Il business delle benedizioni

Luca Kocci
www.ilmanifesto.i

Un foglio di carta pergamena, finemente decorato, in alto l’immagine del papa, al centro poche righe, in caratteri gotici, con la scritta «Sua Santità imparte di cuore la benedizione apostolica a… in occasione del matrimonio ed invoca sulla nascente famiglia nuova effusione di grazie celesti», in basso il bollo pontificio e la firma dell’elemosiniere apostolico.

È la tipica pergamena con la benedizione papale per le occasioni particolari: matrimoni e anniversari di matrimonio, battesimi, comunioni, cresime, professioni religiose, ordinazioni presbiterali, anche compleanni. Una pratica che ricorda la vendita delle indulgenze, anche perché le pergamene – acquistate in tutto il mondo – sono a pagamento, e che produce un giro di denaro di svariati milioni di euro l’anno. Promosso, organizzato e gestito dall’Elemosineria apostolica, l’ufficio della Santa Sede che «ha il compito di esercitare la carità verso i poveri a nome del sommo pontefice», ma anche appaltato a decine di negozi di souvenir e articoli religiosi nella zona di San Pietro.

Una situazione che a breve terminerà, perché l’Elemosineria, guidata dal polacco mons. Konrad Krajewski, mesi fa ha annunciato, con una lettera consegnata agli istituti, agli enti e ai negozi che vendono le pergamene per conto del Vaticano, che la convenzione scadrà definitivamente il 31 dicembre. Il mercato del sacro verrà dismesso? No, semplicemente il Vaticano ha deciso di gestirlo in proprio, senza più appaltarlo all’esterno. Per ragioni economiche, ovviamente motivate con l’intenzione utilizzare tutti i soldi per potenziare la carità ai poveri, «in modo tale che – ha scritto Krajewski – tale servizio possa tornare come in origine esclusivamente di competenza di questo ufficio e rimanere con la sola ed unica finalità caritativa per cui è nata». Ma anche per centralizzare e controllare il sistema.

Il lato poco considerato di questa decisione è che da gennaio in centinaia perderanno il lavoro. I negozi di articoli religiosi vedranno ridursi il proprio giro di affari, ma non chiuderanno per questo, tranne quei 2-3 che vendono esclusivamente pergamene. Ma i lavoratori dell’indotto che ruota attorno a questo business, persone con affitti, mutui e bollette da pagare, resteranno disoccupati. Quattro-cinquecento persone che saranno di fatto licenziate dal Vaticano, anche se dai Sacri palazzi non partirà nessuna lettera di cessazione del rapporto, perché non si tratta di dipendenti del papa.

La filiera delle pergamene pontificie è doppia. Una interna, interamente gestita dall’Elemosineria, che produce e vende direttamente le benedizioni. E una esterna, ma promossa dal Vaticano, quando a partire dagli anni ‘50 del ‘900 decise di stipulare le convenzioni con i negozi. Il funzionamento è lo stesso delle aziende che esternalizzano la produzione. Il calligrafo realizza la pergamena su modelli approvati dal Vaticano, spendendo per carta e stampa circa 2-3 euro a pergamena. La vende poi al negozio che gliel’ha commissionata a 4-5 euro, mettendo insieme, a fine mese, uno stipendio da operaio o poco più. Il negozio porta la pergamena all’Elemosineria dove, al costo di 3 euro l’una, vi viene apposto il timbro a secco dell’ufficio e la firma dell’elemosiniere; poi la rivende al pubblico per cifre che variano dai 15 ai 50 euro, a seconda del modello.

È questo il sistema che salterà dal prossimo 1 gennaio. I negozi perderanno un discreto giro di introiti e licenzieranno i lavoratori delle pergamene – calligrafi, disegnatori, spedizionieri, ecc. –, i veri anelli deboli della catena. Il Vaticano al contrario, anche se presumibilmente il volume complessivo di pergamene diminuirà senza l’ausilio della rete esterna, aumenterà i propri affari, perché le venderà tutte direttamente e tramite il proprio sito (www.elemosineria.va), dove è già possibile acquistarle ad un costo che oscilla dai 13 ai 25 euro, facendole produrre ad un piccolo manipolo di lavoratori ultraprecari che – rivelano alcune fonti – saranno pagati 70-80 centesimi a pergamena. Senza contare che inevitabilmente si svilupperà una sorta di “mercato nero” del sacro, con la vendita di pergamene senza bollo ufficiale dell’Elemosineria – tanto difficilmente un turista di passaggio a Roma se ne accorgerà – oppure con il timbro contraffatto.

