Il Vaticano e l’Italia, prove di globalizzazione cattolica

Maria Mantello
Libero Pensiero n.69/2014

Relazione al congresso di Londra dell’11 agosto 2014 sulla separazione Stato/Chiese

Sono onorata di intervenire a questo im- portante convegno dell’Associazione Internationale de la Libre Pensée dedicato alla separazione tra stato e chiese. Un tema che è purtroppo ancora attuale anche negli stati democratici, dove la Chiesa cattolica di fronte alla secolarizzazione incalzante va alla
riconquista del terreno perduto.
Il felice motto “Libera Chiesa in Libero Stato” è dell’italiano Cavour, e l’Italia in que- sta battaglia ha dato il suo fondamentale ap- porto. Basti pensare a quando, con quella fa- mosa Breccia di Porta Pia il 20 settembre del 1870 riconquistò Roma all’Italia, all’Euro- pa, al mondo libero… determinando il crol- lo del papa re e della teocrazia.
Si compiva il sogno di Mazzini, di Ga- ribaldi e di tanti altri eroi del Risorgimen- to, non ultimi gli anonimi romani che in quel 20 settembre presero il Campidoglio met- tendo in fuga i papalini.
Si compiva un percorso che veniva da lon- tano, che passava per i martiri del Libero Pen- siero, per le lotte e le rivoluzioni, per l’eman- cipazione dell’individuo dalla soggezione al po- tere religioso che la chiesa cattolica aveva eretto sulla crisi dell’impero romano… E che an- cora oggi, in rinnovate alleanze trono-altare, cerca di imporre.
Né dogmi, né padroni (nì dieu nì maitre) è il motto dei liberi pensatori per realizza- re una società di liberi e di uguali all’inse- gna della laicità, baluardo della democrazia. E la separazione tra stato e chiesa si chia- ma laicità. Il bene più prezioso da difendere e diffondere. Perché senza laicità c’è solo il sopruso di chi vuole tenere le masse nello sta- to di eterna minorità: nello “stato asinino”, come diceva Giordano Bruno.

Investire in laicità

Laicità è possibilità e diritto per ognu- no di sviluppare se stesso nel rispetto delle altre individualità, per «realizzare -come scri- veva Hanna Arendt- la condizione della plu- ralità, cioè del vivere come distinto e unico essere tra uguali».
La sfida laica è proprio oggi sulla con- quista dell’uguaglianza, esigendo dagli sta- ti la salvaguardia e la promozione delle con- dizioni perché ognuno possa strutturare se stesso e la propria esistenza nella libertà e re- sponsabilità senza arrecare danno ad altri. La mia libertà non inizia, come tradi- zionalmente si dice, nel momento in cui fi- nisce quella di un altro, ma nello stesso mo- mento di quella dell’altro. Nel riconoscimento reciproco di questa simultaneità si af- ferma la salvaguardia del diritto di ciascu- no a essere il proprietario della sua vita.
«Nessuno può imporre all’altro più di quanto l’altro reciprocamente possa impor- gli». Questa rivoluzionaria affermazione di Kant è ancora oggi la fondamentale regola del- l’etica pubblica e privata per contrastare gli appaltatori delle vite altrui. E questa base del- la morale laica è davvero non negoziabile per concretizzare la separazione stato-chiese.
Diversamente c’è il ritorno del Grande Inquisitore, mirabilmente descritto da Do- stoevskij, che vuole un’umanità gregge e la blandisce e la domina con tre forze: «il mi- racolo, il mistero, l’autorità».

