Si è chiuso il Sinodo valdese, nel nome della pace

Luca Kocci
il manifesto, 30 agosto 2014

I Sinodi delle Chiese metodiste e valdesi, pur affrontando prevalentemente temi e questioni di natura ecclesiale, non trascurano mai la situazione sociale e politica. E così è stato anche per quello di quest’anno che, dopo sei giorni di confronto e deliberazioni democratiche fra i 180 “deputati” (90 laici e 90 pastori, con un’alta percentuale di donne), si è chiuso ieri a Torre Pellice (To), “capitale” delle Valli valdesi del Piemonte.

No alle guerre «giustificate nel nome di Dio» e di «un dio armato che incoraggia la violenza e lo spargimento del sangue dei suoi figli e delle sue figlie», si legge nell’ordine del giorno approvato ieri dall’assemblea nel quale, oltre ad esprimere «solidarietà alle comunità civili, etniche e religiose colpite», si chiede alla comunità internazionale di attivarsi per la protezione delle vittime attraverso l’azione diplomatica e l’apertura di canali umanitari, e all’Onu di adottare misure e strategie che fermino le stragi, proteggano i civili e consentano l’avvio di negoziati. Fra le righe, con evidente riferimento alla decisione del governo di fornire armi ai curdi contro l’Isis, una bacchettata all’Italia, «esportatore di politiche e strumenti di guerra» anziché «costruttore di pace».

A cavallo fra politica estera e interna anche l’ordine del giorno sull’immigrazione. Viene ribadita «l’importanza del progetto Mare Nostrum e di ogni altra simile azione di salvataggio in mare», e si segnala l’urgenza che governo italiano e Unione europea «adottino politiche sull’immigrazione volte a sottrarre le persone alla necessità di affrontare viaggi tanto pericolosi, mettendosi nelle mani di organizzazioni criminali che lucrano sulla vita di esseri umani, per chiedere asilo politico o ottenere lo status di rifugiati o per ricerca di migliori condizioni di vita».

Due temi – guerra e immigrazione – attorno ai quali appare ampia la sintonia con la Chiesa cattolica, rafforzata anche dal fatto che per la prima volta al Sinodo, tramite il segretario di Stato vaticano, è arrivato un «saluto fraterno» direttamente dal papa (che però ha invocato «l’intercessione della Vergine Maria»: non del tutto politically correct rivolgendosi alla comunità valdese e metodista). Le distanze invece si allargano quando si parla testamento biologico. L’assemblea denuncia la «deplorevole lentezza con cui il legislatore affronta i temi eticamente sensibili, vedendo in questo una mancanza di rispetto della coscienza dei cittadini» ed auspica la creazione di un coordinamento delle numerose chiese locali (valdesi e metodiste) che già da diversi anni hanno istituito degli sportelli per la raccolta delle «direttive anticipate di fine vita» da parte di tutti i cittadini.

La questione della violenza di genere – su cui le Chiese valdesi lavorano da tempo, anche impegnando cospicue risorse dell’otto per mille – è stato un altro tema portante del Sinodo, tanto che la pastora Maria Bonfade annuncia il prossimo lancio di un appello ecumenico contro la violenza sulle donne. «Abbiamo già avuto un primo riscontro positivo dalla Cei – spiega –, speriamo di averlo anche dalle Chiese ortodosse. Una voce comune di tutti i cristiani non avrebbe solo un maggior peso, ma delineerebbe un metodo ecumenico per affrontare insieme questioni specifiche», che riguardano anche le Chiese. Confermato moderatore della Tavola valdese (l’organo esecutivo) il pastore Eugenio Bernardini. E comunicato il grande incremento dell’otto per mille: 613mila italiani hanno firmato per i valdesi (+7%), che contano appena 30mila fedeli, per un totale di 41 milioni di euro.