Nel 2013 le pergamene uscite dall’Elemosineria sono state 337mila. Delle quali 142mila vendute tramite negozi, per cui il Vaticano, a 3 euro a timbro, avrebbe incamerato 426mila euro. E 195mila vendute dall’Elemosineria. Ma i conti non tornano, perché la stessa Elemosineria dice di aver incassato, e distribuito ai poveri, complessivamente 1milione e 200mila euro. Quindi, detratti i 426mila euro ricavati solo dai bolli, resterebbero 800mila euro per 195mila pergamene, che fanno un ricavo di circa 4 euro a pergamena. E a fronte di un prezzo di vendita di 13-25 euro a pergamena, le possibilità sono due: o il Vaticano non è capace di fare affari, o l’incasso è di gran lunga superiore a quello dichiarato, ovvero fra i 3 e i 4 milioni di euro.

Qualche mese fa i lavoratori delle pergamene hanno scritto direttamente a papa Francesco per chiedere la sua «intercessione», anche alla luce delle molte parole spese da Bergoglio in difesa del lavoro. Ma dal Vaticano non è arrivata risposta. Così come non è arrivata riposta alla richiesta di un’udienza privata dei lavoratori. Solo qualcuno è riuscito ad avere un incontro, senza risultati, con mons. Krajewski. In questi giorni, all’approssimarsi del 31 dicembre, un nuovo appello, ricordando le parole di papa Francesco rivolte ai dirigenti della Thyssenkrupp di Terni il 3 settembre: «Col lavoro non si gioca! E chi, per motivi di denaro, di affari, di guadagnare di più, toglie il lavoro, sappia che toglie la dignità alle persone». L’Elemosineria tace, mentre Krajewski annuncia che il 17 novembre sono cominciati i lavori per realizzare, sotto il colonnato di San Pietro, alcuni bagni con docce per i senza fissa dimora. Con una mano si aiutano i poveri (a lavarsi), con l’altra se ne creano di nuovi, togliendo loro il lavoro. La gente sa perdonare i preti quando peccano, ma non quando sono attaccati ai soldi”

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Il Papa a Santa Marta critica le Chiese affariste che rendono vana la gratuità della redenzione di Cristo. Come quelle, ad esempio, dove c’è il listino prezzi per i Sacramenti: “un vero scandalo…”

Salvatore Cernuzio
Zenit.org 21 Novembre 2014

La redenzione di Gesù è gratuita. Di conseguenza, anche la Chiesa, deve essere gratuita e non scadere in quei traffici che la fanno somigliare più a una “casa d’affari” che alla casa di Cristo.

È un sillogismo chiaro quello di Papa Francesco nella Messa a Santa Marta di oggi, giorno in cui la Chiesa celebra la Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio. Lo stesso Tempio da cui Gesù – narra il Vangelo odierno – caccia i mercanti che, da luogo di preghiera, lo avevano trasformato in “un covo di ladri”.

Cristo arriva ad usare la frusta per mandarli via. Ma la sua non è “rabbia”, spiega il Santo Padre, bensì “l’Ira di Dio”, “lo zelo per la Casa di Dio”. È quindi un gesto di purificazione per il Tempio che “era stato profanato”. Così come – evidenzia il Papa – era stato profanato il popolo da “un peccato tanto grave che è lo scandalo”.

“La gente – osserva infatti il Pontefice – andava al Tempio, non guardava queste cose; cercava Dio, pregava … ma doveva cambiare le monete per fare le offerte”. “Il popolo di Dio andava al Tempio non per quelli che vendevano, ma per Dio”, proprio come Anna, l’umile mamma di Samuele che va al Tempio per chiedere la grazia di un figlio e “bisbigliava in silenzio le sue preghiere”.

Anna e le altre persone, però, invece di trovare lì un rifugio spirituale, si imbattono in gente “corrotta”, come il sacerdote e i suoi due figli, protagonisti dello stesso episodio biblico, i quali sfruttavano i pellegrini e scandalizzavano il popolo.

Un atteggiamento, questo, che non si scosta più di tanto da quanto accade oggi in alcune Chiese. “Io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento, con le nostre abitudini non sacerdotali nel Tempio – osserva infatti Bergoglio – : lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità … Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è la lista dei prezzi per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la Messa”.

E il popolo così si scandalizza. Perché, come disse Cristo, non si possono servire due padroni: “O rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro”.

“Perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro?”, domanda il Santo Padre. Perché “la redenzione è gratuita; la gratuità di Dio Lui viene a portarci, la gratuità totale dell’amore di Dio. E quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che … eh, non è tanto gratuita, la salvezza…”.

Bergoglio lo ha sperimentato personalmente: “Una volta – racconta – appena sacerdote, io ero con un gruppo di universitari, e voleva sposarsi una coppia di fidanzati. Erano andati in una parrocchia, ma volevano farlo con la Messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: ‘No, no: non si può’. ‘Ma perché non si può con la Messa? Se il Concilio raccomanda di farlo sempre con la Messa…’. ‘No, non si può, perché più di 20 minuti non si può’. ‘Ma perché?’. ‘Perché ci sono altri turni’. ‘Ma, noi vogliamo la Messa!. ‘Ma pagate due turni!’. E per sposarsi con la Messa hanno dovuto pagare due turni…”.