Un paese molto più laico di quanto si creda

La laicità in Italia, è posta a supremo principio dalla Costituzione Repubblicana, garanzia di civile convivenza democratica. E il modo di pensare e le scelte della stra- grande maggioranza degli italiani – anche se si definiscono credenti o finanche cattolici praticanti – non sono certo scandite sui pre-
cetti religiosi.
Alcuni esempi.
– In Italia gli anticoncezionali e le interruzioni volontarie di gravidanza non sono certo più tabù e sono legali. Sebbene non manchino purtroppo boicottaggi e aggi- ramenti delle leggi. Si pensi alla piaga dei ginecologi obiettori che spesso rendono impossibile l’aborto nelle strutture pub- bliche. Ma a volte capita poi, di scopri- re, che quegli stessi ginecologici gli aborti li praticano a pagamento e in strut- ture private insospettabili!
– In Italia i matrimoni religiosi sono in calo, e le comode sentenze della Sacra Rota che il matrimonio annullano (come se mai ci fosse stato) cancellando così anche l’onere degli assegni di manteni- mento, cominciano ad essere messe in discussione da importanti sentenze del- la Cassazione, che intervengono quindi a far valere il principio che le “leggi di- vine” non vengono prima delle “leggi umane”.
– I matrimoni civili ormai superano quel- li religiosi, e nessuno si scandalizza per le unioni di fatto. E le convivenze omosessuali non hanno più lo stigma so- ciale di un tempo.
Campagne di civiltà promosse dalle strut- ture statali e gli interventi di educazione sessuale nelle scuole statali sono deter- minanti per contrastare i pregiudizi, e per questo suscitano le ire dei cattolicisti.
– In Italia sempre meno studenti si av- valgono dell’ora di religione cattolica nonostante i ridicoli maldestri tentativi (restati lettera morta) per far acquisire più punteggio a chi sceglieva di fre- quentarla.
– In Italia le scuole cattoliche chiudono per mancanza di discepoli, nonostante gli indebiti finanziamenti statali che ri- cevono.
– Gli italiani la scuola statale, che si badi bene è organo costituzionale per la promozione di cittadini autonomamente pensanti, la difendono, e ne stimano e ne apprezzano gli insegnanti.
– Anche il portafoglio degli italiani per le offerte alla Chiesa si è ristretto, e fan- no sempre più scandalo i mille espe- dienti con cui, in nome dell’astorico Concordato, il Vaticano viene privile- giato e foraggiato anche con allegre esenzioni di imposte e tasse sulle sue in- numerevoli attività commerciali (al- berghi, ristoranti, scuole, centri sporti- vi, cliniche, agenzie turistiche, ecc.).
– Fiumi di denaro arrivano dall’Italia alla Santa Sede e vanno a contribuire alla formazione della sua enorme po- tenza economico-politica.

Sogni di riconquista, a cominciare dall’Italia

Ma gli italiani non vivono più all’ombra del campanile. Il fenomeno religioso, come nel resto dell’Occidente ha perso di centralità nella loro vita.
La Chiesa lo sa bene, tanto da aver crea- to il “Pontificio consiglio per la promozio- ne della nuova evangelizzazione”, un di- castero vaticano per la riconquista alla fede, che per ovvi motivi, gioca la sua par- tita fondamentale sull’Italia.
Almeno due episodi sono stati deter- minanti per far comprendere alla Santa Sede la distanza dei comportamenti dai suoi precetti.
Quando nel 2000, in pieno Giubileo, fu certo deludente per papa Wojtyla, che tan- ta fiducia riponeva nella riconquista della gioventù, sapere che le centinaia di migliaia dei suoi papaboys convenuti a Roma per ascoltarlo, nella notte di veglia lasciavano i prati di Tor Vergata tappezzati di preser- vativi usati, che le ruspe della nettezza ur- bana raccolsero.
E ancora, quando in pieno caso Engla- ro, nonostante le veementi campagne cle- ricali per tenere costretta Eluana nello sta- to vegetativo, tutti i sondaggi, compresi quel- li commissionati dal Vaticano, dicevano che la stragrande maggioranza degli italiani non intendeva assolutamente essere meccani- camente costretta a sopravvivere intubata, come invece la curia e parlamentari-chie- richetti avrebbero voluto.

