Sinodo, battaglia sui divorziati. E il Papa ammonisce i vescovi: “Basta con scontri e cordate”

Paolo Rodari
Repubblica, 19 settembre 2014

E alla fine è sceso in campo il Papa. Che ha chiesto ai cardinali e ai vescovi di non sprecare energie “per contrapporsi e scontrarsi” ma di impiegarle piuttosto “per costruire e amare”. Senza cedere, per di più, alla tentazione di circondarsi di “corti, cordate o cori di consenso”. Un’uscita pronunciata ieri durante l’udienza ai vescovi nominati nell’ultimo anno e che l’Osservatore Romano ha giudicato “opportuna in vista del Sinodo”.

Ancora ieri, infatti, il clima fra cardinali era rovente. Alla pubblicazione del libro “Permanere nella verità di Cristo” dei cardinali Gerhard Ludwig Müller (prefetto dell’ex Sant’Uffizio), Walter Brandmüller (presidente emerito del dicastero di Scienze storiche), Raymond Leo Burke (prefetto della Segnatura apostolica) Velasio De Paolis (presidente emerito della Prefettura degli affari economici) e Carlo Caffarra (arcivescovo di Bologna), contro le aperture del cardinale Walter Kasper circa la possibilità di concedere, dopo un periodo di penitenza, la comunione ai divorziati risposati, ha risposto duramente lo stesso Kasper. Al quotidiano Il Mattino il porporato tedesco ha detto: “Se i cardinali che sono i più vicini collaboratori del Papa intervengono in questo modo siamo di fronte a una situazione inedita”. E ancora: “Alcuni al prossimo Sinodo vogliono una guerra teologica. La dottrina della Chiesa è aperta, loro vogliono una verità cristallizzata. Il bersaglio delle polemiche non sono io ma il Papa”.

Sulla comunione ai divorziati il fronte dei contrari all’interno del collegio cardinalizio è ampio. Ma l’idea di una Chiesa che non vuole, a gestire i sacramenti, dei ministri sentinelle di un castello inaccessibile ha preso sempre più piede. Merito di Francesco, che per la prima volta ha convocato un Sinodo a due riprese, una prima sessione dal 5 ottobre prossimo, un’altra nel 2015. In mezzo, la novità del testo finale della prima sessione che, secondo quanto apprende Repubblica, sarà rimandato alle Chiese locali per un’ulteriore consultazione.

Sul fronte conservatore non sono soltanto i cinque cardinali del libro a dirsi scettici. Sull’ultimo numero della rivista americana “Communio”, oltre a un intervento del cardinale Marc Ouellet e del cardinale Angelo Scola il quale, ribadendo il “no a seconde nozze”, spiega però che è necessaria “una zattera per salvarsi”, anche interventi di studiosi quali José Granados, Antonio López, Adrian J. Walker. Questi ultimi collaborano spesso con l’Istituto Giovanni Paolo II sulla famiglia, un’istituzione che difende la dottrina di sempre sul matrimonio e che, sorprendentemente, non ha avuto alcun membro invitato al prossimo Sinodo. Per “Communio”, quella dei sacramenti ai divorziati risposati è prassi condannata dalla Scrittura.

Dice, tuttavia, a Repubblica monsignor Vincenzo Paglia, ministro vaticano della famiglia: “Se è vero che il Sinodo non cambierà la dottrina, è altrettanto evidente che il suo scopo non è quello di ribadire pedissequamente le regole di sempre. C’è bisogno di trovare soluzioni pastorali nuove che aiutino tutte le famiglie a partire da quelle comunque in difficoltà. Già domenica scorsa, celebrando venti matrimoni di coppie con percorsi eterogenei, il Papa ha fatto comprendere che non è il tempo delle porte chiuse per nessuno. Certo nulla non si risolve con la casuistica. Ma lo stesso Papa sa bene che le sfide pastorali non vanno eluse”. E così, ieri, anche il cardinale Gianfranco Ravasi: “Ciò che accade al Sinodo sulla famiglia non è una cosa per il gusto di inseguire i tempi. Dell’indissolubilità del matrimonio ne discuteva già la Chiesa delle origini”.

In curia romana si è pronunciato anche il cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia, per ribadire che “la dottrina e la pratica pastorale non possono essere in contraddizione”. Dice: “Non si può mantenere l’indissolubilità del matrimonio consentendo ai risposati di ricevere la comunione”. Ma il fronte più agguerrito in antitesi a Kasper è quello nordamericano. Recentemente è stato il cardinale arcivescovo di New York Timothy Dolan a parlare: “La gente – ha detto – non dovrebbe attendersi alcun cambiamento circa la questione della comunione dei divorziati risposati. Non vedo come potrebbe esserci un cambiamento senza andare contro l’insegnamento della Chiesa”.

Insieme a Dolan anche il cardinale Sean O’Malley di Boston che al “Boston Globe” ha ricordato come da Francesco non bisogna aspettarsi i sacramenti ai divorziati risposati o svolte importanti in materia di contraccezione, gay e aborto. Come lui, il cardinale e arcivescovo dell’Ontario, Thomas Collins: la “chiave di tutto – ha detto – non sta nell’aver commesso un peccato. Ma, in caso di divorzio e di seconde nozze, il problema sta nella decisione consapevole di persistere in una situazione duratura di lontananza dal mandato di Gesù”.