponevano al suo modo di essere fondato sulla tolleranza. I fondamentalisti di tutti i colori bruciavano i libri e volevano bruciare il libero pensiero.

Ma i libri, salvati da un seguace del filosofo e ricopiati dai suoi discepoli furono portati in salvo in Egitto. Questo grande salvataggio dei tesori del pensiero e della civiltà viene descritto in un bellissimo kolossal cinematografico da uno dei maggiori registi del mondo arabo, l’egiziano Yusuf Shahin nella sua lotta culturale contro gli integralismi di ogni specie e luogo.

Ma anche il momento arabo della nostra Sicilia e il periodo normanno e svevo videro una commistione di culture di cui noi siciliani dovremmo essere orgogliosi.

Ma poi vennero gli spagnoli, i conquistatori del nuovo mondo, che espulsero dalle loro terre i musulmani e gli ebrei (quindi anche dalla Sicilia) e gli ebrei messinesi trovarono ricovero e tolleranza presso la “Sublime porta”, presso il “turco maomettano”.

E gli stessi spagnoli, coinvolti da un pontefice reazionario e inquisitore ( Pio V fatto poi santo ), insieme con altre potenze dell’epoca, si unirono nella cosiddetta “santa lega” contro il “turco ottomano” e parteciparono a quella assurda mattanza ( poi dimostratasi anche effimera ) che fu la sanguinosa battaglia di Lepanto che da alcuni anni viene celebrata a Messina da una associazione privata di “appassionati”.

Ma anche in ani recenti vi sono stati momenti di convivenza tra le varie religioni, interrotti da lotte politiche che spesso strumentalmente hanno usato il nome di Dio che certo non può volere l’annientamento, la schiavitù e l’uccisione degli essere umani.

Per tutti i credenti, Dio è clemente e misericordioso e nessuna guerra può essere fatta nel suo nome.

Tutte le guerre fatte da credenti nel nome di Dio, benedette anche da Papi, vescovi e altri religiosi, possono essere considerate blasfeme.

Negli anni recenti, i pacifisti e le forze politiche della sinistra radicale, sia in Europa sia in altre parti del mondo, si sono battuti contro tutte le guerre artificiosamente inventate dagli Stati Uniti e dall’Europa neoliberista per difendere solo sporchi interessi economici del capitale.

Dopo lo scempio del colonialismo seguito soprattutto alla prima guerra mondiale e dopo la seconda guerra mondiale, Stati Uniti e Europa sono i maggiori responsabili di ciò che sta accadendo nel Medio Oriente e in quella zona dell’antica Mesopotamia in cui nell’antichità si sosteneva fosse stato collocato da Dio il giardino dell’Eden.

Oggi, di fronte alla barbarie di un sedicente “califfato” o “Stato islamico” capeggiato da un sedicente “califfo” di nome Abu Bakr al-Baghdadi, è necessario che tutti coloro che credono nell’uomo,, nella tolleranza e nella democrazia si uniscano contro le terribili stragi di tante persone innocenti.

L’unione della croce e della mezzaluna riteniamo sia possibile proprio nel nome di Dio e della tolleranza.

Il “califfo” vestito di nero non ha certo a che fare, come mi è stato detto in questi giorni da diversi giovani studenti arabi e musulmani, con il vero Islam, con la religione del Corano.

Come è evidente nelle tante raffigurazioni dell’apprendista stregone, il “califfo” potrebbe essere paragonato ad una “spia” o “agente segreto con licenza di uccidere” sfuggito magari allo stregone.

Dietro il “califfo” vi sono le responsabilità del governo americano (e dei governi che hanno preceduto Obama), del suo strettissimo alleato della monarchia feudale saudita, di alcuni Stati feudali del golfo e della “vigliacca” Europa, come recentemente ha dichiarato il monaco Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose.

Di fronte alla strage dei pacifici yazidi, simboleggiati dal pavone ( appartenenti ad una religione pre-islamica, curdofoni e portatori di un sincretismo religioso tra islamismo e zoroastrismo ) e delle antichissime comunità cristiane nestoriane e caldee, di fronte al grido di dolore e di aiuto lanciato

dal patriarca di Babilonia dei Caldei mons: Luis Sako e di fronte alla distruzione di chiese, moschee sciite e luoghi sacri a cristiani e musulmani, non possiamo certo tacere e trascorrere tranquillamente le nostre vacanze di ferragosto.

Ascoltiamo notizie tragiche: 500 yazidi, scappati da Sinjar, sarebbero stati assassinati e alcuni sepolti vivi.

Non siamo disposti ad ascoltare le banalità e i luoghi comuni di Renzi e della sua ministra degli esteri che certamente non può comprendere, per la sua manifesta incapacità politica, quale dovrebbe essere la politica estera di un civile Paese democratico dell’area mediterranea.

Di fronte all’insignificanza dell’attuale politica estera italiana, purtroppo siamo costretti a rimpiangere uomini politici del passato.

Oggi è necessario ascoltare l’invito della giornalista irachena musulmana Dalia al-Aqidi che ci invita ad aderire alla campagna di solidarietà “Siamo tutti Nun”. Siamo tutti Nazareni (cioè cristiani), ma anche yazidi, sciiti, e sunniti che non accettano la barbarie del cosiddetto “Stato islamico”, partorito come mostro e per un accoppiamento mostruoso, dalle responsabilità del mondo occidentale e di tutte le correnti fondamentaliste ( statuali e non ) che hanno volutamente affondato le cosiddette primavere arabe.

L’attuale governo italiano di destra appartiene certamente alla “vigliacca” Europa ed è completamente e acriticamente asservito alla politica di potenza degli Stati Uniti. Quella potenza che vuole fare della Sicilia una piattaforma di guerra nel mediterraneo come dimostrano la base di

Sigonella e il Muos di Niscemi.

E’ urgente scendere nelle piazze, come pacifisti e nonviolenti e come sinistra radicale, perché forse potremmo essere sulla soglia di una terza guerra mondiale come dimostra la grave situazione in Ucraina

Ripetiamo: l’unione tra la croce e la mezzaluna forse è possibile e certamente è utile per le sorti future dell’umanità