Scuola e famiglia, il sacrario perduto

Ecco allora che questa Chiesa, disatte- sa, ha incrementato la sua alleanza col po- tere politico in una fitta rete di scambi si- moniaci per recuperare il terreno perduto. E cerca di farlo – non a caso – a parti-
re dalla scuola e dalla famiglia: le istituzioni che Pio XI con la Divini illius magistri –a ridosso del Concordato fascista – voleva
«sussidiarie e complementari della Chiesa», nel formare «con la Chiesa un solo santua- rio, sacro all’educazione cristiana».
E oggi questo principio di sussidiarietà che vorrebbe ridurre lo Stato a semplice erogatore di pubblico denaro lasciandone la gestione ai privati, lo si rispolvera per cercare di imbrigliare la scuola statale in consigli di amministrazione gestiti “dal- le realtà più rappresentative sul territorio”, in pratica a parrocchie e associazioni cattoliche, che sono le strutture più ca- pillarmente presenti e organizzate visto il loro ricchissimo sponsor. Fino ad oggi p erò questa nefasta operazione non è an- cora riuscita.
Gli intenti di riconquistare la famiglia alla supposta sacralità si è tentato di realizzarlo con i famosi “principi non negoziabili”, la cui verità è nella supposizione che sarebbero iscritti al momento della supposta creazione in ogni essere umano. Principi quindi che sa- rebbero per supposizione superiori perché ver- rebbero direttamente da un supposto dio di cui la Chiesa dice di avere in eterno e per ri- velazione l’appalto. Niente separazione quin- di tra Stato e Chiesa, ma bensì subordinazione eterna dello Stato alla Chiesa.

Un problema enorme: i politici-chierichetti e l’astorico Concordato

In nome di questa tautologia dei “prin- cipi non negoziabili”, grazie a politici–chie- richetti, la Chiesa è riuscita in Italia però a far fallire il riconoscimento giuridico del- le coppie di fatto e la piena tutela degli omo- sessuali, mentre spandeva i suoi pregiudi- zi sessisti che incasellavano le donne nel dualismo: Madonna – Eva; Santa – Strega con connessi assalti sistematici alla legge sul- l’interruzione volontaria di gravidanza, in- farcendo i pubblici ospedali di ginecologi obiettori, e cercando, ma con scarsissimi esi- ti, di introdurre nei Consultori statali (rila- sciano anche ricette per anticoncezionali e certificazione necessaria all’interruzione volontaria di gravidanza) i famigerati pro- life, quelli che usano marciare su Roma il giorno della festa della mamma in buona compagnia di clerico-fascisti.
L’assalto all’autodeterminazione degli in- dividui e all’autonomia dello Stato laico è stato concentrico soprattutto nel ventennio berlusconiano.
Le forze reazionarie sono arrivate anche a varare una legge sulla fecondazione in vitro che sacralizzava l’embrione e faceva della donna un corpo contenitore in cui i tre embrioni fe- condati consentiti sarebbero dovuti essere im- piantati tutti e senza nessuna analisi preventi- va, per rimuovere nel caso le cellule malate e dare possibilità al nascituro di essere sano.
Una legge talmente oscurantista e anti- costituzionale che la Magistratura l’ha completamente smantellata con una mol- teplicità di sentenze, facendo cadere anche il tabù della fecondazione eterologa. Ma i reazionari già stanno tornando all’assalto. Il dramma dell’Italia oltre al Concordato-è intollerabile per una democrazia e va abro- gato, come noi da sempre chiediamo- sono i politici-chierichetti, che a destra e a man- ca, si esibiscono in una nauseabonda gara di obbedienza alla curia vaticana.

