Riparte da donne ecumenismo e migranti, l’impegno del Sinodo valdese

Ingrid Colanicchia
Adista Notizie n. 30 del 06/09/2014

Non c’è che dire: anche quest’anno il Sinodo della Chiesa valdese e metodista – svoltosi dal 24 al 29 agosto scorso a Torre Pellice (To) – ci ha messo di fronte ai mali della nostra società. Ma offrendo come sempre una proposta, un progetto alternativo che possa far rifiorire la speranza nel deserto che vediamo intorno.

La cura del servizio

Ha indicato sin da subito che direzione avrebbero preso i lavori sinodali – cui partecipano 180 membri con diritto di voto, pastori e laici in numero uguale – la predicazione del culto di apertura tenuta dal pastore Claudio Pasquet, il quale – partendo dal brano di Marco (10,42-45) nel quale, alla richiesta dei discepoli di occupare i posti d’onore nel suo Regno, Gesù risponde esortandoli a diventare “servi di tutti” – ha lanciato un forte appello a seguire la strada del discepolato e del servizio verso l’altro, senza lasciarsi affascinare dalle logiche di potere di questo mondo. «Avete sete di potere e di vittoria? Guardatevi attorno!», ha esortato Pasquet: «I principi delle nazioni, i tiranni, i cesari si sono dissetati a questa fonte. Voi sapete a quale prezzo questo sia accaduto. Guardatevi attorno e vedrete le conseguenze di questa brama, sulle persone e sui popoli. Sono principi delle nazioni quanti hanno anteposto la finanza alla salute, allo stato sociale, al lavoro dei giovani. Sono principi delle nazioni quelli che, nel nome di Dio, vogliono imporre la loro religione agli altri con terrorismo e violenze. Sono principi delle nazioni quanti vogliono continuare a dominare sui più deboli, a discriminare le donne, a distruggere l’ecosistema nel nome di un progresso sociale che non arriva mai». Gesù, ha ricordato Pasquet, offre invece ai suoi discepoli un’altra strada, quella di una libertà cristiana che si esprime prima di tutto nel servizio, nella critica alle logiche di questo mondo e alla brama di potere che opprime i deboli: «Ai mali del mondo, come le guerre che anche oggi ci minacciano e sono le terribili metastasi di tumori chiamati potere, prestigio e denaro, vi è la sola cura del servizio e della solidarietà», ha ribadito Pasquet.

Migranti: ultimi tra gli ultimi

Inevitabile quindi che nell’agenda dei lavori del Sinodo ci fosse la questione dei migranti, ultimi tra gli ultimi, che la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha messo al centro del progetto Mediterranean Hope realizzato con il sostegno dell’8 per mille valdese e presentato al Sinodo, dove è stato accolto con favore. Il progetto – nato in risposta alla tragedia del 3 ottobre 2013, quando quasi 400 persone persero la vita al largo di Lampedusa – prevede la costituzione di un “osservatorio” delle migrazioni a Lampedusa e l’apertura di un centro di accoglienza a Scicli (Rg) che, a regime, potrà ospitare sino a 50 persone. «Un’iniziativa che ha una grande valenza ecumenica e internazionale – ha spiegato il presidente della Fcei, il pastore Massimo Aquilante (Nev, 13/8) – sia perché abbiamo già avviato fruttuosi contatti con chiese e parrocchie siciliane interessate a collaborare, sia perché intendiamo sensibilizzare le nostre Chiese sorelle al fatto che Lampedusa è una frontiera tra l’Occidente e il Sud globale, quell’area del mondo che subisce povertà e guerre che poi generano grandi flussi migratori. E su questa frontiera della solidarietà le Chiese evangeliche italiane chiedono il sostegno e l’impegno dei loro partner internazionali».

Appello contro la violenza di genere

Grande rilevanza ha avuto anche la questione della violenza di genere, al centro della riflessione e dell’azione della Chiesa valdese già da diverso tempo: nel solo 2013 le Chiese metodiste e valdesi hanno stanziato ben 670mila euro dei fondi 8 per mille a favore di iniziative di ascolto e accoglienza di vittime di violenze. «Una questione – ha sottolineato la pastora Maria Bonafede, ex moderatora della Tavola valdese – sulla quale le Chiese hanno la possibilità di offrire una parola significativa nell’ambito pastorale, educativo e culturale». Per questo la Fcei si è fatta promotrice di un appello ecumenico affinché le diverse confessioni cristiane diano vita a progetti contro la violenza sulle donne. «Abbiamo già avuto un primo riscontro positivo dalla Cei e speriamo di poter avere una risposta positiva anche dalle Chiese ortodosse», ha spiegato Bonafede presentando l’iniziativa. «Una voce comune di tutti i cristiani non avrebbe solo un maggior peso, ma delineerebbe un metodo ecumenico per affrontare insieme questioni specifiche».

«La violenza di genere non è un fatto soggettivo ma è una questione che attraversa trasversalmente l’intera società, Chiese comprese», le ha fatto eco Gianna Urizio, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei): «Per contrastarla bisogna partire dai saperi e dall’esperienza delle donne, ma soprattutto bisogna che gli uomini inizino a sentire come proprio questo problema e ad interrogarsi su se stessi e sulla qualità delle loro relazioni», ha concluso Urizio, rallegrandosi per la possibilità di affrontare la questione della violenza di genere in una dimensione ecumenica e ricordando il cammino della Fdei a partire dall’adesione nel 1998 al Decennio delle Chiese contro la violenza sulle donne, promosso a livello internazionale dal Consiglio ecumenico delle Chiese.

A sorpresa, lo zampino del papa

Il tema dell’ecumenismo ha avuto una certa eco anche a causa di un avvenimento assolutamente inedito. Quest’anno infatti non solo hanno partecipato ai lavori il vescovo di Pinerolo, mons. Piergiorgio Debernardi e il presidente dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, mons. Mansueto Bianchi, ma con una lettera, firmata dal segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, il papa stesso ha inviato ai 180 delegati del Sinodo e a tutta la comunità valdese il suo «saluto fraterno» e la sua «vicinanza spirituale». Il papa, vi si legge, «prega il Signore, per intercessione della Vergine Maria, di concedere a tutti i cristiani di progredire nel cammino verso la piena comunione, per testimoniare il Signore Gesù Cristo ed offrire la luce e la forza del suo Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo». Quel riferimento all’intercessione di Maria non ha mancato di suscitare qualche polemica. E di «nota stonata» parla anche, su Riforma, settimanale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi (29/8), Luca Baratto, sottolineando però che l’attenzione «oltre misura» data a questo elemento, mostra di non «aver colto la portata del messaggio ricevuto» e di non avere a mente «le parole di Gesù sul far notare il bruscolino che è nell’occhio dell’altro».