“Questo è peccato di scandalo”, rimarca con vigore il Papa. E noi sappiamo quello che dice Gesù riguardo a coloro che sono causa di scandalo: “Meglio essere buttati nel mare’”. Questo monito dovrebbe interessare tutti “quelli che sono nel Tempio”, siano “sacerdoti, laici, segretari” e chiunque “ha da gestire la pastorale del Tempio”. Se questi “divengono affaristi, il popolo si scandalizza”, insiste Francesco.

“E noi – aggiunge – siamo responsabili di questo. Anche i laici, eh? Tutti. Se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco”. Perché la gente “soffre quello scandalo”. Il popolo di Dio, infatti, afferma il Santo Padre, “sa perdonare i suoi preti”, anche “quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato”. Tuttavia “ci sono due cose che non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. Non ce la fa a perdonare!”.

Prima di concludere, Bergoglio rivolge lo sguardo a Maria di cui oggi la Liturgia celebra la presentazione al Tempio “da ragazzina…”. “Che Lei – è la sua preghiera finale – insegni a tutti noi, a tutti i parroci, a tutti quelli che hanno responsabilità pastorali, a mantenere pulito il Tempio, a ricevere con amore quelli che vengono, come se ognuno di loro fosse la Madonna”.

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Francesco: «Il listino prezzi in chiesa è uno scandalo»

Domenico Agasso jr
http://vaticaninsider.lastampa.it

«Mai siano affariste le Chiese». Mai. «La redenzione di Dio è gratuita». Sempre. È un vero e proprio anatema contro gli ecclesiastici affaristi quello lanciato da papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta, riportata da Radio Vaticana.

La liturgia di oggi propone il Vangelo in cui Gesù caccia i mercanti dal Tempio perché hanno trasformato la casa di preghiera in un covo di ladri. Quello del Figlio di Dio, ha spiegato il Pontefice, è un gesto di purificazione: «Il Tempio era stato profanato» e insieme il popolo di Dio; «profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo».

«La gente è buona – ha detto il Papa – la gente andava al Tempio, non guardava queste cose; cercava Dio, pregava… ma doveva cambiare le monete per fare le offerte». La gente va al Tempio non per questa gente, per quelli che commerciano, ma «per Dio»; però proprio «lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo».

Francesco ha ricordato l’episodio biblico di Anna, mamma di Samuele, che va al tempio per chiedere la grazia di un figlio: «Bisbigliava in silenzio le sue preghiere», mentre il sacerdote e i suoi due figli sono corrotti: ecco, «io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento – ha sottolineato Francesco – con le nostre abitudini non sacerdotali nel Tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità… Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi» per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la Messa. «E il popolo si scandalizza».

«Una volta, appena sacerdote – ha raccontato Bergoglio – io ero con un gruppo di universitari, e voleva sposarsi una coppia di fidanzati. Erano andati in una parrocchia: ma, volevano farlo con la Messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: “No, no: non si può” – “Ma perché non si può con la Messa? Se il Concilio raccomanda di farlo sempre con la Messa…” – “No, non si può, perché più di 20 minuti non si può” – “Ma perché?” – “Perché ci sono altri turni” – “Ma, noi vogliamo la Messa!” – “Ma pagate due turni!”. E per sposarsi con la Messa hanno dovuto pagare due turni. Questo è peccato di scandalo».

Francesco ha continuato: «Noi sappiamo quello che dice Gesù a quelli che sono causa di scandalo: “Meglio essere buttati nel mare”».

«Quando quelli che sono nel Tempio – siano sacerdoti, laici, segretari, ma che hanno da gestire nel Tempio la pastorale del Tempio – divengono affaristi, il popolo si scandalizza», ha messo in evidenza il Pontefice argentino; «e noi siamo responsabili di questo. Anche i laici, eh? Tutti. Perché se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco. E la gente soffre quello scandalo. È curioso: il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti, quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato… sa perdonare. Ma ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. Non ce la fa a perdonare! E lo scandalo, quando il Tempio, la Casa di Dio, diventa una casa di affari, come quel matrimonio: si affittava la chiesa».

Cristo «non è arrabbiato», ha precisato, «è l’Ira di Dio, è lo zelo per la Casa di Dio» perché «o rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi».
«Ma perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro? Perché la redenzione è gratuita – ha sottolineato il Papa – la gratuità di Dio Lui viene a portarci, la gratuità totale dell’amore di Dio. E quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che… eh, non è tanto gratuita, la salvezza… È per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel Tempio».

«Oggi – ha detto in conclusione Francesco – la Liturgia celebra la presentazione della Madonna al Tempio: da ragazzina… Una donna semplice, come Anna, in quel momento, entra la Madonna. Che Lei insegni a tutti noi, a tutti i parroci, a tutti quelli che hanno responsabilità pastorali, a mantenere pulito il Tempio, a ricevere con amore quelli che vengono, come se ognuno di loro fosse la Madonna».