Papa Francesco e la riconquista alla fede

La salita al soglio pontificio di Bergoglio arriva in un contesto di notevole calo di con- sensi per la Chiesa. Tutti ricordiamo quegli angelus di papa Ratzinger in una piazza S. Pietro sempre meno piena.
Papa Bergoglio quella piazza l’ha riem- pita di nuovo.
Le sue frasi efficaci e ben studiate rim- balzano e vengono amplificate dalle tele- visioni di tutto il mondo.
Bergoglio dice di volere eliminare la pia- ga della pedofilia della Chiesa. Pronuncia bellissime parole di condanna sulle com- promissioni e connivenze chiesa e mafia… Ma bastano le parole?
Dice che la povertà deve essere una re- gola di vita e sta dando prova encomiabile di morigeratezza. Ma per lo Stato, lo Stato democratico, l’impegno è di rimuovere la povertà perché ognuno sia libero dal biso- gno! Anche qui “leggi divine” e leggi uma- ne” hanno strade diverse.
Bergoglio sta ricevendo molti consen- si in Italia, tanto da far presa anche su in- tellettuali che continuano magari a dichia- rarsi anticlericali, non credenti, miscre- denti, e quant’altro, ma che vedono (o for- se vogliono vedere) in Francesco un rivo- luzionario.
Ci si accontenta che egli dica: «chi sono io per giudicare un gay»! Senza preoccuparsi troppo che il catechismo continua a defini- re l’omosessualità «oggettivo disordine morale» condannando gli omosessuali a sop- portare nel «sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in con- seguenza della loro condizione».
E lo stesso vale per la generica centra- lità delle donne di cui papa Bergoglio par- la. Anche qui non si sta a sottilizzare trop- po che il catechismo continui a relegarle al ruolo di accudimento, e che lo stesso Fran- cesco le vede comunque anche dentro la chie- sa “accanto” all’uomo, senza intaccare quin- di il ruolo di superiorità del prete maschio. E si preferisce anche glissare sulle be- nedizioni che Francesco lancia ai pro-life, e alla campagna “Il concepito uno di noi”, mentre annuncia le celebrazioni del- l’Evangelium vitae, l’enciclica tutta incen- trata sul ruolo della maternità sacrificale di Giovanni Paolo II, che per blindarla meglio ha scomodato finanche il dogma dell’in-
fallibilità pontificia.
Insomma, mentre sembra che Bergoglio stia ridimensionando il potere della curia e mettendo ordine ai conti dello IOR, è sulla dottrina che non deflette, come del resto ha egli stesso onestamente chiarito nella famosa intervista a Civiltà Cattolica a proposito di chi devia dai precetti: «io ho detto quel che dice il Catechismo […] l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. […] Bi- sogna sempre considerare la persona. […] Bi- sogna accompagnare con misericordia. Quando questo accade, lo Spirito Santo ispi- ra il sacerdote a dire la cosa più giusta […] Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque fi- gli. L’aborto le pesa enormemente ed è sin- ceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore? […] chi predica deve riconoscere il cuore del- la sua comunità per cercare dove è vivo e ar- dente il desiderio di Dio».

Misericordia espiazione… e stessa “dottrina”

Allora dov’è la rivoluzione? Tutto resta nella triade: caduta, pentimento, perdono. Tanta misericordia se ti penti, ma la dottrina resta dottrina e il catechismo il suo ma- nuale.
Bergoglio usa gli strumenti del dialogo, ma per convertire, per riportare le pecore all’ovile. Bergoglio evita di entrare esplicita- mente nel merito di dogmi e precetti, usa toni bonari e simpatici, perché vuole che “i di-
versi” vadano a lui.
E in un periodo di crisi diffusa, dove la po- litica viene sempre più meno al suo ruolo di dare soluzioni concrete ai concreti bisogni umani, papa Bergoglio riesce a prendere quota nello strutturale deficit di laicità della classe politi- ca, che travolta – tranne rare eccezioni – dal de- siderio di mantenersi al potere, gli affida il ruo- lo di grande imbonitore, a cui in fondo papa Francesco risponde bene, riproponendo la preghiera e la misericordia… i beati poveri per- ché di loro sarà il regno dei cieli.
E non si discosta da qui anche quando parla di lavoro, di immigrazione, di pace.

Stato-Chiesa, una separazione incompiuta

Allora, come si vede in Italia (ma non solo) occorre stare sempre in breccia, per- ché il lavoro sia un diritto e non un atto di carità, perché la scuola statale continui ad essere la fucina di pensiero critico che è giu- stamente scomoda ai potenti…
Occorre stare sempre in breccia, perché gli ostacoli alla promozione della dignità di ciascuno («senza distinzione di sesso, di raz- za, di lingua, di religione, di opinioni poli- tiche, di condizioni personali e sociali») sia- no rimossi per intervento dello Stato, come vuole la nostra Costituzione, su cui noi lai- ci vigiliamo affinché resti la garanzia e lo strumento della democrazia contro lo stra- potere di oligarchie politiche economiche so- ciali che per autoconservarsi cercano di ma- nometterla.