Il papa, l’aborto e il pensiero dominante

Ileana Montini
www.womenews.net

In occasione del 70esimo della fondazione dell’associazione dei medici cattolici, papa Bergoglio, ricevendoli in Vaticano, li ha invitati a riflettere sul” pensiero dominante” che “ propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto”; e a fare obiezione di coscienza.

Colpiscono le parole: falsa compassione e favorire l’aborto. Sarebbe falsa compassione quella di aiutare una donna che è stata stuprata ed è rimasta incinta e non portare avanti la gravidanza, perché non se la sente? Sarebbe falsa compassione aiutare una donna ad abortire perché rimasta incinta, lei e il marito hanno perso il lavoro e un altro figlio metterebbe la famiglia in una situazione di miseria?

Il severo e assoluto divieto dei contraccettivi non naturali, continua a essere valido nella Chiesa Cattolica, pur nella consapevolezza che quelli naturali sono poco sicuri per controllare la fertilità. Papa Francesco, aperto sul piano della pastorale, non ha la minima intenzione di mettere in discussione la cosiddetta legge naturale, compresa la complementarità dei ruoli maschile e femminile (come nelle altre due religioni monoteiste dell’ebraismo e dell’islam), in altre parole: la donna, la femmina, è prima di tutto destinata al destino di produttrice. Non una parola del Papa, che ora sta in Italia, sulla realtà di un Paese che è tra gli ultimi in Europa per numero di servizi all’infanzia dalla nascita e per contratti di lavoro favorevoli alle donne quando diventano mamme. Il Papa non ha ancora speso una parola sulle difficoltà che le donne incontrano quando, in età molto fertile, accedono al lavoro nel settore privato.

Anche i ginecologi non obiettori si sono riuniti a Napoli per il congresso Laiga, dove hanno denunciato il panorama desolante del Paese.

Lunghe sono le liste di attesa per l’interruzione di gravidanza e spesso le donne devono emigrare alla ricerca di una regione con meno obiettori di coscienza.
Le stime dell’Istituto Superiore di Sanità del 2012, denuncia che gli aborti clandestini sarebbero stati tra 10 e 15.000. Un medico non obiettore pare faccia 1,4 Ivg a settimana, con un minimo di 0,4 in Valle d’Aosta e 4,2 nel Lazio. La media dell’obiezione di coscienza viaggia sul 69,6 %; ma il Sud supera l’80%. Nel Molise si registra bel il 90% di obiezione, l’89,4 in Basilicata, l’84,5% in Sicilia, l’81,9 nel Lazio.

Nel Lazio il governatore Zingaretti ha posto dei limiti all’obiezione di coscienza. Nonostante le restrizioni alla legge 194, continuano a diminuire le interruzioni di gravidanza: il 2013 ha fatto registrare un 4,2% rispetto all’anno 2012.

Al Papa mancano forse le informazioni corrette: c’è una vasta area di obiettori di coscienza di comodo… cioè di profitti. Pochi poi pensano che allungare le liste di attesa significa quasi commettere un reato perché si favorisce l’aborto clandestino.

Nella Regione Puglia la metà degli aborti si effettua nel privato convenzionato, forse anche perché nel pubblico non ci sono spazi specifici e di dignità per le donne; e, soprattutto, non c’è ricambio di medici non obiettori. Nel Lazio quando i pochi medici non obiettori sono malati o in ferie, le interruzioni si bloccano.

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Una obiezione a papa Francesco

Paolo Izzo
www.cronachelaiche.it

Meritano quanto meno un commento le ultime esternazioni che arrivano dallo Stato della Città del Vaticano in tema di libertà di scelta, premesso che quest’ultima, insieme ai conseguenti diritti e doveri civili, debba essere tutelata, laicamente e giuridicamente, dalle nostre istituzioni e non dall’adesione o meno a un credo religioso. “La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza”. Le “particolari circostanze” a cui si è riferito, con queste parole, il pontefice Jorge Mario Bergoglio sabato 15 novembre, di fronte ai circa 7000 medici cattolici dell’AMCI, sono l’aborto, l’eutanasia, la procreazione medicalmente assistita.

Ebbene, nel nostro Paese l’obiezione di coscienza non può essere definita né coraggiosa né controcorrente, almeno in tema di interruzione di gravidanza e di fecondazione assistita, visto che ancora non vi è alcuna legislazione in materia di eutanasia. Non controcorrente, perché basta pensare alle altissime percentuali di medici che obiettano in Italia, superando anche il 90% in regioni come il Molise e attestandosi mediamente sul 70%. Non coraggiosa, in quanto prevista e tutelata dalle leggi nn. 194/78 e 40/2004, cioé da quelle stesse norme che garantiscono e che dovrebbero tutelare le donne nella loro scelta di interrompere una gravidanza o di iniziarne una con l’aiuto della scienza.

Verso queste ultime, alla loro libertà e diritto di scelta, alla loro coscienza che viene – con parole errate e in un confronto impossibile – contrapposta a quella dei medici che esse si trovano di fronte, deve andare l’impegno del nostro Stato, esigendo il rispetto e l’applicabilità delle leggi che esso stesso si è dato. Per essere davvero coraggiosi e controcorrente, piuttosto, i medici che optano per l’obiezione di coscienza dovrebbero palesarsi, non solo in una affollata udienza papale, ma anche pubblicamente e in anticipo rispetto alla scelta delle donne di farne i “loro” medici e rispetto allo Stato, che è tenuto a riequilibrare la loro presenza nel servizio sanitario pubblico, di modo da poter garantire sempre l’applicazione delle leggi 194/78 e 40/04.